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Milan e Roma al centro degli interessi arabi, ma nessuna trattativa per la cessione

dal nostro inviato Marco Bellinazzo

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 Olivier Giroud (Milan) e a destra Gianluca Mancini (Roma) durante la partita allo stadio San Siro di Milano del 14 gennaio. (Foto AP)

Olivier Giroud (Milan) e a destra Gianluca Mancini (Roma) durante la partita allo stadio San Siro di Milano del 14 gennaio. (Foto AP)

La Supercoppa italiana a Riad ha riacceso le voci sull’interesse del mondo arabo per la Serie A, ma le proprietà americane di Milan e Roma confermano il loro impegno nei club

20 gennaio 2024
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3' di lettura

RIAD - La presenza dei club italiani a Riad per la Supercoppa e per l’amichevole che il 24 gennaio la Roma disputerà contro l’Al-Shabab ha riacceso le voci sull’interesse del mondo arabo per la Serie A. In particolare, a finire al centro di rumors su presunte trattative di mercato, con un’eco che rimbalza dal Golfo alla Penisola, sono stati in queste ultime ore il Milan (tra le squadre più amate dagli appassionati di calcio sauditi) e il club giallorosso.

Capitolo Roma

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La Roma a più di 40 anni dall’ultima volta volerà a Riad per affrontare l’Al-Shabab, club della Roshn Professional League fondato 75 anni fa, all’Al-Awwal Park (lo stesso impianto dell’Al-Nassr in cui si gioca la Supercoppa). L’amichevole è stata organizzata nell’ambito della Riyadh Season, la manifestazione con eventi sportivi, musicali e culturali che promuove l’immagine della capitale saudita e attrae oltre 15 milioni di visitatori, il cui logo campaggia da qualche mese sulle maglie della Roma come main sponsor (l’accordo biennale dovrebbe valere 25 milioni).

In occasione della presentazione della partnership nell’ottobre dello scorso anno, che ha suscitato diverse polemiche per il concomitante impegno della capitale italiana nella corsa a Expo 2030 (corsa poi vinta da Riad), T urki Alalshikh, Presidente della General Entertainment Authority dell’Arabia Saudita, ne aveva chiarito con queste parole le ragioni: «Come il calcio, Riyadh Season mira a riunire le persone con la sua vasta gamma di eventi di intrattenimento internazionali e questa collaborazione offrirà una visibilità ancora maggiore attraverso uno dei club più seguiti al mondo. Il recente successo della Roma in Europa rende il far parte di questo famoso club un momento emozionante».

L’appeal della maglia giallorossa non è diminuito, nonostante le recenti difficoltà e l’esonero di un allenatore iconico come Josè Mourinho. Da qui l’interesse da parte del mondo arabo anche per un eventuale ingresso nell’azionariato del club. Le voci in questo senso trovano conferma negli ambienti finanziari sauditi, in stretto contatto con quelli americani sempre più presenti nel Golfo con i loro consulenti. Tuttavia, il confine di una trattativa e prim’ancora di una manifestazione di interesse (che farebbe scattare una due diligence, per intendersi), non è mai stato superato.

In questo senso, c’è il massimo rispetto per la volontà della famiglia Friedkin, che complessivamente ha investito nell’avventura a Roma in circa tre anni 850 milioni di euro. Come Il Sole 24 Ore ha potuto verificare la proprietà Usa non intende cedere la società e non ha all’ordine del giorno neanche una riflessione su questo tema.

Capitolo Milan

Anche sul fronte rossonero le indiscrezioni su possibili cessioni del club non trovano conferme. Il lavoro sul nuovo stadio e la blindatura del terzo posto per tornare subito in Champions restano le priorità del management e della proprietà. L’attenzione all’equilibrio dei conti anche in ossequio al patto con la Uefa, con il ritorno all’utile realizzato nel 2023, non calerà.

 Jerry Cardinale da alcuni mesi sta però lavorando per trovare soluzioni convenienti e rimborsare il debito contratto con Elliott al momento dell’acquisto del club (585 milioni, con interessi intorno al 7%, e una somma finale da restituire di circa 670 milioni). Non c’è una urgenza particolare visto che la scadenza è fissata nel 2025 e che Red Bird attraverso vari fondi che operano tra sport ed entertainment gestisce oggi asset per circa 8 miliardi di euro. Nelle scorse settimane Cardinale è stato nel Golfo dove ha incontrato diversi investitori arabi interessati a partecipare ai vari business imbastiti dai suoi fondi. In quest’ottica si sono aperte discussioni su possibili investimenti anche sul Milan.

L’idea di Cardinale sarebbe quella di vendere, nel caso, piccole quote, come hanno fatto le franchigie americane che negli ultimi anni, dopo la pandemia, hanno aperto alla possibilità che i fondi di private equity rilevino tra il 5 e il 10 per cento. Il modello da replicare potrebbe essere quello della partnership con i New York Yankees e la famiglia Steinbrenner, scesi in campo con RedBird nell’affare Milan. Il ricavato della cessione potrebbe chiaramente ridurre il prestito di Elliott. Per ora si tratta di ipotesi di lavoro da registrare.

Il ruolo di Pif

L’incognita in tutti questi casi resta quella del veicolo con cui eventuali partner arabi potrebbe scegliere di investire considerata le regole Uefa sulle multiproprietà, l’attuale presenza di Pif in Europa attraverso il Newcastle e la riconducibilità o meno dal punto di vista sostanziale e dirigenziale di altri fondi arabi allo stesso governo saudita che controlla il fondo sovrano di Riad.

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