di Daniela Russo
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Il 63% delle donne che ha lasciato il lavoro nel 2022, lo ha fatto per l’impossibilità di conciliare carriera e famiglia. Sono 44.699 le lavoratrici che, secondo l’ultima “Relazione annuale sulle convalide delle dimissioni delle lavoratrici madri e dei lavoratori padri” dell’Ispettorato nazionale del Lavoro, hanno rinunciato alla propria occupazione: il 72,8% delle dimissioni totali. Per contribuire a ridurre il numero delle donne che lasciano il lavoro nel primo anno di vita del bambino, un ruolo importante spetta alle imprese, chiamate ad accompagnare il percorso di nascita e rinascita delle mamme (e dei papà) con un nuovo modello di welfare, basato su due pilastri: ascolto e valorizzazione della cura.
Numerosi i benefici che ne derivano in termini di produttività, riduzione del tasso di assenteismo, coinvolgimento dei dipendenti, come testimoniano i risultati ottenuti dalle imprese che hanno scelto di investire sulla maternità.
«L’attenzione ai temi di inclusione, diversità, benessere dei dipendenti sta diventando una costante per un numero crescente di aziende virtuose e lungimiranti che hanno colto i vantaggi economici, di business, di organizzazione che derivano da queste pratiche – commenta Riccarda Zezza, ceo e fondatrice di Lifeed –. Tuttavia, il cambiamento si consolida se riguarda la cultura diffusa, non solo poche buone prassi. Siamo lontani dall’aver sostituito la convinzione che il diventare genitori rappresenti una fase di vuoto nel proprio percorso di crescita professionale. A capirlo e a cambiare questa cultura sono chiamate in prima linea le donne».
La maternità diventa palestra per allenare competenze come la leadership, la capacità di gestire il cambiamento o l’empatia. «Se l’approccio cambia e si demolisce lo stereotipo per cui la vita privata distrae dal lavoro, la nuova visione si allarga su tutto e saremo in grado di vedere i talenti che abbiamo in azienda come non li abbiamo mai visti», aggiunge Zezza.
La maternità diventa così uno strumento per consolidare le proprie competenze. E cresce il numero delle imprese consapevoli. Diverse le azioni messe in campo, come il coaching per i neogenitori. «Lavoriamo sullo sviluppo individuale, sulla conciliazione dei tre pilastri che compongono la nuova identità delle persone: donne, mamme, professioniste – racconta Giovanna D’Elia, coach e HR director di Focus Consulting –. Da diversi anni abbiamo avviato percorsi di coaching in collaborazione con le imprese pronte al cambiamento culturale in atto, come la Banca Popolare di Puglia e Basilicata. In aula favoriamo il confronto con le altre mamme e lo scambio di esperienze e poi coinvolgiamo responsabili e top management per attivare processi di ascolto virtuosi».
Prioritario, quindi, aprire le porte di quella che troppo a lungo è stata considerata “la stanza delle donne” per avviare una trasformazione culturale concreta. «Cresce l’attenzione al tema della genitorialità – sottolinea D’Elia –, anche in risposta a strumenti e normative nuove, come la certificazione per la parità di genere».
Il supporto alla genitorialità è una priorità per Danone, che ha promosso il “Manifesto per la parità di genere nella filiera italiana” con il Winning Women Institute. Il documento esprime l’impegno a inserire punti di premialità in tutte le gare indette per le forniture di beni e servizi alle aziende che sono certificate per la parità di genere. Un tassello che va ad aggiungersi al lavoro che l’azienda porta avanti dal 2011 con la creazione del decalogo di impegni per Mellin e ha portato nel 2017 alla Danone Global Parental Policy.
«Sono regole molto semplici, di ordine economico a supporto della famiglia, ma anche di sostegno psico-affettivo, basato sull’ascolto delle mamme e sulla valorizzazione delle nuove competenze acquisite, in linea con l’economia digitale – racconta Sonia Malaspina, direttrice relazioni istituzionali, comunicazione e sostenibilità di Danone Italia e Grecia –. Quando le persone, sia donne che uomini, si dedicano alla cura aumentano le competenze professionali per la gestione delle crisi o delle priorità, solo per fare alcuni esempi».
Danone integra con un contributo economico il periodo di maternità facoltativa, portando la retribuzione della neomamma dal 30 al 60% e ai padri sono garantiti i 20 giorni di paternità retribuita. Fondamentale anche una nuova metodologia lavorativa, basata sul raggiungimento degli obiettivi e la garanzia di una maggiore flessibilità. Tra le iniziative in corso anche il progetto Parto e Riparto, che offre sostegno ai neogenitori sui temi della maternità e della paternità da un punto di vista normativo, legale, psicologico e pedagogico.
