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Alluvione in Emilia Romagna, Traversara devastata da acqua e incuria: «In due estati non hanno fatto nulla»

dal nostro inviato Luca Benecchi

Bagnacavallo (Ra). L’acqua se ne è andata ma il paese è distrutto

Reportage. Nel borgo ravennate il fiume Lamone ha rotto gli argini e invaso case e campi mercoledì notte. La disperazione dei 700 abitanti: «L’altra volta ci siamo salvati ma da allora nessuno ha fatto niente»

22 settembre 2024
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4' di lettura

Traversara si mostra come se fosse stata bombardata. Come se uno tsunami l’avesse distrutta. Un terremoto. Case ormai solo da abbattere, tetti divelti. Persone che chiedono aiuto dai piani superiori. Automobili finite in mezzo ai campi, automobili finite nei canali. La furia dell’acqua ha portato via tutto.

Tra i filari delle vigne si trova qualunque cosa. Legname, rifiuti di ogni genere, sedie di plastica. Tavoli e contenitori della spazzatura portati via per centinaia di metri.

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Quella che sembra la grande bocca del drago è ancora aperta. L’argine sul fiume Lamone è crollato. Come una bocca senza denti. Un enorme muro è venuto giù, per trenta metri in larghezza e quindici in altezza. La violenza dell’acqua è stata devastante. E sotto non è rimasto molto. Cosmina è disperata e mentre si sfoga piange. «Come si fa, come faccio riportare a casa i miei figli? Che sicurezza ho. Se piove e si rompe di nuovo cosa facciamo, sono io la prossima? Chi mi garantisce che io domani posso portare i miei figli a casa? Chi? Ora sono da amici. Ci siam salvati la pelle, per il resto non abbiamo più niente, solo i muri».

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«L’altra volta ci siamo salvati, ma da allora nessuno ha fatto niente. Ma che gente è? Lavori? Hanno messo della sabbia, anche io sono capace di mettere della sabbia. Due mesi fa bastava chiedere a chiunque. Se viene un’alluvione dove si rompe la prossima volta? E tutti rispondevano o qui o al Boncellino, dove l’argine ha ceduto nel 2003. E così è stato».

«Come ci hanno avvertito? - continua Cosmina - Viene l’auto di notte e ci intimano di lasciare casa. E se viene giù tutto cosa devo fare? Come faccio ad andare a lavorare se piove? La verità è che se non ci fossero amici e parenti ad aiutarci noi qui saremmo soli». C’è anche chi è stato portato via in gommone dai Vigili del fuoco mercoledì notte ma ha preferito rientrare subito in casa. «L’applicazione del Comune questa volta non ha funzionato e se non fosse stato per le campane della chiesa che alle tre hanno cominciato a battere le ore non mi sarei svegliato». Le strade intorno a Traversara di Bagnacavallo sono chiuse. In tantissimi si vedono arrivare in bicicletta con le pale in spalla per dare una mano. Anche i Carabinieri hanno la stazione allagata e piena di fango e molti spalano. La protezione civile con le piantine catastali cerca di fare un censimento di quello che è rimasto in piedi e quello che invece è inagibile. Sotto un tendone rosso ai volontari viene distribuito il pranzo, panini acqua, vino e biscotti al cioccolato. Qui non è stata un’alluvione come le altre. Non c’è stata solo l’irruenza dell’acqua.

Qui è crollato un muro alto più delle case che aveva intorno e ha riversato la violenza della piena su chi stava sotto, distruggendo tutto quello che trovava. L’esercito non è ancora arrivato. In tanti girano per le strade disastrate ed è la Protezione civile a fermare, chiedere, identificare chi c’è in giro. Wainer Savini risale con un collega verso, l’argine, la bocca del drago. I camion scaricano enormi massi di pietra per tentare di ripristinare con delle grandi scavatrici quello che non c’è più. Ci vorranno settimane per chiudere e proteggere ancora una volta il corso del Lamone. Quando si sale sul ponte si può vedere tutta la devastazione di Traversara. Ma la cosa che stupisce di più è quello che c’è sotto al ponte.

Infiniti cumuli di legna, sia leggera che di tronchi pesanti, galleggiano in quella che ormai è diventata una melma inerme. «È giù all’altro ponte che si è formato il tappo che ha provocato il disastro». La tracimazione ha indebolito le sponde, poi legname abbandonato, le nutrie e l’incuria hanno fatto il resto».

«Certo ci vuole coraggio a rimanere a vivere qui – dice ancora Savini – penso che molti se ne andranno. Questo, che fino ad oggi ospitava sette-ottocento persone - diventerà un paese fantasma». Difficile capire se questo ragionamento di buonsenso poi si trasformerà in realtà. Chi ha tutto qui, farà qualunque cosa per rimanerci. Anche quelle comunità di stranieri immigrati che spalano il fango delle loro abitazioni al piano terra. O le famiglie rumene e quelle asiatiche che puliscono i cortili.

Appena fuori da Traversara anche tante imprese agricole sono state pesantemente colpite. Nella strada di Cagollo è tutta una fila di auto parcheggiate sul limitare dei canali in piena. Sono anche qui i volontari di Villanova e di Bagnacavallo che danno una mano a ripulire le fattorie. Stefano Patuelli ha messo un sacco di piccoli animali morti nell’alluvione sul ciglio della strada. Conigli, agnelli e volatili. Aspetta che qualcuno venga a ritirarli come gli hanno promesso. «Abbiamo avuto due estati per fare le cose che dovevano essere fatte, ma non è stato messo in campo nulla. Rispetto alla scorsa volta abbiamo avuto meno acqua ma è arrivata con una forza inaudita». «Ci chiedono - continua - di non strumentalizzare quello che è successo ma qui si tratta di negligenza e cattiva gestione dei fondi, pochi e mal distribuiti».

Per Patuelli sarebbe stato meglio puntare su una detrazione fiscale totale invece che intavolare questo lungo tira e molla burocratico. Poco più avanti sulla strada la cascina di Ivano Contessi. «Nelle vigne non si riesce a passare con i mezzi perché c’è troppa acqua e dunque la vendemmia non si farà. L’uva resterà sulle piante perchè non c’è nessuno che possa raccoglierla a mano». Troppe regole rendono difficile accedere ai fondi. «C’è una piattaforma digitale per i danni alle abitazioni, una per i danni alle strumentazioni e infine un’altra trafila per recuperare i raccolti agricoli mancati. Senza dimenticare che l’assicurazione pubblica, che dovrebbe risarcire i mancati guadagni, è stata sospesa senza nessuna motivazione».

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