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Attentato a Mosca «previsto» il 7 marzo dall’ambasciata Usa: «Concerti a rischio, evitare i raduni»

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Attentato a Mosca «previsto» il 7 marzo dall’ambasciata Usa: «Concerti a rischio, evitare i raduni»

Attentato a Mosca «previsto» il 7 marzo dall’ambasciata Usa: «Concerti a rischio, evitare i raduni»

22 marzo 2024
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2' di lettura

«L’Ambasciata sta monitorando le notizie secondo cui degli estremisti hanno in programma di prendere di mira grandi raduni a Mosca, tra cui i concerti, e si consiglia ai cittadini statunitensi di evitare grandi eventi nelle prossime 48 ore. Azioni da intraprendere: Evitare le folle. Seguire i media locali per gli aggiornamenti. Prestare attenzione all’ambiente circostante».

La nota del 7 marzo

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Una nota stringata del 7 marzo scorso da parte dell’Ambasciata americana a Mosca aveva in qualche modo anticipato l’attentato del 22 marzo, cioè 15 giorni dopo, alla sala concerti Crocus alle porte di Mosca.

L’alert della diplomazia americana individuava le «sale concerti» come possibili obiettivi, una previsione rivelatasi fondata. L’unico “errore” riguarda i tempi, perché la nota dell’ambasciata americana lanciava l’allerta nelle successive 48 ore mentre l’attentato si è consumato 15 giorni dopo.

L’alert dopo l’attentato sventato dai servizi russi

L’avvertimento era stato lanciato alcune ore dopo che l’FSB, il successore del KGB di epoca sovietica, aveva dichiarato di aver sventato un attacco a una sinagoga di Mosca da parte di una cellula del gruppo militante musulmano sunnita dello Stato Islamico.

Il riferimento agli estremisti lasciava aperte numerose possibilità sugli esecutori della strage. Poche ore dopo la strage è però arrivata via Telegram la rivendicazione da parte dell’Isis, l’organizzazione terroristica autrice di diversi attentati in Europa e Medio Oriente.

La pista del Corpo dei volontari russi

Una possibile pista, subito smentita dagli interessati, potrebbe portare al cosiddetto Corpo dei volontari russi, che con altre formazioni sta combattendo contro Mosca a fianco dell’Ucraina. Sono gli autori delle incursioni – divenute sempre più frequenti – dalla regione di Kharkiv a quella di Belgorod. Dopo il successo alle elezioni Putin ha dichiarato guerra totale a quelli che ha definito «traditori»: «Noi non abbiamo la pena di morte – aveva detto Putin la notte del 17 marzo – ma a questa gente non daremo tregua, lo sappiano». Per contrastare gli attacchi oltre confine, Putin aveva auspicato la creazione di una “zona cuscinetto” in territorio ucraino, presumibilmente pensando alla regione di Kharkiv.

«Non siamo stati noi, naturalmente», ha fatto sapere il gruppo riguardo alla tragedia del Crocus Hall. Ma la stessa mattina di venerdì l’Fsb aveva fatto sapere di aver arrestato sette persone vicine al gruppo, dopo che il 14 marzo era stata liquidata una cellula dei Volontari russi a San Pietroburgo.

L’attentato riporta Mosca agli anni bui delle stragi tra la fine degli anni Novanta e i primi anni Duemila. In particolare, alla crisi degli ostaggi del teatro Dubrovka di Mosca da parte di terroristi ceceni il 23 ottobre 2002, che coinvolse 850 ostaggi e si è conclusa con l’uccisione o la morte di 172 persone da parte dei servizi di sicurezza russi.

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