I risultati? «Abbiamo circa il 57% dei dirigenti donne e il tasso di natalità è all’8%», conclude Malaspina.
Fater, joint venture paritetica tra Angelini Industries e Procter & Gamble, prevede sessioni di coaching per le dipendenti che ritornano al lavoro dalla maternità, fino a un anno dall’arrivo del bambino.
Le sedute offrono consigli per migliorare la gestione dell’integrazione vita-lavoro e sono aperte anche ai papà. I genitori hanno a disposizione 15 coach qualificati interni, formati presso il Leadership & Management Institute - Dipartimento dell’Università del Galles.
«Questa iniziativa – spiega Giulio Natali, chief human resources officer Fater – rientra nella più ampia strategia aziendale People First, ogni azione che l’azienda intraprende mette al centro le persone: lavoratori, comunità, stakeholder, fornitori. Un approccio che si basa sull’ascolto dei bisogni delle persone. La genitorialità è un cardine di questa strategia, così come lo sviluppo personale delle neomamme. Il coaching crea un legame che va oltre le otto ore lavorative, siamo a disposizione di chi sceglie questo percorso per ascoltare, utilizzare il tempo della maternità per prepararsi al rientro professionale, aggiornandola sulle novità e creando un contesto di progressivo riallineamento. È un percorso che inizia prima della maternità e le accompagna nelle fasi più delicate del rientro, anche attraverso supporto burocratico per le richieste dei neogenitori».
Circa il 60% delle neomamme presenti in azienda ha usufruito di questo servizio. Il supporto prevede anche il lavoro ibrido e il congedo di paternità esteso a tre mesi. Inoltre, è previsto un bonus asilo nido aziendale del valore complessivo di 3 mila euro.
Si chiama Parent Care il programma promosso da Doctolib, azienda e-health leader in Europa nell’ambito della sanità digitale attiva in Francia, Italia, Germania e Paesi Bassi. L’iniziativa supporta la genitorialità durante l’intero percorso attraverso quello il Parent Kit, sia dal punto di vista HR che documentale, con una serie di contenuti prodotti a supporto dell’attivazione delle procedure necessarie.
«Doctolib – commenta Nicola Brandolese, ceo di Doctolib.it – integra la retribuzione al 100% durante il congedo parentale: per i papà per un totale pari a 3 mesi entro l’anno di età del bebè, per le mamme per tutto il periodo di congedo, anche fino al terzo anno. I bonus vengono riconosciuti anche per il periodo di congedo obbligatorio. Per le famiglie omogenitoriali è garantito un congedo di 4 settimane a carico dell’azienda. Per il rientro, che riguarda anche i papà e più in generale il secondo genitore, Doctolib offre la possibilità di lavorare 4 giorni su 5 nelle prime 4 settimane mantenendo la retribuzione piena».
I dipendenti hanno accesso a un’assicurazione sanitaria integrativa estesa a tutti i membri della famiglia. «Nei momenti successivi al rientro – aggiunge Brandolese – provvediamo a garantire diverse giornate retribuite in caso di malattia, a seconda del numero di figli, e mezza giornata all’anno per il rientro a scuola/asilo. Esistono poi eventi e canali di comunicazione dedicati, per permettere e facilitare il confronto fra i genitori dell’azienda».
La felicità come competenza da allenare e formare: è il principio alla base della cultura aziendale “B-Positive” della società di biotecnologie Biogen. «La genitorialità ha un ruolo molto importante nella vita individuale e merita quindi grande considerazione anche in ambito aziendale, per questo abbiamo attivato servizi specifici dedicati alle collaboratrici e ai collaboratori che stanno per o sono appena diventati genitori – spiega Cecilia Masserini, responsabile HR e chief Happiness Officer di Biogen Italia –. Un esempio è lo Sportello neogenitori e rientro maternità, che li supporta dal punto di vista amministrativo sia prima del parto sia al rientro a lavoro. Un altro servizio molto apprezzato è il Maternity Buddy».
In questo caso, la neomamma viene affiancata da un collega che nella quotidianità la aiuta a ricordare scadenze burocratiche e l’aggiorna su eventuali novità e iniziative aziendali. La maternità è retribuita al 100% ed è a carico dell’azienda anche in caso di interdizione anticipata, «abbiamo previsto nell’ambito dell’assicurazione sanitaria integrativa dei pacchetti dedicati alle collaboratrici in dolce attesa e abbiamo istituito permessi retribuiti aggiuntivi in caso di malattia o visite specialistiche fino agli 8 anni di età del bambino. Inoltre, Biogen prevede per i papà 10 giorni di permesso retribuito aggiuntivo entro 12 mesi dalla nascita del neonato o dall’adozione o affido», conclude Masserini.
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