di Micaela Cappellini
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La maglia nera va al prezzo dell’olio extravergine d’oliva, la cui corsa ormai non conosce freni e in un anno è schizzato del 42%. Ma ci sono anche il riso e gli alimenti per l’infanzia, i succhi di frutta e i surgelati. Dal 1° di ottobre, per tre mesi, il Patto anti-inflazione voluto dal governo e firmato da Gdo, imprese e agricoltori dovrà abbassare il prezzo del carrello della spesa degli italiani. Ma da quali cifre parte il suo lavoro? L’Unione italiana consumatori ha preso i dati Istat e ha calcolato la top ten degli alimenti che sono aumentati di più nell’ultimo anno, confrontandone i prezzi di questo settembre con quelli del settembre di un anno fa. È su questi prodotti, dunque, che il Patto anti-inflazione dovrà dispiegare maggior mente i suoi sforzi.
Dietro l’olio d’oliva - che vince anche la classifica dei rincari mensili con +3,8% su agosto 2023 - l’aumento maggiore è stato quello dello zucchero, che in un anno ha registrato un incremento del 38,4%. Medaglia di bronzo per le patate, salite del 25,9%. Al 4° posto c’è il riso, con +18,4%; seguono gli alimenti per bambini, con rincari del 14,4% e le bibite analcoliche (+14,1%). Il settimo peggior aumento è quello dei vegetali freschi, il cui prezzo medio paragonato a un anno fa è cresciuto del13,9%. I succhi di frutta sono aumentati del 13,6%, i gelati del 13,3% e, per ultimi nella top ten dell’Unione consumatori, i surgelati vegetali sono rincarati del 11,9%.
«Il dato che conta per indicare alle famiglie se un prodotto inzierà finalmente a diminuire di prezzo oppure no, è il dato congiunturale, ossia quello rispetto al mese precedente - spiega il presidente dell’Unione nazionale consumatori, Massimiliano Dona - è su quel dato che dovremo misurare gli effetti del trimestre anti-inflazione». A settembre i prodotti alimentari nel loro complesso sono rincarati su agosto solo dello 0,1%, la metà rispetto al mese precedente quando l’incremento era dello 0,2%. Il percorso di discesa dei prezzi dei beni alimentari dunque, seppur in maniera davvero minima e di certo impercettibile, è cominciato prima dell’entrata in vigore del piano del governo. Di chi sarà allora il merito dei prossimi ribassi? «Anche se il Patto anti-inflazione in sé produce effetti pari a zero, dato che non prevede nulla di concreto - sostiene Dona - questo non vuol dire che, come già accaduto a settembre, i prezzi non proseguiranno la loro discesa. Da mesi sono venute meno le ragioni di un’inflazione così alta, sia perché le materie prime sono diminuite di prezzo sia perché il gas e la luce, per quanto più care rispetto ai tempi pre-crisi, costano molto meno del record raggiunto nel quarto trimestre 2022. Se prendiamo ad esempio i dati della luce del mercato tutelato, nonostante il +18,6% che scatterà dal primo dio ottobre e il fatto che il prezzo sia più caro del 47,3% rispetto a ottobre 2020, è comunque più basso del 57,1% rispetto a quello di ottobre 2022».
Micaela Cappellini
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