di N.Co.
Apostolico, Salvini: "Perplesso sulla terzieta' di qualche giudice"
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«Non compete alle Corti né l’invenzione del diritto né la teorizzazione della maggiore idoneità della procedura giudiziaria a comporre quei conflitti che richiedono esercizio di discrezionalità politica, né la sostituzione a organi nazionali o sovranazionali nel qualificare le relazioni fra gli Stati e ciò per doveroso rispetto sia dei parametri costituzionali, sia del mandato ricevuto da chi, a scadenze periodiche, esercita il diritto di voto. Compete alle Corti esprimersi in nome del popolo italiano, non in vece del popolo italiano. Il parametro per il giudice non è la condivisione o la non condivisione dei contenuti della norma che è chiamato ad applicare: a meno che non dubiti motivatamente della sua coerenza con la Costituzione». Lo ha detto il sottosegretario, Alfredo Mantovano a Palermo, parlando nel corso del convegno ’Giustizia al servizio del Paese’, organizzato dalla magistratura contabile a Palazzo Sclafani a Palermo. Al convegno ha preso parte anche il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella.
«Ritengo difficile lasciare fuori dalla porta incomprensioni sorte tra esecutivo e settore delle giurisdizioni. Negli ultimi decenni le hanno avute quasi tutti i governi. Prenderle in considerazione significa non enfatizzare le polemiche, ma porsi nella prospettiva di superare conflitti che non fanno bene a nessuno. E se la dialettica tra le istituzioni è per molti aspetti fisiologica, la bussola per l’ordinato svolgimento dei rapporti tra esse è la nostra Costituzione. La professionalità, l’indipendenza, l’imparzialità dei giudici che controllano l’attività dell’amministrazione, dirimono le controversie, giudicano le responsabilità dei cittadini, sono garanzia di qualità e di obiettività del giudizio», ha detto Mantovano. Al convegno è presente il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. «È superfluo ricordare - prosegue - che la Costituzione pone le scelte del legislatore in una posizione di preminenza rispetto all’intervento giudiziario, con un solo fondamentale limite: la conformità alla stessa carta, la cui verifica compete alla consulta», conclude Mantovano.
Il Tribunale di Catania non ha convalidato il trattenimento di cinque migranti a Pozzallo disposto dal Questore di Ragusa. Il provvedimento è stato adottato dal giudice Rosario Cuprì, il collega del giudice Iolanda Apostolico che ha già emesso nei giorni scorsi un analogo dispositivo per sei tunisini. Attualmente, a quanto si apprende, non ci sarebbero altri decreti da convalidare e nell’area riservata di Pozzallo non ci sono migranti presenti.
Il giudice del Tribunale di Potenza Filippo Palumbo non ha convalidato il trattenimento, disposto dal questore di Forlì, di un cittadino tunisino richiedente asilo nel Cpr di Palazzo San Gervasio (Potenza).
Intanto il carabiniere indicato come l’autore del video in cui si vede la giudice Iolanda Apostolico partecipare alla manifestazione di protesta al porto di Catania contro le politiche migratorie del governo avrebbe negato alla Procura di essere l’autore del filmato. Il militare, sentito come persona informata sui fatti per oltre 90 minuti dal procuratore facente funzioni, Agata Santonocito avrebbe detto di non avere girato lui il video. Di conseguenza anche di non avere confessato e quindi ritrattato alcunché. Il carabiniere, sentito come testimone, era da solo e non con il suo legale, l’avvocato Christian Petrina. Secondo l’avvocato Petrina il suo coinvolgimento sarebbe scaturito dopo un incontro conviviale con altri colleghi che conoscendo la sua amicizia personale e professionale con il luogotenente dell’Arma in congedo Anastasio Carrà, sindaco di Motta Sant’Anastasia e deputato nazionale della Lega che ha riconosciuto per primo il giudice Apostolico nel video pubblicato dal ministro Salvini, lo avrebbero preso amichevolmente in giro. E lo avrebbero più volte e pressantemente invitato ad ammettere che il video era suo. Il carabiniere di fronte alle insistenze dei colleghi avrebbe detto qualcosa come «va bene, come dite voi...», ma, ha spiegato, per chiudere il discorso non per ammettere qualcosa che non aveva fatto. La sua affermazione sarebbe stata interpretata come una conferma da un collega che ha presentato una relazione ai superiori che ha fatto scattare gli ulteriori accertamenti.
«Nei miei numerosi incontri con i colleghi ministri e vari ambasciatori, è emersa l’unanime riluttanza a investire in Italia a causa della lentezza dei processi e della incertezza del diritto - ha detto il ministro della Giustizia Nordio - Questa semi-paralisi ci costa una perdita del Pil del 2%. Dobbiamo invertire questa tendenza, trasformando quella che Amleto chiamava ’the law’s delay’, i ritardi delle leggi, in leva di crescita per il futuro. Non a caso, l’Europa ha inserito le riforme della giustizia tra le condizioni essenziali per ottenere i fondi del Pnrr».
In questo «irripetibile momento storico, in cui il Paese ha la possibilità di compiere un significativo balzo in avanti - ha detto Nordio - le tre magistrature, ciascuna nel suo ruolo, devono dunque attuare il massimo sforzo per contribuire allo sviluppo del sistema-Paese, assicurare il corretto rapporto tra potere pubblico, cittadini e imprese, nell’ambito di una pubblica amministrazione efficiente, trasparente e imparziale. Un agire congiunto che consentirà di cogliere fino in fondo le occasioni del Recovery plan e tenere i fondi Pnrr lontani da appetiti illeciti». L’attuazione e il successo del Pnrr, ha detto Nordio, «non è una vittoria o una sconfitta di un Governo o dell’altro, ma un’opportunità unica».
Nicoletta Cottone
Caporedattore
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