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Rientro dei cervelli, la protesta: «Scelte di vita a rischio per la riforma»

di Marco lo Conte

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(PhotoAlto / AGF)

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Numerose le mail giunte alla redazione del Sole 24 Ore e di Radio24

21 ottobre 2023
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2' di lettura

«Vi scrivo perché mia moglie ed io siamo disperati». Così inizia una delle numerose mail giunte al Sole 24 Ore e a Radio24 (al programma Generazioni Mobili) inviate da chi pianificando il rientro in Italia dopo un periodo di lavoro trascorso all’estero e che così reagisce al decreto Anticipi collegato alla legge di bilancio 2024, sulla riduzione fino al 50% della detassazione entro i 600mila euro di reddito per i soli ricercatori e docenti che trasferiranno la residenza fiscale dall’anno prossimo. La mobilitazione corre anche sui social: su Facebook pagine come “Gruppo Controesodo” sono diventate piattaforme in cui raccogliere firme indirizzate al Governo per scongiurare la misura ipotizzata.

«Abbiamo già dato disdetta dell’appartamento in cui viviamo a Londra – continua la mail della coppia - e stiamo per ultimare (con mutuo!) l’acquisto della nostra prima casa in Italia in Veneto». Una pianificazione che rischia di infrangersi sulla volatilità delle norme. «La scelta del nostro rientro è stata fortemente condizionata dalla presenza di questa legge. Mi sembra ingiusto – scrive Cristina S. - che il Governo italiano cambi cosí all’improvviso una legge che stava permettendo all’Italia di recuperare famiglie con i loro figli e con le competenze di lavoratori altamente qualificati». Reazioni comprensibilmente molto preoccupate, con un carico emotivo di molto superiore al taglio dell’agevolazione. Andrea S. chiede ad esempio al nostro giornale «di fare luce sulla vicenda per chi come me ha pianificato la sua vita dei prossimi 10 anni facendo leva su questa agevolazione, contando di fare una famiglia in Italia».

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Da sottolineare come non a tutti sia chiaro che la revisione delle agevolazioni entri in vigore dal 2024, pertanto chi firma entro dicembre un contratto di lavoro trasferendo la residenza fiscale in Italia non sarà interessato dalla misura. Tuttavia non manca chi come Emanuele si dice «molto amareggiato e spero di poter dare il mio contributo e la mia esperienza per aiutare a migliorare la proposta attuale e renderla meno penalizzante». Misure che a partire dalla norma originaria (la 238/10) hanno offerto opportunità al sistema Paese, così come alle imprese e ai singoli cittadini, come racconta Monica F.: «Sono onesta quando dico che il principale, se non l’unico motivo per cui avevo preso questa decisione (il rientro in Italia, n.d.r.), era per l’appunto il decreto “lavoratori impatriati”».

E c’è chi come Giorgio G., dopo aver lasciato una cattedra all’Università di Chicago, ora assume chi vuole seguire il suo stesso percorso e avverte: «Senza gli incentivi attualmente in vigore molti altri fattori negativi rischierebbero di prevalere nella scelta di tutti questi ricercatori e di scoraggiarli a tornare in Patria, contribuendo al devastante bilancio negativo tra espatri e rimpatri che rappresenta un dissanguamento di conoscenze e competenze che il nostro Paese sta subendo da decenni e che credo che solo questi incentivi abbiano contribuito ad attenuare o persino invertire».

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