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Sulla vicenda di Angela Carini e Imane Khelif e dell’incontro di pugilato dei Giochi olimpici che tanto sta facendo discutere in tutto il mondo, vanno tenute distinte tre questioni.
C’è una enorme questione bioetica che va affrontata nello sport per garantire l’equità delle competizioni, senza cedere a dogmi di parificazione di genere che se portati all’estremo possono produrre iniquità.
Carini e Khelif sono, in modo diverso, rimaste stritolate in una guerra di potere tra Cio e Iba, la Federazione internazionale con sede in Russia estromessa dal Comitato olimpico internazionale, al punto da sospendere per ora la boxe dai Giochi 2028, in attesa di creare una nuova organizzazione sotto la propria egida.
Una lotta di potere che finisce per delegittimare anche l’informazione (ovviamente quella non asservita) inondandola delle classiche notizie false e tendenziose, mettendo a repentaglio in definitiva la libertà di tutti.
Khelif all’inizio della vicenda è stata definita (da me per primo e me ne scuso) transgender quando non lo è. La necessità di stare sul pezzo seguendo i trend spesso induce in errore i media, che invece devono lavorare meticolosamente per fornire sempre dati certi e oggettivi ai lettori.
Ieri sera, giovedì 1° agosto, il Cio ha emesso un comunicato sulla querelle scoppiata nei giorni scorsi e acuita dal ritiro della pugile italiana dopo neppure un minuto di combattimento. Il Comitato Olimpico Internazionale naturalmente ha difeso la sua scelta di ammettere Khelif alle Olimpiadi, bollando come «arbitraria» la decisione opposta dell’Iba di escluderla dalla finale dei Mondiali del 2023.
Per il Cio Khelif rispetta i criteri per l’ammissione alle competizioni femminili delle Olimpiadi, che sono stati gli stessi fin da Tokyo 2021 e per tutte le fasi di qualificazione a Parigi 2024. Il CIO dice di aver visto circolare «informazioni ingannevoli» su Khelif e un’altra pugile che era stata esclusa insieme a lei ai Mondiali del 2023, la taiwanese Lin Yu-tin.
Per il Cio «ogni persona ha il diritto di praticare sport senza discriminazioni. Tutti gli atleti che partecipano al torneo di pugilato dei Giochi Olimpici di Parigi 2024 rispettano i regolamenti di ammissibilità e di iscrizione della competizione, nonché tutti i regolamenti medici applicabili stabiliti dalla Paris 2024 Boxing Unit (PBU). Come per le precedenti competizioni olimpiche di pugilato, il sesso e l’età degli atleti si basano sul loro passaporto».
E aggiunge: «Abbiamo visto nei resoconti informazioni fuorvianti su due atlete donne che gareggiano alle Olimpiadi di Parigi 2024. Le due atlete gareggiano da molti anni in competizioni internazionali di pugilato nella categoria femminile, tra cui le Olimpiadi di Tokyo 2020, i Campionati del mondo dell’International Boxing Association (IBA) e i tornei sanzionati dall’IBA. Questi due atleti sono stati vittime di una decisione improvvisa e arbitraria da parte dell’IBA. Verso la fine dei Campionati mondiali IBA del 2023, sono stati improvvisamente squalificati senza alcun giusto processo. Secondo i verbali dell’IBA disponibili sul loro sito web, questa decisione è stata inizialmente presa solo dal Segretario generale e dall’Amministratore delegato dell’IBA. Il Consiglio direttivo dell’IBA l’ha ratificata solo in seguito e solo in seguito ha richiesto che una procedura da seguire in casi simili in futuro fosse stabilita e riflessa nei Regolamenti IBA. I verbali affermano anche che l’IBA dovrebbe stabilire una procedura chiara sui test di genere».
Infine, sottolinea, il Cio «le regole di ammissibilità non devono essere modificate durante la competizione in corso e qualsiasi modifica alle regole deve seguire le procedure appropriate e basarsi su prove scientifiche. Il CIO si impegna a proteggere i diritti umani di tutti gli atleti che partecipano ai Giochi Olimpici, come da Carta Olimpica, Codice Etico del CIO e Quadro Strategico del CIO sui Diritti Umani . Il CIO è addolorato per gli abusi che i due atleti stanno attualmente subendo».
Alla base di questo scontro di governance dello sport c’è la scelta del Cio nel 2020 di estromettere l’International Boxing Association (decisione confermata anche dalla sentenza del Tribunale Arbitrale dello Sport), che per questo motivo non è stata coinvolta nella organizzazione dei Giochi.
Scandali, corruzione e scarsa trasparenza finanziaria: queste le accuse mosse dal Cio all’Iba, che ha spostato da allora la sua sede in Russia, e oggi è presieduta da Umar Kremlev, imprenditore vicino a Vladimir Putin e finanziata principalmente da Gazprom, la compagnia petrolifera di stato russa.
l’International Boxing Association ha chiarito la sua posizione qualche giorno fa, approfittando del clamore mediatico che iniziava a sollevare il caso per attaccare ovviamente il Cio di Thomas Bach che nel frattempo ha sospeso la boxe dagli sport ammessi a Los Angeles 2028.
