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Da Chanel a Miuccia Prada, una mostra racconta le donne che hanno creato la moda

di Chiara Beghelli

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Nella locandina della mostra, Claire McCardell indossa il suo “Future dress”, 1945. Photo by Erwin Blumenfeld. © The Estate of Erwin Blumenfeld 2023

Nella locandina della mostra, Claire McCardell indossa il suo “Future dress”, 1945. Photo by Erwin Blumenfeld. © The Estate of Erwin Blumenfeld 2023

I grandi nomi del XX e XXI secolo, da Jeanne Lanvin a Vivienne Westwood, ma anche storie meno note da riscoprire, come quella di Ann Lowe, discendente di schiavi che disegnò l’abito da sposa di Jackie Kennedy: “Women Dreessing Women” dal 7 dicembre al Costume Institute del Metropolitan Museum

28 agosto 2023
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3' di lettura

Ci sono i nomi che hanno fatto la storia della moda, come Gabrielle Chanel, Elsa Schiaparelli, la compianta Vivienne Westwood e Miuccia Prada, e lo scintillio delle capitali dello stile, da Parigi a Milano. Ma anche storie meno note, e tuttavia meritevoli di essere scoperte, come quella di Ann Lowe, nata in Alabama nel 1898, discendente di una schiava e del proprietario di una piantagione, che diventò un’acclamata stilista tanto da creare persino l’abito da sposa con cui Jacqueline Bouvier sposò John F. Kennedy nel settembre di settant’anni fa. Sono le storie delle donne designer a dar vita all’interessante mostra “Women Dressing Women”, che aprirà il 7 dicembre al Costume Institute del Metropolitan Museum di New York.

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Ann Lowe con due sue creazioni. (Johnson Publishing Company Archive. Courtesy Ford Foundation, J. Paul Getty Trust, John D. and Catherine T. MacArthur Foundation, Andrew W. Mellon Foundation, and Smithsonian Institution)

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Con 80 creazioni di 70 stiliste, la mostra (che resterà aperta fino al 3 marzo 2024) e racconta appunto il rapporto fra donne, creatività e imprenditoria nel XX e XXI secolo. A essere esposti saranno abiti già presenti nella collezione permamente dell’Institute, firmati da Jeanne Lanvin, Ann Demeulemeester, Rei Kawakubo, Madeleine Vionnet, Isabel Toledo, Iris van Herpen, Simone Rocha - fra i primi nomi resi noti in occasione della presentazione della mostra - , inframmezzati da creazioni di stiliste contemporanee come Anifa Mveumba (del brand Hanifa) e Hillary Taymour (di Collina Strada), con le loro riflessioni sulla diversità, inclusività e sostenibilità.

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Jeanne Lanvin

Interessanti anche le occasioni per riconoscere il ruolo, prima nascosto, di alcune artiste come Adèle Henriette Elisabeth Nigrin Fortuny, moglie di Mariano Fortuny y Madrazo: era il 1909 quando presentò la creazione simbolo del suo atelier, ma solo in un’annotazione a margine del brevetto lui annotò che la vera ideatrice dell’elegantissimo Delphos era proprio Henriette. Ancora, il caso di Marie Cuttoli, imprenditrice francese d’inizio Novecento: nel 1922 lanciò il suo marchio Myrbor in 1922, ma fu anche una collezionista, sostenitrice di artisti come Picasso, una delle prime donne a possedere una galleria d’arte a Parigi.

«La nostra mostra autunnale darà la possibilità di interagire con le storie delle donne stiliste più innovatrici, tutte coloro che hanno avuto ruoli cruciali nella concezione della moda per come la conosciamo oggi - ha commentato Melissa Huber del The Costume Institute, in una nota -. Riconoscendo che il contributo delle donne alla moda non è quantificabile, con questa mostra la nostra intenzione è celebrarle e farle conoscere, attraverso la collezione permamente del Costume Institute. E speriamo che questa mostra alimenterà il confronto fra i visitatori e nel lavoro dei designer, mettendo l’accento sulla pluralità e la diversità delle donne».

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Hillary Taymour di Collina Strada

Le donne, vuole dimostrare il progetto del Met, non hanno solo indossato la moda, ma l’hanno anche creata, spesso su misura delle proprie visioni e aspirazioni. Attraverso la moda molte hanno raggiunto un’indipendenza economica, in contesti che generalmente non lo favorivano, come dimostrano i casi di Chanel e Lanvin, dando vita ad aziende globali e ricchissime. Come ha sottolineato anche Andrew Bolton, al vertice del Costume Institute, «le donne sono state fondamentali per il successo dell’Institute sin dalla sua nascita». È vero: dopo il rinnovamento, nel 2014 i suoi spazi sono stati rinnovati e hanno riaperto come “Anna Wintour Costume Center”, intitolato alla storica direttrice di Vogue Us e oggi direttrice artistica del gruppo Condé Nast. Nel 1937, il Costume Institute fu fondato come “Museum of Costume Art” e guidato da Irene Lewisohn. La direttrice di Vogue America Diana Vreeland ne fu mentore dal 1972 al 1989, anno della sua morte, firmando mostre memorabili come “The World of Balenciaga” nel 1973, “The Glory of Russian Costume” nel 1976, e “Vanity Fair”, nel 1977. E il celebre “Met Gala”, lo sfavillante evento che ogni primo lunedì di maggio raccoglie fondi per il museo, fu ideato nel 1948 da Eleanor Lambert.

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