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Non ha più tanto senso parlare di tecniche artistiche nell’arte contemporanea. Gli artisti sempre di più combinano pittura, scultura, fotografia, ceramica, creando opere ibride, in cui il confine tra arte bi- e tri-dimensionalità va scomparendo. Si notava bene tra i corridoi della 18ª Art-O-Rama, fiera per l’arte emergente che si è svolta dal 30 agosto al 1° settembre a Marsiglia all’interno di una ex fabbrica di tabacco convertita in un centro frequentato da creativi, giovani, ma anche famiglie del quartiere. Con la sua aria alternativa, a fine estate, attira sempre numerosi collezionisti da Francia e Belgio ma anche dall’Italia, alla ricerca di nuovi nomi su cui scommettere, spesso appena freschi di accademia, con prezzi accessibili sotto i 10.000 euro.
Per esempio, l’artista inglese Ben Gomes, classe 1989, parte dipingendo motivi a metà tra il figurativo e l’astratto sulla tela non intelaiata, che poi integra in sculture in alluminio. Presentato dalla galleria 243 Luz di Margate, città costiera scelta da vari artisti tra cui Tracey Emin, i prezzi vanno da 4.750 a 7.500 £. Invece, le opere di Samir Laghouati-Rashwan, classe 1992, sono cornici in alluminio con all’interno immagini incastrate nella resina, la cui trasparenza o opacità modifica l’iconografia e la percezione da parte del visitatore. Appese a vistose catene, sono talvolta al centro dell’ambiente, talvolta alla parete, o anche sovrapposte l’una sull’altra (da Sissi Club di Marsiglia si va da 1.200 a 5.000 €).
Anche Marilou Poncin, 32 anni, francese, al momento esposta anche al festival per la fotografia Rencontres d’Arles, mischia tecniche e mezzi espressivi, in particolare, usa la ceramica combinandola con la fotografia e la pittura per mostrare come la rappresentazione del corpo della donna e del desiderio cambi nell’era digitale (da Spiaggia Libera di Parigi, da 750 e 4.800 €). Ha già avuto una personale al Mac di Lione e nel 2025 la vedremo a Milano e in Giappone in luoghi non ancora rivelati.
“Tra gli artisti emergenti la pittura è il mezzo espressivo dominante negli ultimi anni” ha commentato Jérôme Pantalacci, direttore della fiera francese, “ma si osserva una sempre più accentuata ricerca di manualità e lavoro artigianale, con l’uso di tecniche e materiali come la ceramica e il tessuto, pur rimanendo nell’arte concettuale”.
Isabella Fürnkäs, classe 1988, usa la ceramica per realizzare gli ironici telecomandi della serie “Remote Controls”, replicando i primi dispositivi tecnologici a dare all’uomo l’illusione del comando di uno schermo (da Windhager von Kaenel di Zug costano 2.500-3.500 €; 4.500 € per i disegni). Ha studiato a Düsseldorf da Keren Cytter e Andreas Gursky e a Berlino da Hito Steyerl e ha già esposto in diversi musei, soprattutto, in area tedesca.
Caroline Mesquita, classe 1989, piega e martella il metallo a mano, lo colora con l’ammoniaca e vari acidi, per poi lasciare il resto alle patine e all’ossidazione (da 2.500 a 9.000 € da Union Pacific di Londra). Le sue opere sono state esposte fino alla fine di agosto nella vetrina di Hèrmes a Venezia, mentre ad Art-O-Rama è in dialogo con il cinese Wei Libo, classe 1994, appena diplomato all’Ecole Nationale Supérieure d’Art des Beaux-Arts di Parigi, dove ha studiato con Petrit Halilaj & Alvaro Urbano e Tatiana Trouvé. Le sue opere illusorie, che replicano frutti e vasi all’interno di armadi utilizzando la ceramica e l’intarsio in legno con grande maestria, gli hanno fatto guadagnare il Prix des Amis des Beaux-Arts de Paris (da sans titre di Parigi, prezzi da 4.000 a 10.000 €).
L’inglese Lara Smithson, invece, usa il tessuto tecnico per opere ispirate alla storia dell’arte, in particolare, quella medievale e rinascimentale, che ha approfondito, soprattutto, durante residenze a Roma e Oxford. I suoi lavori richiamano triptici e pale d’altare con riferimenti a scavi archeologici, elementi anatomici, parti di corpo di santi smembrati come reliquie, riflessioni sul corpo tra la vita e la morte (da Des Bains di Londra, prezzi dai 3.000 ai 12.000 €, con una vendita importante registrata nelle prime ore della fiera).
