Nadef, Urso: “Manovra cauta, ma determinata a supporto lavoratori"
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Gli spazi risicati dettati dalla rotta prudente dei conti pubblici. E l’incertezza del contesto internazionale, che impone ulteriore cautela. È un sentiero sempre più stretto quello che attende la legge di bilancio, pronta per il varo lunedì 16 ottobre in consiglio dei ministri. Ma gli occhi sono già puntati sull’iter in Parlamento, con l’appello della premier Giorgia Meloni a ridurre al minimo gli emendamenti destinati a mettere alla prova la maggioranza.
Già oggi la manovra è stata al centro del confronto tra il governo e le parti sociali in vista del varo in Consiglio dei ministri. Assente la premier Giorgia Meloni, in missione in Africa, per l’esecutivo erano presenti il Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Alfredo Mantovano, il Ministro dell’Economia e delle Finanze Giancarlo Giorgetti, il Ministro del lavoro e delle politiche sociali Marina Calderone e il vice Ministro dell’Economia e delle Finanze Maurizio Leo. All’attacco il segretario della Cgil Maurizio Landini: «Se rimane così com’è faremo battaglia» ha detto, annunciando che non sarebbe andato al vertice.
In particolare, il Governo «ha posto priorità assoluta - si legge in una nota a fine vertice - su redditi e pensioni più bassi per contrastare gli effetti negativi dell’inflazione, sulla riduzione delle tasse attraverso la conferma del taglio del cuneo fiscale e contributivo e l’anticipo della riforma dell’Irpef prevista dalla Delega fiscale, misure per la famiglia con incentivi per la natalità e le donne lavoratrici, risorse significative per il comparto sanitario e i rinnovi dei contratti del pubblico impiego scaduti da tempo».
Circa 5 miliardi per il rinnovo dei contratti della Pa stanziati in manovra: è la cifra, a quanto si apprende, indicata dal ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, alle parti sociali nel corso dell’incontro a Palazzo Chigi. Giorgetti ha aggiunto: «Abbiamo preso una decisione consapevole con l’extra deficit perché vogliamo compensare l’effetto dell’inflazione. Ma non governiamo governati dallo spread».
Divisi i sindacati. Positivo il giudizio della Cisl. Sul metodo «abbiamo apprezzato la disponibilità del governo a presentare i primi orientamenti e contenuti della legge di bilancio e di acquisire nostre proposte e priorità prima che il provvedimento venga portato in consiglio dei ministri. Sul merito troviamo recepite molte proposte e priorità che in questi mesi abbiamo indicato come Cisl». Così il segretario generale della Cisl, Luigi Sbarra, al termine dell’incontro del governo con le parti sociali sulla manovra. «È importante la proroga per tutto il 2024 del taglio del cuneo per i lavoratori dipendenti - ha aggiunto Sbarra -. Abbiamo avuto assicurazione che ci sarà anche il prossimo anno l’indicizzazione delle pensioni rispetto all’inflazione» nella versione attuale, su cui «noi abbiamo chiesto di fare uno sforzo aggiuntivo assicurando la piena perequazione a tutte le fasce di reddito pensionistico».
Molto critica la Cgil. «E andata male, avevano chiesto l’apertura di un confronto, invece ci siamo trovati di fronte ad un’informativa, peraltro lacunosa e generica. Si prospetta una manovra all’insegna del ritorno all’austerità, totalmente inadeguata ad affrontare le emergenze sociali del Paese» ha detto il segretario confederale della Cgil Christian Ferrari dopo l’incontro con il governo. «Non ci sono risposte, nemmeno la posta di 5 miliardi sul rinnovo dei contratti pubblici è lontanamente avvicinabile ad un obiettivo di tutela del potere d’acquisto»
Nella manovra «ci sono 3 miliardi per la sanità, che non sono sufficienti: la sanità va salvaguardata perché riguarda la vita delle persone» ha detto il segretario confederale della Uil Domenico Proietti al termine dell’incontro sulla manovra a Palazzo Chigi. «Non c’è niente sulla previdenza, dicono che rinnoveranno quota 103, ma non viene fatta menzione della rivalutazione piena delle pensioni e temiamo ci possa essere ancora la tentazione del ricorso alle pensioni come bancomat. Anche su Opzione donna non c’è nulla», ha aggiunto.
Sul superbonus «abbiamo avuto qualche spiraglio di apertura, non ne conosciamo i contorni, ma sappiamo che il problema è all’attenzione del governo, che non è sottovalutato». Così la presidente dell’Ance Federica Brancaccio a margine dell’incontro a Palazzo Chigi sulla manovra, precisando che l’apertura riguarderebbe «la proroga, per evitare che i lavori iniziati possano rimanere incompiuti. Ma - ha aggiunto - non abbiamo informazioni certe». «L’altra cosa che ci preoccupa, che impatterebbe in maniera drammatica, è la scadenza al 31 dicembre delle misure sul caro-materiali: il rischio è che «dal primo gennaio i cantieri si fermino»
«Lunedì in Consiglio dei ministri portiamo il decreto sulla global minimum tax, con provvedimenti sulla fiscalità internazionale riguardanti la residenza di persone e imprese. Poi un altro decreto sull’Irpef, che toccherà l’accorpamento delle prime 2 aliquote, e sulla mini-Ires, mantenendo il regime esistente, con agevolazioni in caso di investimenti qualificati e assunzioni». Mentre di modifiche alle norme sulle tasse di successione «per il momento non se ne parla». Lo ha annunciato il viceministro dell’Economia, Maurizio Leo, a un convegno alla Luiss a Roma sul fisco, organizzato dal Sole 24 Ore, parlando di due decreti legislativi attuativi della delega fiscale in arrivo insieme alla manovra lunedì. Il taglio del cuneo sarà rifinanziato in manovra dal primo gennaio al 31 dicembre 2024 ed anche l’accorpamento delle prime due aliquote Irpef viaggerà parallelo solo per l’anno prossimo
Certo è che in una manovra da complessivi 22 miliardi, di cui 15,7 miliardi in deficit, concentrata su taglio del cuneo (circa 9 miliardi), nuova Irpef a tre aliquote (4 miliardi), contratti Pa compresa la sanità, pacchetto famiglie (circa 1 miliardo) e spese obbligate, lo spazio per altro si riduce a ben poco.
Mentre gli ultimi eventi in Medioriente potrebbero richiedere un ripensamento della linea decisa sugli aiuti in campo energetico: nonostante le scorte siano elevate, l’aumento dei prezzi potrebbe rendere necessario prorogare gli aiuti oltre l’orizzonte prospettato dall’esecutivo, che nella Nadef parla di misure sempre più mirate da ritirare gradualmente entro il 2024.
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