di Patrizia Maciocchi
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La rinuncia della madre, messa nero su bianco, all’assegno di mantenimento per il figlio minore, non salva il padre dalla condanna a sei mesi di reclusione, per aver fatto mancare al bambino i mezzi di sussistenza. La scrittura privata, siglata dai genitori a margine della decisione del giudice - che era dunque rimasto all’oscuro dell’accordo - non può, infatti, aver alcun valore perché danneggia gli interessi della prole. La Cassazione, conferma dunque la condanna e fa carta straccia del “patto”, grazie al quale la donna aveva ottenuto il permesso di portare il minore con sé in Marocco, in cambio della rinuncia ad avere il contributo di 100 euro al mese, stabilito dal Tribunale, in favore del figlio nato fuori dal matrimonio. La Suprema corte è costretta a ricordare che le intese patrimoniali raggiunte dalle parti hanno un limite: non possono essere lesive degli interessi dei beneficiari, tutelati dalla legge, o contrarie all’ordine pubblico. Un principio che si fa ancora più stringente quando gli interessi in gioco sono quelli di un bambino, che mai possono diventare merce di scambio tra adulti. La carta con l’”accordo” non utile neppure per evitare la pena detentiva, unita alla sanzione pecuniaria.
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