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Clima, corte europea diritti uomo contro Svizzera: ha fallito suoi obiettivi su emissioni

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Greta Thunberg alla sentenza della Corte (Reuters)

Greta Thunberg alla sentenza della Corte (Reuters)

La Corte europea dei diritti dell’uomo (Cedu) ha dichiarato che i Paesi sono chiamati a «proteggere meglio» la popolazione dalle conseguenze del climate change, accogliendo il ricorso di un gruppo di attiviste svizzere

9 aprile 2024
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2' di lettura

La Corte europea dei diritti dell’uomo (Cedu) ha dichiarato che i Paesi sono chiamati a «proteggere meglio» la popolazione dalle conseguenze del climate change, schierandosi con un gruppo di attiviste svizzere e stabilendo che il flop della Confederazione sui suoi obiettivi climatici rappresenta una «violazione» dei diritti umani delle ricorrenti. Gli Stati, si legge nella sentenza della Corte, devono attenersi alla Convenzione europea dei diritti umani e garantire «un’efficace protezione da parte delle autorità statali dai gravi effetti negativi dei cambiamenti climatici sulla loro vita, salute, benessere e qualità di vita». Il tribunale ha respinto in parallelo i ricorsi avanzati da un gruppo di giovani portoghesi e un sindaco francese per costringere i rispettivi governi a ridurre le emissioni.

La sentenza della Corte

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Con 16 voti contro 1, la Corte ha stabilito che vi è stata una violazione dell’articolo 8 che sancisce il diritto ad una tutela effettiva, da parte delle autorità statali, contro i gravi effetti dannosi dei cambiamenti climatici sulla vita, sulla salute, sul benessere e sulla qualità della vita. Il caso è stato portato avanti dagli «Anziani per la protezione del clima» (2500 donne svizzere di 73 anni in media) e da quattro dei suoi membri che hanno sviluppato anche richieste individuali. La Corte ha ritenuto che l’associazione fosse autorizzata ad agire in giudizio a nome di persone che affermassero che le loro condizioni di vita e la loro salute erano minacciate dal cambiamento climatico.

Per quanto riguarda i quattro ricorrenti individuali, la Corte ha ritenuto che non soddisfacessero i criteri relativi allo status di vittime e ha pertanto dichiarato i loro ricorsi irricevibili. La decisione della Corte - ha esultato l’attivista svedese Greta Thunberg - «è solo l’inizio in termini di contenziosi sul clima». Questo, ha dichiarato Thunberg, è solo l’inizio quando si tratta di controversie sul clima: in tutto il mondo, sempre più persone portano i propri governi in tribunale per ritenerli responsabili delle loro azioni. In nessun caso dobbiamo tirarci indietro, dobbiamo battere ancora di più perché questo è solo l’inizio».

«Utilizzeremo ogni strumento a nostra disposizione, il movimento per la giustizia climatica ha utilizzato metodi diversi per decenni, ripetendo lo stesso messaggio più e più volte e, come possiamo vedere, le emissioni sono ancora in calo. stiamo ancora andando nella direzione sbagliata e non ci arrenderemo».

Svizzera: attueremo ed eseguiremo la sentenza

La Svizzera ha dichiarato che studierà la decisione per valutare i prossimi passaggi. «Dobbiamo, in buona fede, attuare ed eseguire la sentenza», ha dichiarato all’Associated Press Alain Chablais, che ha rappresentato il Paese nelle udienze dello scorso anno. Il giudice Siofra O’Leary, presidente della Corte, ha sottolineato che spetterà ai governi decidere come affrontare gli obblighi relativi al cambiamento climatico.

Gli attivisti sostengono che molti governi non hanno colto la gravità del cambiamento climatico e si rivolgono sempre più ai tribunali affinché li costringano a fare di più per garantire che il riscaldamento globale sia contenuto entro 1,5 gradi Celsius (2,7 gradi Fahrenheit) rispetto ai livelli pre-industriali, in linea con gli obiettivi dell’accordo sul clima di Parigi. L’Unione europea ha fissato il suo obiettivo di neutralità climatica entro il 2050.

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