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Lo smart working post pandemia? Per donne, laureati e 35-44enni

di Claudio Tucci

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Lo smart working post pandemia? Per donne, laureati e 35-44enni

Lo smart working post pandemia? Per donne, laureati e 35-44enni

Nel 2023 sono 2,8 milioni i lavoratori in smart working

28 aprile 2024
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2' di lettura

Sono soprattutto laureati, lavoratori che hanno un’età tra i 35 e i 44 anni, che hanno un impiego nei settori dell’Informazione e comunicazione e delle Attività finanziarie ed assicurative. E’ questo l’identikit dell’occupato “in modalità agile” tracciato dall’Istat nel recente rapporto sui Bes, pubblicato a metà aprile. Se nel 2021, come conseguenza dell’epidemia da COVID-19, il ricorso al lavoro da casa aveva raggiunto il suo picco (14,8%). Dal 2022 si assiste a un progressivo ridimensionamento del fenomeno. Tra il 2021 e il 2022 la riduzione era stata di 2,6 punti percentuali, e nel 2023 la quota di occupati che hanno svolto lavoro agile nelle quattro settimane precedenti l’intervista passa dal 12,2% al 12,0% (si tratta di poco più di 2,8 milioni di individui). Intanto da aprile è venuta meno la normativa emergenziale, e tutta la disciplina del lavoro agile è ora rimandata alle leggi ordinarie e agli accordi aziendali (e individuali).

Più lavoratori agili nella fascia 35-44 anni

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Nella media 2023, ricorda l’Istat, la quota di donne che lavorano da casa continua a essere più elevata di quella degli uomini (13,4% rispetto all’11,0%), tuttavia lo scarto si riduce: la percentuale per gli uomini rimane invariata, mentre per le donne cala di 0,4 punti percentuali. La quota più alta di occupati che lavorano da casa (13,3%) si osserva tra le persone con età tra 35 e 44 anni. Negli anni della pandemia, 2020 e 2021, le percentuali più elevate si registravano tra gli occupati di oltre 60 anni, per i quali nel 2022 si era però osservato il calo più significativo (oltre 4,5 punti percentuali).

Lavorano da casa soprattutto i laureati

La riduzione interessa i diplomati (-0,8 punti percentuali rispetto al 2022) e i laureati (-0,6); ma questi ultimi rimangono i più coinvolti da questa misura (27,4% rispetto al 9,4% dei diplomati e a poco più del 2% delle persone con al massimo la licenza media, che sono sostanzialmente stabili). L’Istat ricorda che per i laureati l’incremento tra il 2019 e il 2020 era stato di +20,5 punti, molto più forte rispetto a quello osservato tra gli occupati con diploma o con al massimo la licenza media (rispettivamente, +8,2 e +0,7) in ragione della maggiore possibilità per le professioni più qualificate di svolgere il lavoro da remoto. Gli occupati in professioni qualificate e impiegatizie sono quelli che più spesso svolgono il lavoro da casa (rispettivamente 26,4% e 14,6%), per i primi la variazione è più contenuta (-0,3 punti percentuali), mentre per gli impiegati il calo è di 2,2 punti percentuali.

Smart working nell’Informazione e nelle Attività finanziarie

Per quanto riguarda inoltre i settori di attività economica, il lavoro agile rimane più diffuso nel settore dell’Informazione e comunicazione (57,6%), anche se in flessione. Poi ci sono le Attività finanziarie e assicurative (37,3%). Per la Pubblica amministrazione e l’Istruzione il calo tra il 2021 e il 2022 era stato, rispettivamente, -9,7 e -11,6 punti percentuali, nel 2023 i due settori mostrano variazioni contenute ma di verso opposto: per il primo si osserva una riduzione (-0,7, il valore diventa pari a 13,4%), per il secondo un incremento (+0,5, 21,5%).

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