di Laura Bonadies e Martina Soligo
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(Il Sole 24 Ore Radiocor) - Le banche centrali continuano ad essere al centro dell’attenzione dei listini azionari. Come accaduto a dicembre anche gennaio, che si è chiuso sostanzialmente in positivo ma con meno enfasi rispetto al mese scorso, le Borse europee restano in attesa di capire non solo quali saranno le mosse delle Banche Centrali per i tassi di interesse, ma soprattutto le tempistiche. Così il Ftse Mib ha registrato nel mese un progresso dell’1,3%. Rialzi più sostenuti per Parigi che mette a segno la migliore performance (+1,5%) e Francoforte (+0,87%). In rosso Madrid (-0,24%) e Londra (-1,33%). Oltreoceano tonica Wall Street con il Dow Jones in progresso del 2,2 il Nasdaq il 2,5% e lo S&P il 2,5%.
Venendo ai singoli settori, da segnalare il calo del real estate (-4,3%), le utility (-3,8%). Bene i tecnologici (+7,5%), seguito dai viaggi (+6%). Per quanto riguarda i singoli titoli a Piazza Affari, sul podio Iveco che ha guadagnato da inizio anno +21,7%, seguito da Unipol (+11,6%) e Banca Mediolanum (+11,2%). Tra i peggiori St (-9,5%) e Saipem (-9,3%). Sul fronte dei cambi, l’euro ha indebolito la sua posizione sul biglietto verde, con un calo dell’1,7%. Da segnalare infine il rialzo del petrolio con il Brent che guadagna il 6,2% e il Wti il 6,9%.
Chiudono contrastate le Borse europee l’ultima seduta del mese di gennaio, mentre i riflettori sono puntati sulla Federal Reserve per capire le prossime mosse, ovvero il primo taglio dei tassi che segnerà l’inversione di rotta della politica monetaria. Oltre alla Fed, gli investitori guardano anche a una raffica di dati macro europei: in Francia cala l’inflazione a gennaio, mentre in Germania scendono le vendite al dettaglio e l’inflazione su base annuale cresce meno dei mesi precedenti.
Il Ftse Mib di Milano chiude così a +0,4%, la migliore del Vecchio Continente con l’Ibex di Madrid (+0,38%). Segno meno per il Cac di Parigi (-0,27%), il Dax di Francoforte (-0,40%) l’Aex di Amsterdam (-0,30%) e il Ftse 100 di Londra (-0,47%).
Wall Street chiude negativa dopo la decisione della Federal Reserve di lasciare i tassi invariati, con il Nasdaq in sofferenza a causa delle trimestrali delle Big tech. Il Dow Jones cede lo 0,82% a 38.150,30 punti, il Nasdaq crolla del 2,13% a 15.164,01 punti mentre lo S&P 500 perde l’1,61% a 4.845,64 punti. Microsoft e Alphabet hanno archiviato gli ultimi tre mesi con numeri migliori delle attese, ma hanno registrato entrambi netti cali nell'afterhours, con gli analisti che si sono concentrati per Alphabet sui numeri della raccolta inferiore alle stime. Sul fronte dei dati, mentre si attende la decisione della Fed in ambito di politica monetaria, sono stati resi noti i numeri dei posti di lavoro nel settore privato di gennaio, che registrano un calo (107.000 unità, contro le 164.000 di dicembre e le 150.000 attese).
L’inflazione in Germania nel mese di gennaio 2024, secondo la stima preliminare di Destatis, ha registrato un +0,2% rispetto al mese precedente e un +2,9% in confronto al gennaio 2023. A livello annuale, si tratta del valore più basso dal giugno 2021, quando ha registrato un +2,4%. Il tasso di inflazione al netto di alimentari ed energia, inflazione core, è salito del +3,4% rispetto a un anno fa.
A Piazza Affari, scatta Tim (+2,16%), dal momento che il dossier NetCo procede speditamente e la cessione dell’asset a Kkr potrebbe chiudersi per fine maggio. A supportare il titolo anche le indiscrezioni secondo cui il Mef e Kkr sarebbero pronti a presentare un’offerta per Sparkle che poi sarà esaminata e valutata dal cda della società. Infine, tra gli operatori, si ragiona sulle possibili, nuove mosse di Xavier Niel, con Iliad, dopo il no incassato da Vodafone Italia: tra i possibili scenari c’è chi non esclude anche un eventuale interesse per alcuni asset di Tim. Bene anche Hera (+1,8%) che, dopo i cali dei giorni scorsi dovuti alla debolezza del settore, è tornata a salire in scia al piano industriale al 2027. Tonico il comparto bancario che per la prima parte della giornata ha dato impulso al listino milanese. In coda Pirelli (-1,87%) dopo l’avvio del’indagine della Commissione Ue su un possibile cartello sui prezzi degli pneumatici.
Chiusura in rialzo per lo spread tra BTp e Bund in un contesto di generale flessione per il rendimenti sulla curva euro in attesa delle decisioni della Fed sui tassi Usa. Il decennale benchmark italiano ha sottoperformato rispetto al pari scadenza tedesco determinando un sensibile allargamento dello scarto in termini di rendimento. Cosi’ a fine seduta il differenziale di rendimento tra il BTp decennale benchmark (Isin IT0005560948) e il pari scadenza tedesco si è attestato a 156 punti base, con un aumento di 3 centesimi rispetto alla chiusura della vigilia. In calo invece il rendimento del BTp decennale benchmark che ha segnato un’ultima posizione al 3,72%, contro il 3,80% del closing della vigilia
Sul fronte dei cambi, l’euro/dollaro si attesta a 1,084 (in linea con la vigilia), mentre si indebolisce sullo yen a 158,70 (160,24). Dollaro/yen a 146,36 (147,81). Sul fronte energetico, il gas è poco mosso sui 30 euro al MWh, mentre scende il petrolio dopo i dati deboli sul Pmi servizi cinese e le scorte settimanali di greggio Usa che aumentano, al contrario delle attese. Il Wti di marzo scambia così attorno ai 76 dollari al barile e il Brent di pari scadenza attorno agli 82 dollari.
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Laura Bonadies
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