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Energia, il piano dell’Oman da 45 miliardi di dollari sull’idrogeno

di Simone Filippetti

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Energia, il piano dell’Oman  da  45 miliardi di dollari sull’idrogeno

Energia, il piano dell’Oman da 45 miliardi di dollari sull’idrogeno

Il paese arabo ha un piano per diventare il primo produttore al mondo. Ma il petrolio non scomparirà (con Eni e Saipem)

3 novembre 2023
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3' di lettura

Il lungomare di Mascate, città incastonata tra le montagne a picco su un golfo, punteggiato solo da minareti e dai forti militari della breve dominazione portoghese, senza grattacieli da record né mega centri commerciali, da’ dell’Oman l’idea di una anti-Dubai, che pure dista solo un’ora d’aereo: un paese arabo tradizionale e antico, che dà una sensazione di arretratezza rispetto agli paesi della penisola.

Il polo di Dukum

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Le apparenze ingannano: la modernità dell’Oman è a 600 chilometri più a sud della capitale, volutamente non grandiosa, al porto di Dukum. Collocato in na posizione geografica invidiabile, a metà strada tra Africa e India, i nuovi continenti emergenti, l’area è stata istituita come “zona economica speciale”, la più grande del Medio Oriente e del Nord Africa: su 2mila chilometri quadrati, si è sviluppato un enorme polo petrol-chimico, alimentato anche da imbattibili incentivi fiscali per chi investe (30 anni di agevolazioni).

Meno ricco dei vicini di casa Arabia Saudita ed Emirati, anche l’Oman, con un Pil di appena 88 miliardi di dollari (dato al 2021), fonda la sua prosperità sul petrolio. Dal 1970 - anno dell’apertura ai mercati e al mondo moderno voluta dal sultano Qaboos - fino a oggi, l’industria petrolifera è stata il polmone del paese: genera da sola il 30% di tutto il Pil, con un picco dell’81% toccato nel 1979, l’anno della rivoluzione Khomeinista in Iran e dello schock petrolifero. Oggi, al picco della produzione, il paese ha una capacità di 1000 barili di petrolio al giorno.

Dall’Oro Nero all’Oro Verde

E ancora oggi, grazie al petrolio, il paese è un esportatore netto: nel 2022 il surplus commerciale nel 2021, ultimo anno disponibile, è stato di 14 miliardi di dollari ed è dovuto tutto alla vendita di petrolio all’estero (il primo cliente è la Cina) mentre l’import di beni dagli altri paesi è ancora ridotto. Come tutti i paesi della penisola arabica, Oman ha pianificato di dipendere sempre meno dall’oro nero anche perché il mondo ha abbracciato la via della sostenibilità e dell’abbattimento delle emissioni di Co2.

Il piano nazionale “Vision 2030” ha deciso che Oman imboccherà la strada dell’idrogeno verde (variante pulita dell’idrogeno, che si ottiene per elettrolisi): tra sette anni sarà il primo paese arabo per produzione del combustibile e il sesto al mondo. Per salire sul podio, occorre fare un enorme salto perché ci vogliono almeno 30 Gigawatt di capacità installata. La mega-riconversione “verde” costerà 45 miliardi di dollari di investimenti.

La grandiosità del piano e’ la dimostrazione che oggi solo i grandi potentati economici mondiali sono gli unici in grado di sostenere i costi sempre più alti della transizione energetica, mentre i paesi occidentali sono gravati da vincoli di bilancio e appesantiti dal debito pubblico. Paradossalmente, tra i pochi in grado di spesare la transizione sono le medesime petro-monarchie che si reggono sul petrolio.

Colpisce, peraltro, anche la velocità a cui i regimi arabi viaggiano sulla autostrada della transizione: appena sei anni fa, nel 2017, la produzione di energia elettrica rinnovabile in Oman era praticamente inesistente. Due anni fa ha superato i 350 Gigawatt/Ora.

Lunga vita al petrolio

A Dukum, la parte del leone la fa la Cina che da tempo ha investito ma una piccola fetta se la sono presa anche gli italiani. Il futuro sarà pure pulito e rinnovabile. Ma il mondo andrà a petrolio ancora a lungo: in Oman l’esplorazione di nuovi giacimenti va a gonfie vele, con l’Eni che ha ottenuto di recente l’assegnazione di due lotti per trivellare, mentre il gruppo ingegneristico Saipem ha vinto 3 appalti contemporanei, tra cui la costruzione di un oleodotto da 80 km. In attesa dell’idrogeno verde e dei combustibili puliti, lunga vita al petrolio.

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