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Stellantis è stata citata in giudizio da alcuni azionisti negli Stati Uniti, i quali sostengono che la casa automobilistica li avrebbe «tratti in inganno» nascondendo l’aumento delle scorte e altri dati, prima di pubblicare risultati finanziari deludenti che hanno causato un calo del prezzo delle azioni. Lo ha riportato Reuters, specificando che la denuncia - presentata giovedì 15 agosto - sostiene che Stellantis ha gonfiato artificialmente il prezzo delle sue azioni per gran parte del 2024 formulando valutazioni «straordinariamente positive» su scorte, potere di determinazione dei prezzi, nuovi prodotti e margine operativo. La citazione in giudizio nomina espressamente il ceo Carlos Tavares e la direttrice finanziaria, Natalie Knight. La causa è Long contro Stellantis NV e altri, Tribunale distrettuale degli Stati Uniti, distretto meridionale di New York, n. 24-06196. «Questa causa è priva di fondamento e l’azienda intende difendersi con determinazione», ha fatto sapere Stellantis. In sostanza il costruttore franco-italiano nato nel gennaio 2021 dalla fusione tra Psa e Fca, ritiene che l’azione promossa sia priva di basi legali o di prove sufficienti per giustificare le accuse.
Negli Stati Uniti è frequente che gli azionisti facciano causa alle aziende dopo un calo inaspettato. In questo caso chi accusa sostiene che la verità è emersa il 25 luglio, quando il gruppo guidato da Tavares ha pubblicato i conti del secondo trimestre. L’utile operativo rettificato del primo semestre era sceso del 40% a 8,46 miliardi di euro, al di sotto degli 8,85 miliardi attesi dagli analisti, «per effetto - aveva spiegato l’azienda - essenzialmente del decremento in Nord America». L’utile netto era stato di 5,6 miliardi di euro, in calo del 48% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente «soprattutto per la diminuzione dei volumi e del mix, i cambi meno favorevoli e i costi di ristrutturazione». I ricavi netti pari a 85 miliardi, si erano ridotti del 14%.
Dopo la comunicazione di fine luglio dei risultati trimestrali e semestrali, le azioni Stellantis a Wall Street avevano perso il 9,9% in due sedute, attestandosi a quota 17,66 dollari. Nella causa si parla di danni non specificati per gli azionisti tra il 15 febbraio e il 24 luglio 2024. In realtà il titolo Stellantis è in calo del 32% nel 2024 e soprattutto ha quasi dimezzato il valore tra marzo e i corsi attuali, passando da una capitalizzazione di 85 miliardi di dollari a 46 miliardi (titolo a 15,8 dollari). Il gruppo, subito dopo i conti del primo trimestre, era arrivato a guadagnare la terza piazza per valore, dopo Tesla e Toyota. Oggi è tredicesimo, dopo l’indiana Tata Motors e la new entry Xiaomi. Tra le cause le difficoltà sul mercato Usa, con modelli datati che non hanno incontrato la domanda (ad esempio Ram 1500 Classic e Jeep Cherokee), e, appunto, i risultati finanziari inferiori alle attese.
Stellantis nella seduta odierna ha chiuso positiva (+1,92%) in Italia a ruota del rimbalzo di Piazza Affari, di nuovo sopra i 33mila punti, dovuto al ritorno della fiducia sulle principali borse europee grazie ai recenti dati Usa migliori delle stime. Meno effervescente l’andamento a Wall Street, con il titolo debole e sul filo della parità.
La scorsa settimana Stellantis ha dichiarato di voler licenziare 2.450 lavoratori da un impianto di produzione in Michigan, in quanto la casa automobilistica prevede di terminare la produzione del Ram 1500 Classic alla fine di quest’anno. La decisione è arrivata mentre la quota di mercato della casa madre negli Stati Uniti si riduce, i concessionari lamentano l’aumento delle scorte scorte e la casa automobilistica si prepara a lanciare modelli a batteria per competere con i rivali. I licenziamenti potrebbero iniziare già l’8 ottobre e il numero effettivo potrebbe essere inferiore se alcuni lavoratori si trasferiranno in altri stabilimenti.
Alberto Annicchiarico
vicecaposervizio
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