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In Italia inizio 2024 con nuove tensioni e rischi, dopo un fine 2023 con buoni segnali

di Nicoletta Picchio

Istat: nel 2023 rallenta l'inflazione ma prezzi dell'alimentare alti

In Europa la situazione è divergente: se Italia e Germania soffrono, positive Spagna, +1,1%, e Francia, +0,5%; la dinamica dell’Eurozona nel quarto trimestre 2023 è molto debole

20 gennaio 2024
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3' di lettura

Un 2024 che si apre con nuove tensioni e con ulteriori rischi per i flussi commerciali, dovuti alla forte riduzione dei transiti nel canale di Suez. I prezzi del gas e del petrolio finora non ne hanno risentito ma restano alti: a gennaio 31 euro mwh e 78 dollari al barile. A fine 2023 il pil italiano potrebbe essere andato meglio delle attese: sono ripartiti i servizi e le costruzioni, ma l’industria resta debole. L’inflazione è ai minimi, ma solo in Italia. Sui tassi ci sono attese al ribasso, ma questo contesto potrebbe frenare la mosse della Bce e i tassi potrebbero rimanere alti per alcuni mesi. Con effetti sul credito: a novembre c’è stato un ennesimo aumento del costo del credito per le imprese, 5,59 in media. Viceversa per il secondo mese si è attenuata la caduta dei prestiti, -4,8% annuo da un minimo di -6,7, ma il credito resta un fattore di freno per investimenti e consumi. È ciò che emerge dal documento Congiuntura Flash del Centro studi Confindustria.

Inflazione bassa in Italia, non ancora in Europa

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Analizzando l’inflazione, in Italia è scesa a dicembre, +0,6% annuo da +0,7%. Ma è balzata in Germania, +3,8% a +2,3%, e Francia, +4,1% da +3,9 per cento. La media dell’Eurozona è risalita al +2,9% da 2,4 per cento. Il divario è spiegato dai diversi andamenti dei prezzi energetici, che ora calano molto di più in Italia, -24,7%, che in Europa, -6,7. In Italia i prezzi core di beni e servizi sono tornati sotto il 3,0, mentre nell’area euro sono al 3,4.

Tassi attesi in calo

Quanto ai tassi, non hanno risentito delle riforme europee, i mercati si aspettano ribassi: un taglio Fed a marzo, nell’eurozona un taglio a marzo-aprile. Il recente aumento dell’inflazione non ha intaccato l’ottimismo dei mercati, ma, dice il Csc, può frenare le mosse Bce.

Investimenti meno negativi, ma consumi incerti, mentre cresce il lavoro

Gli investimenti sono meno negativi: dopo il calo del terzo trimestre 2023 migliorano le condizioni nel quarto. Ma a dicembre cala la fiducia delle imprese. Anche i consumi nel quarto trimestre 2023 sono incerti, dopo un terzo trimestre robusto. E questo nonostante il lavoro cresca: +450mila occupati a fine novembre da fine 2022. La crescita ottobre-novembre, +122mila, è dovuta ai lavoratori a tempo indeterminato (+0,9%, +143mila), calano determinato e indipendenti, ambedue a -0,3 per cento.

Servizi in risalita, ma nell’industria un brusco calo

Se risalgono i servizi tra ottobre e novembre, l’industria a novembre ha un forte calo, il terzo consecutivo: -0,3% la produzione industriale. Nel quarto trimestre la variazione acquisita della produzione è di -1,1 per cento. E a inizio 2024 il blocco del canale di Suez, se prolungato, può peggiorare lo scenario.

Nell’Eurozona ritmi divergenti

In Europa la situazione è divergente: se Italia e Germania soffrono, positive Spagna, +1,1%, e Francia, +0,5%; la dinamica dell’Eurozona nel quarto trimestre 2023 è molto debole.

Negli Stati Uniti qualche segnale di frenata

Negli Usa la produzione industriale ha recuperato poco dopo il calo di ottobre, ma i posti di lavoro crescono e sostengono i consumi.

Accelera la Cina

Accelera nel quarto trimestre la Cina, specie per l’andamento dei consumi.

Prospettive incerte per l’export italiano di beni

Il Csc ha dedicato un focus all’export, definendo incerte le prospettive. L’export italiano si è ridotto nel 2023 (-1,4% nei primi undici mesi rispetto allo stesso periodo 2022) ma ci sono miglioramenti a fine anno: nel quarto trimestre si stima in recupero (+1,5 in ottobre-novembre sul terzo trimestre). Nel manifatturiero l’export ha segnato +0,6 rispetto a ottobre-novembre 2022, una dinamica migliore rispetto alla produzione manifatturiera italiana, -2,5%, frenata dalla domanda interna debole. Ciò conferma l’importanza della domanda estera come attivatore della manifattura italiana e come cartina di tornasole della sua competitività. Le dinamiche dell’export sono molto eterogenee. Si sono riconfigurate le filiere: sono aumentate le connessioni con gli Usa, è diminuita fortemente la quota cinese in Italia su prodotti elettronici e ICT, ma c’è stato un boom di acquisto di autoveicoli cinesi, mentre si sono dimezzate le rispettive vendite italiane in Cina.

Per il 2024 prospettive non rassicuranti

Per il 2024 le prospettive non sono rassicuranti: e metà gennaio il traffico di navi nel Mar Rosso si è più che dimezzato, il 90% del volume degli scambi avviene via mare, il 12% transitava per Suez. Per l’Italia il 54% degli scambi è via nave, di cui il 40% tramite Suez. Più il blocco sarà prolungato, maggiori saranno gli effetti negativi sul commercio estero italiano e globale.


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