Streaming e nuovi format, la sfida in Europa di Warner Bros. Discovery
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Max «è nato con l’idea di essere uno dei più grandi servizi di streaming a livello globale». Al Cinema Callao di Madrid Alessandro Araimo, managing director Warner Bros. Discovery Italy & Iberia, presenta alla stampa spagnola (in una mattinata condotta da Nikki Garcìa, che nel Paese ha dato la voce a Google Maps) quella che ha tutti i tratti della scommessa per dare una spallata e sedersi definitivamente ai posti d’onore nel mercato Tv e dell’audiovisivo in Europa.
«La nostra ambizione è di fare di Max la terza più grande piattaforma streaming a livello mondiale», sottolinea Leah Hooper, vicepresident con responsabilità dell’attività streaming nell’area Emea. I 270 milioni di sottoscrittori Netflix sono troppo lontani, come i 200 circa attribuiti ad Amazon Prime Video. Ma è vero che i 117 milioni di clienti in streaming di Disney sono più alla portata partendo dai 99,6 milioni dichiarati, proprio ieri, da Warner Bros. Discovery con i conti del primo trimestre, chiuso con una perdita di 40 centesimi per azione su ricavi di 9,96 miliardi di dollari (-7%), contro attese per -24 centesimi su 10,231 miliardi. Il ceo global David Zaslav ha chiesto di lavorare a ulteriori tagli di costi.
Warner Bros. Discovery sta comunque spingendo sull’acceleratore. E alla fine della primavera-estate sarà presente con Max in 65 Paesi, contro i 190 di Netflix. C’è quindi tutta un’espansione geografica da sviluppare per questo servizio che metterà insieme Hbo Max, l’intrattenimento di Discovery+ ed Eurosport. Tutto in un’unica piattaforma, sport compreso (che in Spagna costerà 5 euro in più rispetto al prezzo del piano standard di 9,99 euro o di 13,99 euro per quello “premium”). La piattaforma unica con le properties del gruppo arriverà in Italia nel 2026, alla fine degli accordi che Hbo ha con Sky. E qui avere lo sport in Max potrebbe anche significare un cambio di strategia sui diritti “premium”? «Al momento – replica Araimo – non possiamo sapere come sarà la situazione su quel mercato dopo il 2026». Intanto «Sky e Tim sono partner strategici e avremo tempo di discutere gli accordi che scadono nel 2025».
Piattaforma di streaming unica, riunendo tutta l’eredità dei mondi Discovery e WarnerMedia, e distribuzione sono la chiave. Non è un caso l’annuncio (per ora solo per gli Usa) del bundle fra Warner Bros. Discovery e Disney: dall’estate sarà possibile un solo abbonamento alle piattaforme streaming Max, Disney+ e Hulu.
Allo stesso tempo il big Usa dei media vuole spingere sulle produzioni locali per Max: di intrattenimento e scripted. «La Spagna – spiega al Sole 24 Ore Laura Carafoli, responsabile dei contenuti – è un mercato che ha bisogno di contenuti locali. E si comprende bene anche lo scambio che c’è con il nostro Paese. In Spagna c’è una forte tradizione di produzione scripted. Dall’Italia abbiamo a nostra volta portato quel plus nei format di intrattenimento».
Sembrerebbe sbagliato, a ogni modo, confinare questa operazione solo al mercato streaming. «Max – aggiunge Carafoli – ci dà il polso del gradimento e delle tendenze del pubblico, più immediato rispetto ai canali lineari». Il mix streaming-lineare, spiega dal canto suo al Sole 24 Ore il ceo Araimo, «è un elemento in più che ha portato e porta talent e interlocutori a sposare il nostro progetto. Che è a lungo termine e fatto di due ambiti sui quali si può spingere in differenti momenti di mercato». Questo potrebbe portare Enrico Mentana nel gruppo per guidare un tg? «Non c’è niente di tutto questo in discussione e nei piani», replica tranchant Araimo. Quanto a Cnn «è presto per capire che cosa voglia fare. Sta ragionando a livello global sui mercati nei quali investire».
Certo è che dal 2026 in quella piattaforma unica Max si racchiuderanno i prodotti Hbo, produzioni originali («stiamo parlando con cinque o sei case di produzione», dice Carafoli), le Olimpiadi invernali Milano-Cortina con Eurosport. Proprio inosservato non passa.
Andrea Biondi
Vicecaposervizio
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