«Il 24 marzo 2023 - recita il cominicato - l’IBA ha squalificato le atlete Lin Yu-ting e Imane Khelif di Campionati del Mondo di Nuova Delhi 2023. Questa squalifica è stata causata dal mancato rispetto dei criteri di ammissibilità per partecipare alla competizione femminile, come stabilito e stabilito nei regolamenti IBA. Questa decisione, presa dopo un’attenta revisione, è stata estremamente importante e necessaria per mantenere il livello di correttezza e la massima integrità della competizione. Da notare che le atlete non sono state sottoposte a un esame del testosterone, ma sono state sottoposte a un test separato e riconosciuto, i cui dettagli rimangono riservati. Questo test ha indicato in modo conclusivo che entrambe le atlete non soddisfacevano i criteri di ammissibilità necessari richiesti ed erano in una situazione di vantaggio competitivo rispetto alle altre concorrenti donne. La decisione presa dall’IBA il 24 marzo 2023 è stata successivamente ratificata dal Consiglio di amministrazione dell’IBA il 25 marzo 2023. La squalifica è basata su due test condotti su entrambi le atlete. Test eseguito durante i Campionati mondiali di boxe femminile IBA a Istanbul 2022 e a Nuova Delhi 2023».
L’Iba ha anche precisato che «Lin Yu-ting non ha presentato ricorso contro la decisione dell’IBA alla Corte arbitrale dello sport (CAS), rendendo così la decisione legalmente vincolante. Imane Khelif ha inizialmente presentato ricorso contro la decisione alla CAS, ma ha ritirato il ricorso durante il processo, rendendo anche in questo caso la decisione dell’IBA legalmente vincolante. I nostri comitati hanno esaminato e approvato rigorosamente la decisione presa durante i Campionati mondiali. Mentre l’IBA rimane impegnata a garantire l’equità competitiva in tutti i nostri eventi, esprimiamo preoccupazione per l’applicazione incoerente dei criteri di ammissibilità da parte di altre organizzazioni sportive, comprese quelle che supervisionano i Giochi olimpici. Le diverse normative del CIO su queste questioni, in cui l’IBA non è coinvolta, sollevano seri interrogativi sia sull’equità competitiva che sulla sicurezza delle atlete. Per chiarimenti sul motivo per cui il CIO consente agli atleti con vantaggi competitivi di competere nei loro eventi, invitiamo le parti interessate a cercare risposte direttamente dal Cio.”
Pur scacciata dal Cio, l’Iba a maggio ha fissato dei premi in denaro per gli atleti che avrebbero conquistato medaglie a Parigi, mandando su tutte le furie il Cio., che ha ribadito la sua scomunica: «Qualsiasi pugile la cui Federazione nazionale aderisce all’Iba non potrà partecipare ai Giochi Olimpici di Los Angeles 2028. Il Cio ha preso atto della decisione dell’International boxing association (Iba) per quanto riguarda i premi in denaro. Come sempre con l’Iba, non è chiaro da dove provengano i soldi. Questa totale mancanza di trasparenza finanziaria è stata proprio una delle ragioni per cui il Cio ha ritirato il riconoscimento dell’Iba». Per il Cio, l’Iba «non era disposta a spiegare in modo trasparente le fonti del suo finanziamento o a spiegare la sua totale dipendenza finanziaria, all’epoca, da un’unica società statale, Gazprom. A causa della sospensione e della conseguente revoca del riconoscimento da parte del Cio nel 2023, l’Iba non è stata coinvolta nè nella qualificazione nè nell’organizzazione del torneo di boxe dei Giochi olimpici di Tokyo 2020 e non è coinvolta nemmeno per Parigi 2024. Le qualificazioni e i tornei olimpici sono stati e sono organizzati da unità di pugilato istituite dal Cio, a tutela degli atleti, delle Federazioni nazionali di pugilato e dei rispettivi Comitati olimpici nazionali (Noc). Per tutti questi motivi la boxe non è attualmente presente nel programma sportivo dei Giochi olimpici Los Angeles 28 tanto che il Cio non potrà più organizzare tali gare olimpiche di boxe. La boxe olimpica deve essere organizzata da una federazione internazionale credibile e ben governata». All’orizzonte c’è appunto la creazione di una nuova federazione internazionale la World Boxing, dentro la quale gli attuali dirigenti della boxe vorrebbero naturalmente entrare.
La mancanza di criteri omogenei sui delicatissimi casi di atleti e atlete in transizione sessuale o con particolari situazioni biologiche a livello di regolamenti internazionali, deriva anche da questa situazione di lotta intestina. Lotta di potere in ci viene stritolata la vita di ragazzi e ragazze che sacrificano la propria giovinezze per inseguire un sogno sportivo e che vedono spegnersi le proprie speranze al di là dei propri meriti o demeriti.
Khelif non è transgender, ma intersex. In pratica è nata donna ma presenta valori biologici e livelli di testosterone alti, quasi maschili, che la includono nell’area della cosiddetta “intersessualità”.
Con una governance seria, in cui l’attenzione agli atleti è al primo posto, ci si interrogherebbe su come gestire queste situazioni per bilanciare nella maniera migliore possibile l’interesse del singolo a realizzarsi nello sport senza subire discriminazioni di nessun tipo e il rispetto dei diritti altrui e della equità delle competizioni.
Marco Bellinazzo
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