di Nicoletta Picchio
Istat: nel 2023 rallenta l'inflazione ma prezzi dell'alimentare alti
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Un 2024 che si apre con nuove tensioni e con ulteriori rischi per i flussi commerciali, dovuti alla forte riduzione dei transiti nel canale di Suez. I prezzi del gas e del petrolio finora non ne hanno risentito ma restano alti: a gennaio 31 euro mwh e 78 dollari al barile. A fine 2023 il pil italiano potrebbe essere andato meglio delle attese: sono ripartiti i servizi e le costruzioni, ma l’industria resta debole. L’inflazione è ai minimi, ma solo in Italia. Sui tassi ci sono attese al ribasso, ma questo contesto potrebbe frenare la mosse della Bce e i tassi potrebbero rimanere alti per alcuni mesi. Con effetti sul credito: a novembre c’è stato un ennesimo aumento del costo del credito per le imprese, 5,59 in media. Viceversa per il secondo mese si è attenuata la caduta dei prestiti, -4,8% annuo da un minimo di -6,7, ma il credito resta un fattore di freno per investimenti e consumi. È ciò che emerge dal documento Congiuntura Flash del Centro studi Confindustria.
Analizzando l’inflazione, in Italia è scesa a dicembre, +0,6% annuo da +0,7%. Ma è balzata in Germania, +3,8% a +2,3%, e Francia, +4,1% da +3,9 per cento. La media dell’Eurozona è risalita al +2,9% da 2,4 per cento. Il divario è spiegato dai diversi andamenti dei prezzi energetici, che ora calano molto di più in Italia, -24,7%, che in Europa, -6,7. In Italia i prezzi core di beni e servizi sono tornati sotto il 3,0, mentre nell’area euro sono al 3,4.
Quanto ai tassi, non hanno risentito delle riforme europee, i mercati si aspettano ribassi: un taglio Fed a marzo, nell’eurozona un taglio a marzo-aprile. Il recente aumento dell’inflazione non ha intaccato l’ottimismo dei mercati, ma, dice il Csc, può frenare le mosse Bce.
Gli investimenti sono meno negativi: dopo il calo del terzo trimestre 2023 migliorano le condizioni nel quarto. Ma a dicembre cala la fiducia delle imprese. Anche i consumi nel quarto trimestre 2023 sono incerti, dopo un terzo trimestre robusto. E questo nonostante il lavoro cresca: +450mila occupati a fine novembre da fine 2022. La crescita ottobre-novembre, +122mila, è dovuta ai lavoratori a tempo indeterminato (+0,9%, +143mila), calano determinato e indipendenti, ambedue a -0,3 per cento.
Se risalgono i servizi tra ottobre e novembre, l’industria a novembre ha un forte calo, il terzo consecutivo: -0,3% la produzione industriale. Nel quarto trimestre la variazione acquisita della produzione è di -1,1 per cento. E a inizio 2024 il blocco del canale di Suez, se prolungato, può peggiorare lo scenario.
In Europa la situazione è divergente: se Italia e Germania soffrono, positive Spagna, +1,1%, e Francia, +0,5%; la dinamica dell’Eurozona nel quarto trimestre 2023 è molto debole.
Negli Usa la produzione industriale ha recuperato poco dopo il calo di ottobre, ma i posti di lavoro crescono e sostengono i consumi.
Accelera nel quarto trimestre la Cina, specie per l’andamento dei consumi.
Il Csc ha dedicato un focus all’export, definendo incerte le prospettive. L’export italiano si è ridotto nel 2023 (-1,4% nei primi undici mesi rispetto allo stesso periodo 2022) ma ci sono miglioramenti a fine anno: nel quarto trimestre si stima in recupero (+1,5 in ottobre-novembre sul terzo trimestre). Nel manifatturiero l’export ha segnato +0,6 rispetto a ottobre-novembre 2022, una dinamica migliore rispetto alla produzione manifatturiera italiana, -2,5%, frenata dalla domanda interna debole. Ciò conferma l’importanza della domanda estera come attivatore della manifattura italiana e come cartina di tornasole della sua competitività. Le dinamiche dell’export sono molto eterogenee. Si sono riconfigurate le filiere: sono aumentate le connessioni con gli Usa, è diminuita fortemente la quota cinese in Italia su prodotti elettronici e ICT, ma c’è stato un boom di acquisto di autoveicoli cinesi, mentre si sono dimezzate le rispettive vendite italiane in Cina.
Per il 2024 le prospettive non sono rassicuranti: e metà gennaio il traffico di navi nel Mar Rosso si è più che dimezzato, il 90% del volume degli scambi avviene via mare, il 12% transitava per Suez. Per l’Italia il 54% degli scambi è via nave, di cui il 40% tramite Suez. Più il blocco sarà prolungato, maggiori saranno gli effetti negativi sul commercio estero italiano e globale.
Nicoletta Picchio
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