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Cavi sottomarini, ecco i rischi che minacciano gli equilibri globali: lo studio

di Alessandro Longo

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(TRAVELARIUM - stock.adobe.com)

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I cavi sottomarini trasportano il 99% del traffico internet intercontinentale. Questa infrastruttura critica è sempre più vulnerabile ai rischi geopolitici e alla crescente influenza delle big tech.

25 gennaio 2024
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4' di lettura

Cavi sottomarini, che paradosso. Reggono il 99 per cento del traffico internet. E il loro ruolo diventa sempre più critico man mano che si infuoca il panorama geopolitico, nello scontro tra Occidente e Russia, Cina. Eppure i rischi che i Paesi, Italia inclusa, stanno correndo, associati a questi casi, sono ben poco indagati. Ancora meno sono all’attenzione dei Governi. Proprio per cominciare a sciogliere questo paradosso arriva uno studio unico nel suo genere, I cavi sottomarini e i rischi per la sovranità digitale, firmato da un gruppo di accademici, anche italiani: Abra Ganz (Yale University), Martina Camellini (Alma Mater Studiorum University of Bologna), Emmie Hine (University of Bologna- Department of Legal Studies; KU Leuven - Centre for IT & IP Law), Claudio Novelli (University of Bologna- Department of Legal Studies; Yale University - Digital Ethics Center), Huw Roberts (University of Oxford - Oxford Internet Institute) e Luciano Floridi (Yale University - Digital Ethics Center; University of Bologna- Department of Legal Studies).
“Abbiamo cercato, con lo studio, di rispondere a un’urgenza”, spiega Novelli. “Una doppia urgenza, anzi. Scientifica, perché mancava una ricostruzione dei rischi e profili politici legati ai cavi sottomarini a livello internazionale. E sostanziale perché questa fase di destabilizzazione geopolitica rende il controllo e la sicurezza dei cavi molto precario”, aggiunge. C’è il rischio che un conflitto, anche latenza, distrugga i cavi mettendo così a repentaglio connessioni da cui passa ormai l’economia globale. Gli stessi cavi possono essere usati per spionaggio. “Ma c’è anche il tema della sovranità che i Paesi possono esercitare, sulle proprie infrastrutture, nella misura in cui sempre più i cavi sono in mano a privati e a big tech”, aggiunge.
Lo stesso tema – di sovranità nazionale nel rapporto tra pubblico e privato - sta emergendo per i satelliti che offrono internet https://24plus.ilsole24ore.com/art/internet-spazio-scoppia-scontro-regole-musk-e-bezos-contro-tutti-AFeqwvHC. La differenza sostanziale è che i satelliti possono essere parte del futuro dell’accesso internet; i cavi sono invece il suo solido presente.

Cavi e big tech: il quadro

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Secondo TeleGeography, le condutture di dati sottomarine trasportano quasi il 99% del traffico internet intercontinentale. Ci sono 550 cavi sottomarini attivi o pianificati che si estendono per oltre 1,4 milioni di chilometri, di cui quasi la metà negli ultimi dieci anni. Ogni cavo, che di solito è un fascio di 12-16 fili di fibra ottica e largo come un tubo da giardino. Si estende sul fondo marino a una profondità media di 3mila e 600 metri. I cavi più recenti sono in grado di trasferire 250 terabit di dati al secondo. Sì, i dati vivono nei datacenter cloud, ma scorrono sotto l’oceano per raggiungere utenti, aziende, amministrazioni.Secondo le stime di TeleGeography, dal 2019 la domanda di banda internet internazionale è triplicata, arrivando a superare i 3.800 terabit al secondo. Il boom dell’intelligenza artificiale, affamata di dati, potrebbe rafforzare questa tendenza. Synergy Research Group, una società di dati, prevede un aumento di quasi tre volte della capacità dei data center dei grandi fornitori di cloud nei prossimi sei anni. Per collegare questi data center a Internet, tra il 2020 e il 2025 l’industria dei cavi dati installerà 440mila km di nuove linee sottomarine.La svolta big tech è degli ultimi dieci anni. Dal 2010 circa, l’aumento del traffico di dati ha portato i giganti di internet e del cloud computing - Amazon, Google, Meta e Microsoft – a investire sempre di più in cavi per propri servizi o altrui (a cui affittare capacità su queste linee).Nel 2012 quelle quattro aziende utilizzavano circa un decimo della larghezza di banda internazionale; oggi, quasi i tre quarti. I cavi finanziati (in tutto o in parte) dalle grandi aziende tecnologiche rappresentano quasi un quinto dei 12 miliardi di dollari di investimenti previsti, su queste linee sottomarine, nei prossimi quattro anni. Amazon e Microsoft possiedono rispettivamente una e quattro reti. Meta possiede direttamente un sistema di cavi ed è un investitore in altri 14 sistemi. Google fa più di tutti, possiede direttamente 12 dei suoi 26 cavi.

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Il ruolo degli Stati

Cosa fanno gli Stati per tutelare questo patrimonio dai vari rischi, che vanno dalla sicurezza nazionale a un eccessivo potere di aziende private su infrastrutture di rilevanza pubblica? Varie cose, ma in generale troppo poco. Pochissimo, l’Europa, come emerge dall’ultimo studio.Gli Usa, ma soprattutto la Cina, usano molto la leva delle regole per esercitare la propria giurisdizione sui cavi che attraversano le loro acque territoriali o le loro zone economiche esclusive. Impongono autorizzazioni alla posta, tasse o altre misure. Ne derivano conflitti con gli altri Paesi o con gli operatori privati dei cavi, che preferiscono una regolamentazione uniforme e basata sul diritto internazionale1.Alcuni Paesi – in Europa la Francia più degll’Italia - anche investono nella realizzazione di nuovi cavi sottomarini per diversificare le proprie rotte di connessione, ridurre la dipendenza da altri Paesi o operatori e aumentare la capacità e la resilienza della propria infrastruttura digitale. Gli Stati adottano anche misure per prevenire o contrastare i danni ai cavi sottomarini causati da fenomeni naturali, attività umane o attacchi deliberati. Lo fanno con un monitoraggio costante dei cavi, la cooperazione con le autorità marittime e la difesa militare dei cavi strategici. Tuttavia, queste misure non sono sempre efficaci o sufficienti a garantire la sicurezza dei cavi, secondo lo studio.

I consigli

Gli autori suggeriscono alcuni rimedi, che dovrebbero entrare subito nelle agende del Governi. Ad esempio, aumentare la crittografia del traffico Internet: il documento raccomanda che tutti i dati siano crittografati al più presto e che i dati più sensibili siano protetti con schemi di crittografia resistenti al quantum computing, per difendersi dall’intercettazione attuale e futura.Altro rimedio, diversificare le rotte e i metodi di comunicazione: utile ridurre in generale la dipendenza dai cavi, per le comunicazioni, quindi sfruttare di più satelliti, le onde radio o le fibre ottiche terrestri. Lo studio consiglia anche di avviare un forum internazionale in tema di cavi sottomarini; ossia una piattaforma di dialogo e cooperazione tra i Paesi, gli operatori, le organizzazioni internazionali e la società civile, per discutere le sfide e le opportunità della governance dei cavi sottomarini e promuovere norme e principi comuni.Insomma, tutto ciò che è mancato finora; la cui assenza rischia di costarci cara con l’aumentare delle tensioni geopolitiche o anche, semplicemente, per via della crescente influenza delle multinazionali tecnologiche.


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