dal nostro inviato nel Corno d'Africa Alberto Magnani
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Rage and courage, rabbia e coraggio. Il motto compariva in uno degli appelli circolati in vista della mobilitazione del 25 giugno, a Nairobi, nel giorno dello «shutdown totale»: la protesta contro il rialzo delle tasse poi approvato dal parlamento, una stretta che sta facendo vacillare l’hub economico dell’Africa orientale.
L’obiettivo del governo è aumentare il gettito di oltre 2 miliardi di dollari Usa, rinsaldando le finanze di Nairobi in vista di nuovi prestiti del Fondo monetario internazionale. Il timore degli oppositori è di un’impennata di costo della vita e povertà nel Kenya, sospeso fra le aspirazioni innovative della presidenza di William Ruto e le inquietudini che serpeggiano in una popolazione di oltre 54 milioni di persone.
Ruto ha rotto il silenzio in serata, attaccando il «tradimento» di proteste «orchestrate» da bande criminali. Il governo, ha detto Rutto in un intervento televisivo, deve «trattare ogni ogni minaccia alla sicurezza nazionale e al nostro Stato come un pericolo esistenziale per la repubblica». La conseguenze, ha aggiunto, è che le autorità di Nairobi forniranno «una piena, efficace e rapida risposta a questi eventi sovversivi». Una delle prime misure è il dispiegamento dell’esercito a fianco delle forze di polizia, una scelta che fa temere sviluppi anche più radicali nel conflitto. L’Unione africana ha chiesto di stemperare i toni, con il presidente della Commissione dell’Unione africana Moussa Faki che invita a unn dialogo «costruttivo» fra le parti.
La cosiddetta Finance bill, la legge finanziaria, si propone di raccogliere circa 2,3 miliardi di dollari di entrate in più con l’introduzione di nuove tasse: una tappa cruciale nel processo di riassestamento delle finanze rivendicato da Ruto, tanto apprezzato dagli investitori quanto contestato per le ricadute su beni di prima necessità e fasce più vulnerabili del Paese.Il testo attuale ha stralciato alcune delle misure più controverse, come le tasse su pane, mezzi privati e servizi di trasferimento del denaro online. Non è bastato a sedare i malumori, intensificati dalla repressione delle autorità e culminati in un assalto incendiario al Parlamento.
Immagini visualizzate dal Sole 24 Ore mostravano già nel pomeriggio del 25 giugno una colonna di fumo levarsi dall’Assemblea nazionale, la degenerazione di proteste che si erano sempre consumate in un clima pacifico. Testimoni menzionati da Reuters e altre testate spiegano che la polizia avrebbe sparato «proiettili veri» come avvertimento ai manifestanti, dopo l’uso di quelli di plastica e di gas lacrimogeni nelle manifestazioni dei giorni scorsi. La Kenya Human Rights Commission, una Ong, ha accusato il «regime» di aver ucciso alcuni manifestanti e contesta il «sequestro» di alcuni dei leader della protesta. L’emittente Ktn parla di almeno otto vittime, altre fonti ospedaliere registrano diverse decine di feriti: fra loro anche l’attivista Auma Obama, sorellastra dell’ex presidente Usa Barack Obama. Una dichiarazione congiunta degli ambasciatori in Kenya condanna l’uso della forza e invita alla ricerca di una «soluzione pacifica». Nell’atmosfera che si respira ora a Nairobi non sembra facile, fra voci su un dispiegamento dell’esercito a fianco della polizia e rallentamenti nella connessione a Internet. «La preoccupazione sugli sviluppi è legittima» spiega da Guglielmo Micucci, direttore Italia della ong keniota Amref.
Ruto Il proposito di Ruto è di sforbiciare il deficit dal 5,7% al 3,3% del Pil entro il prossimo anno fiscale, tenendo sotto controllo un debito pubblico pari al 67% del Pil e rinvigorendo la posizione di Nairobi. Il Paese ha appena finito di rimborsare un’obbligazione da 2 miliardi di dollari in scadenza a giugno e destina quasi il 40% delle sue entrate nel saldo degli interessi, una zavorra che insidia la soglia minima di riserve in valuta estera. L’ultimo bollettino della Banca centrale keniota registrava un valore «adeguato» di divisa forte pari a circa 8,3 miliardi di dollari, l’equivalente di 4,3 mesi di copertura dell’import contro i 4 suggeriti come base minima.
L’intenzione di Ruto è di irrobustire il margine di sicurezza, complice l’esigenza di rispettare le attese del Fmi. L’istituto di Washington ha concesso un prestito da 941 milioni di dollari Usa all’interno di un pacchetto di salvataggio da 3,9 miliardi di dollari avviato nel 2021. È disposto ad allungare la sua linea di credito in caso di interventi simili, almeno nelle intenzioni, a quello promosso da Ruto.
Il ministero delle Finanze sottolinea che la mancata attuazione dei rialzi aprirebbe un buco da 1,5 miliardi di dollari nella legge di bilancio 2024-2025. Al momento sembra più complicato il via libera, in un bivio che attende lo stesso Ruto: il presidente ha 14 giorni per firmare il testo o rinviarlo al Parlamento, anche se non è detto che qualche aggiustamento sani la frattura con l’opposizione. La richiesta della piazza è il ritiro in blocco del pacchetto di rialzi, ma c’è chi insiste su un appello più netto. Lo stesso cantato ieri: «Ruto deve andarsene».
Alberto Magnani
Redattore
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