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Oggi la Commissione europea ha deciso di deferire l’Italia, assieme a Belgio e Grecia, alla Corte di giustizia dell’Unione europea per non aver applicato correttamente le norme della direttiva sui ritardi di pagamento (direttiva 2011/7/UE).
La direttiva sui ritardi di pagamento obbliga le autorità pubbliche a pagare le fatture entro 30 giorni (o 60 giorni per gli ospedali pubblici). Rispettando queste scadenze di pagamento, le autorità pubbliche danno l’esempio nella lotta contro la cultura dei cattivi pagamenti nel contesto imprenditoriale. I ritardi nei pagamenti - scrive l’Esecutivo Ue in una nota - hanno effetti negativi sulle imprese, riducendo la liquidità, impedendo la crescita, ostacolando la resilienza e potenzialmente ostacolando i loro sforzi per diventare più verdi e digitali. Nell’attuale contesto economico, le imprese, e in particolare le PMI, fanno affidamento su pagamenti regolari per operare e mantenere l’occupazione.
La Commissione deferisce inoltre l’Italia alla Corte di giustizia a causa di una legislazione e di una prassi nazionali che escludono il noleggio di apparecchiature di intercettazione per indagini penali dal campo di applicazione della direttiva sui ritardi di pagamento. L’esclusione significa che ai fornitori di tali servizi non viene garantito il pagamento entro i termini prescritti dalla legge e non possono far valere i propri diritti ai sensi della direttiva. La procedura di infrazione è stata avviata nel 2021. Tuttavia, l’Italia non ha ancora presentato alcuna modifica per adeguare la propria legislazione e la propria prassi alla Direttiva.
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