La ricerca di manualità non è fine a sé stessa: al centro dell’opera c’è sempre una riflessione concettuale, che spesso è rivolta all’identità dell’artista, oppure all’attualità, ed è importante che ci sia, per non rischiare di comprare un’opera che sia solo decorativa.
Pensiamo a Hoa Dung Clerget, francese di origini vietnamite, che eleva la cosiddetta “Nail art”, l’arte di dipingere le unghie con lo smalto, ad arte contemporanea. Le sue piccole sculture appese al muro sono fiori di loto fatti con il gel per le unghie, all’interno dei quali sono ritratte donne in pose sensuali. Si riferiscono agli oramai diffusissimi Nail Studio che per le donne della comunità vietnamita (in questo caso) rappresentano un biglietto di ingresso nel mondo del lavoro e nella società occidentale (da Studio Chapple, 1.070-1400 €).
Presenti in fiera anche due gallerie italiane: Gian Marco Casini di Livorno, con un nuovo lavoro della bolognese Margherita Moscardini, classe 1981: un’installazione formata da tre elementi che si riferiscono all’episodio della scritta sul muro della scuola di Dara’a che è stato scatenante della guerra in Siria nel 2011. L’artista ha riprodotto in ceramica le parole “È il tuo turno dottore”, in riferimento ad Assad, che alcuni giovani avevano scritto sul muro della scuola, poi cancellate dalle autorità, come si vede in una fotografia esposta. Il terzo elemento è un lavoro sonoro che riproduce alcune delle frasi dei ragazzi arrestati. Un momento significativo non solo per la storia della Siria, ma anche per le conseguenze che l’ondata migratoria ha avuto sull’unità dell’Europa e sugli ideali di accoglienza e identità nazionale (24.000 € in edizione di tre).
La galleria è alla terza partecipazione in fiera, mentre per Triangolo di Cremona è la prima volta. La galleria ha portato due serie dell’artista svizzero Samuel Haitz, classe 1997, attualmente esposto anche in galleria. Per una delle due serie l’artista, che parte sempre dalla letteratura, lo spunto sono state riviste omosessuali del secolo scorso, in cui è intervenuto in modo poetico. Anche l’altra serie, intitolata “Coke”, fa riferimento all’amore omosessuale a partire da una poesia di Frank O’Hara, “Having a Coke with You”, ma riprendendo anche l’opera “Ale Cans” di Jasper Johns e riflettendo sull’accettazione sociale delle unioni gay.
L’italia è ben rappresentata anche nel contesto dei premi, infatti, ce ne sono due promossi da collezionisti italiani: il premio Because Of Many Suns è sostenuto da Francesco Taurisano ed è andato a Max Guy, rappresentato dalla galleria americana Good Weather. La sua installazione “Matrix”, 2024, sarà donata al Madre di Napoli. Il Marval Prize di Valeria e Marco Curina, invece, è andato a Stefania Batoeva di Public Gallery di Londra.
Un curatore italiano, Francesco Tenaglia, era coinvolto nella selezione degli artisti per i premi Région Sud Art Prize e Région Sud Design Prize, che sono andati rispettivamente a Zoé Saudrais e Cassandra Naigre.
Ma le scoperte a Marsiglia non si fanno solo ad Art-O-Rama. Contemporaneamente alla fiera si svolge da tre anni un festival chiamato Systema, in cui quattro curatori, Won Jin Choi, Lucas Jacques-Witz, Myriam Mokdes e Ryder Morey-Weale, invitano spazi indipendenti da tutta Europa all’interno di una scuola di musica inutilizzata in estate, per mostrare i loro artisti. Quest’anno sono 13, tra cui E A Shared Space di Tblisi in Georgia e Closing Soon di Atene, che è particolarmente attento alla sostenibilità.
Il festival si sostiene in parte grazie a fondi pubblici, ma soprattutto attraverso il lavoro volontario dei fondatori. “I lavori in mostra sono, soprattutto, video e piccole opere su carta, che riflettono la precarietà di questi spazi” ha spiegato uno dei curatori, Ryder Morey-Weale. “Gli spazi non pagano per partecipare, anzi, ricevono da noi una fee e ci occupiamo dei trasporti e dell’allestimento. Non prendiamo alcuna commissione sulle vendite, se dovessero essercene”.
Un altro evento parallelo, questa volta con un formato più fieristico, è Paréidolie, giunta all’11ª edizione e organizzata dall’associazione Chateau de Servières. La qualità dell’offerta è mista, ma anche qui si trovano opere interessanti. Prima della ripartenza della stagione autunnale, Marsiglia con tutte queste proposte vale certamente una visita per i collezionisti alla ricerca di nuove proposte.
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