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Il Nobel Parisi: «La Sanità è diventata un’emergenza come il cambiamento climatico»

di Marzio Bartoloni

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Il Nobel per la Fisica sottolinea l’urgenza di investire di più sul Servizio sanitario: «A fronte di un lievissimo aumento delle tasse gli italiani risparmierebbero quanto spendono oggi per curarsi»

6 aprile 2024
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2' di lettura

«Quella della Sanità in crisi è un’emergenza che assomiglia a quella della lotta al cambiamento climatico. Anzi si può dire che siano legate e che una influenzi l’altra, visto che ad esempio l’aumento delle temperature causa anche una crescita di problemi di salute soprattutto per gli anziani. Senza dimenticarsi delle pandemie legate agli effetti del clima. Ecco, di fronte a queste sfide serve un Servizio sanitario efficiente con ospedali moderni, tecnologie e senza la carenza di medici e infermieri».

Giorgio Parisi, Nobel per la Fisica nel 2021 e scienziato di fama mondiale, fa questo paragone per provare a spiegare l’urgenza di tornare a investire seriamente sulla Sanità. Un’urgenza che lo ha portato a firmare insieme ad altri 13 scienziati e ricercatori un appello al Governo - che in qualche modo evoca nella necessità di a intervenire presto quello sul clima firmato da Parisi l’anno scorso insieme ad altri 99 studiosi - per ricordare che «non possiamo fare a meno del servizio sanitario pubblico».

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Perché questo appello?

Il Ssn sta sempre più arrancando e questo è dovuto a un lungo susseguirsi di tagli e piccole restituzioni. Ma la Sanità pubblica è fondamentale perché garantisce un livello minimo di salute per tutti i cittadini. Certo non mancano gli sprechi su cui bisogna intervenire, ma a fianco a questo bisogna aumentare gli investimenti.

Altrimenti cosa si rischia?

Che si vada sempre di più verso un sistema dove prevale la Sanità privata almeno per chi può permetterselo, mentre qualcuno potrebbe rinunciare a curarsi. Insomma l’Italia potrebbe spostarsi verso un modello come quello americano che funziona bene solo per pochi fortunati.

Nell’appello suggerite di portare le risorse per la Sanità all’8% sul Pil. Si tratta di aggiungere oltre 30 miliardi.

È un investimento giusto. Bisogna guardare al benessere del Paese. Anche perché se non si fa questo investimento i cittadini devono pagare di tasca propria. Quindi più si investe nella sanità pubblica più diminuisce la necessità di investire nella privata. Già oggi il 25% della spesa sanitaria è a carico dei cittadini. Se il Ssn potesse recuperare questo 25% alla fine i cittadini risparmierebbero, anche se per avere questi soldi in più dovesse essere necessario chiedere un lievissimo aumento delle tasse. Tra l’altro spesso le prestazioni nel privato costano di più rispetto al Ssn, che con i suoi grandi numeri ottiene anche prezzi più bassi.

È il caso delle tecnologie?

Sì. Ci sono terapie innovative che vanno sostenute come le cellule Car-t che possono curare un certo numero di tumori. Vanno fatti degli impianti anche pubblici in Italia per poter produrre queste nuove terapie così promettenti. L’altra tecnologia è a esempio quella degli anticorpi monoclonali che prevede delle iniezioni molto costose, ma il prezzo per un privato è il doppio di quello ottenuto dal Ssn.

E poi?

Bisogna investire nella prevenzione, importantissima per tanti motivi: consente di intervenire prima per curare una malattia e fa risparmiare tanto alla società perché le cure sono più semplici e meno invasive.

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