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Tesla in trattativa con il Governo per un sito di furgoni e camion

di Carmine Fotina

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Il modello Semi prodotto da Tesla

Il modello Semi prodotto da Tesla

Continua il confronto su un possibile investimento produttivo in Italia. In piedi l’opzione cinese Chery. I sondaggi utilizzati nel negoziato con Stellantis

26 marzo 2024
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2' di lettura

Secondo alcune fonti industriali, il ministero delle Imprese e del made in Italy (Mimit) nelle ultime settimane ha effettivamente approfondito il dialogo con un possibile nuovo costruttore dell’automotive, ma la novità è che i contatti più seri sarebbero con la Tesla di Elon Musk per una possibile produzione di camion e/o furgoni elettrici, linea in parte ancora in progettazione, e non dunque di automobili.

L’interlocuzione va avanti dalla scorsa estate, parallelamente a quelle avviate con tre produttori cinesi, sempre per eventuali investimenti produttivi nel settore dell’elettrico: Byd, Great Wall Motors e Chery Automobile. Con quest’ultimo, in particolare, il dialogo sarebbe entrato in uno stadio più avanzato nell’ultimo mese dopo una serie di sopralluoghi in ex aree industriali del Sud proposte di funzionari del Mimit come possibili localizzazioni.

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Letture diverse

Le interpretazioni su tutti questi sondaggi in corso non sono univoche. In questa fase così delicata, con il Governo che negozia con Stellantis l’innalzamento della produzione in Italia a 1 milione di vetture (tra auto e veicoli commerciali), ogni indiscrezione si presta a un doppio significato. Lo spauracchio di una produzione cinese in Italia, che come detto da Tavares in un’intervista al Sole 24 Ore potrebbe tramutarsi in un mero assemblaggio con fornitori made in China, può essere indirettamente un elemento al tavolo della trattativa con Stellantis ma in ottica di geopolitica industriale anche con la stessa Tesla, produttore americano impegnato con i concorrenti cinesi in un avvincente testa a testa sul primato dei veicoli elettrici.

Rischio mercato frammentato

Dal canto suo, il titolare del Mimit, Adolfo Urso, ha risposto ai dubbi espressi da Tavares sul rischio che un nuovo produttore in italia (il riferimento era a competitor cinesi) alla fine possa solo frammentare il mercato senza portare reali aumenti di produzione. Per Urso la monoproduzione italiana resta un’anomalia in negativo, in uno scenario che vede ad esempio la Germania con sei produttori di auto (più uno per i furgoni), la Francia con 4, la Spagna con 7, la Repubblica Ceca con 3, l’Ungheria con 4 destinati ad arrivare a 5 con Byd. La convivenza di almeno due costruttori, evidenziava a febbraio in un’audizione alla Camera il ministro, è il modo migliore per dare garanzie di tenuta al settore nazionale della componentistica già fortemente provata dalla riduzione dei componenti nei modelli elettrici rispetto a quelli con motore termico.

Il ministero delle Imprese, che dal 2 aprile avvierà gli incontri sui futuro dei singoli stabilimenti produttivi di Stellantis, si è posto un obiettivo complessivo: 1,3 milioni di veicoli da produrre in Italia, di cui 1 milione dagli impianti del gruppo di Tavares e 300mila da un nuovo produttore, a patto ovviamente che la tattica si tramuti in un accordo.

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