di Paola Pierotti
New York lancia la stretta su Airbnb, limiti agli affitti
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Anche l’Italia prepara la stretta sugli affitti brevi. Ieri sera l’ufficio legislativo del Ministero del Turismo ha inviato alle associazioni che hanno partecipato ai lavori di discussione di questi mesi la nuova bozza del provvedimento per mettere un argine al proliferare degli appartamenti destinati ad affitti turistici brevi nelle città e nelle località più apprezzate. Dopo la stretta in vigore da martedì a New York e attesa da tempo anche in Italia, sollecitata anche in questi giorni da alcune amministrazioni, a partire dal sindaco di Milano Beppe Sala.
La nuova proposta cambia già a partire dalle finalità: se nella bozza di fine maggio erano volte a contrastare «il rischio di un turismo sovradimensionato rispetto alle potenzialità ricettive locali e a salvaguardare la residenzialità dei centri storici ed impedirne lo spopolamento», il nuovo testo ha lo scopo di fornire una disciplina «uniforme a livello nazionale nonché di contrastare il fenomeno dell’abusivismo nel settore».
Si esclude, quindi, la responsabilità dell’overtourism e dello spopolamento dei centri storici, facendo leva anche sui dati che rilevano l’esiguità del numero di immobili destinati a questa finalità (meno del 2% a livello nazionale) rispetto all’importante patrimonio di immobili vuoti (pari a 9,5 milioni, circa il 27% del parco immobiliare complessivo).
Tra le novità del testo, l’innalzamento delle sanzioni , come quella, a titolo di esempio, fino a 5mila euro per chi affitterà una casa per una sola notte. Nel nuovo testo il legislatore riafferma l’obbligatorietà di un codice identificativo nazionale, il CIN (che sostituisce quello regionale) che però diversamente dalla precedente versione viene collegato all’immobile e non specifica che può essere chiesto dal proprietario o da un gestore.
Si centralizza la raccolta di informazioni a cura del ministero del Turismo (attraverso una banca dati già istituita nel 2019 che si occupa di affitti brevi ma anche di alberghi, B&B, agriturismi, rifugi alpini, campeggi, dimore storiche, affittacamere, residence e cabine delle navi da crociera), anche se rimangono le regioni i soggetti che dovranno concedere i CIN, mentre saranno i comuni a dover controllare l’applicazione su tutte le piattaforme e su tutti i canali di promozione, incluso il portone dell'immobile. Tornando alle sanzioni, non esporre il CIN per ogni annuncio costerà (ma non è chiaro se all’host, al gestore o alla piattaforma) una sanzione da 500 a 5mila euro e l’immediata rimozione dell'annuncio; non avere richiesto il CIN sarà sanzionato fino a 8mila euro.
Viene ribadito il fatto che il soggiorno non può essere inferiore a due notti nelle zone territoriali omogenee che rivestono carattere storico, artistico e di particolare pregio ambientale o da porzioni di essi, comprese le aree circostanti, che possono considerarsi parte integrante, per tali caratteristiche, degli agglomerati stessi. Rispetto alla bozza di maggio vengono eliminate le deroghe che erano concesse nel caso in cui la parte conduttrice fosse costituita da un nucleo familiare numeroso composto da almeno un genitore e tre figli.
Scende, inoltre, da 4 a 2 il limite di appartamenti, dello stesso proprietario, in locazione breve (da 1 a 30 notti) che sul territorio nazionale possono essere tassati con cedolare secca.
Come anticipato, sui requisiti delle case che possono essere affittate il governo ha accolto la richiesta di Federalberghi di sottoporre interamente alla stessa disciplina degli alberghi anche le case singole in termini di normativa antincendi, di strumentazione per la rilevazione del monossido di carbonio (apparati non obbligatori in una normale casa d'abitazione), mentre era già previsto dalle normative regionali che gli impianti fossero a norma.
«Oggi abbiamo dato ai soggetti interessati il testo della nostra proposta normativa al fine di formulare soluzioni efficaci ed efficienti che possano essere altamente condivise’ – ha scritto il ministro del Turismo, Daniela Santanchè, su Facebook –. Sono molti anni che si aspettava un intervento specifico sugli affitti brevi e mi sembra che nessuno, prima di noi, abbia mai voluto affrontare una questione riguardante un tema così complesso e spinoso. Abbiamo, invece affrontato la situazione degli affitti brevi in tempi non sospetti avviando, già mesi fa, tavoli di confronto con associazioni di categoria e degli inquilini, con le regioni ed i sindaci delle città metropolitane, per arrivare – ha concluso Santanchè – ad una proposta il più possibile condivisa».
Federalberghi ringrazia il ministro dell’impegno ma manifesta comunque qualche critica di merito. «Continuiamo a ritenere e a ribadire – spiega il presidente Bernabò Bocca – che chi acquista due appartamenti e li può affittare nei week end (perché il limite delle due notti consente di farlo nel fine settimana) non sta facendo un’integrazione del reddito familiare ma una vera attività commerciale, che deve essere tassata come quella di tutti gli altri imprenditori. Per noi è fondamentale – rileva – che il limite (il cosiddetto minimum stay) salga a tre notti, oppure si deve fare il cambio di destinazione da abitativo a commerciale con tutta la normativa e la tassazione che ne consegue. Inoltre troviamo che la norma di New York sia la cosa migliore. È possibile affittare solo se l’host vive nello stesso appartmento: tu a casa tua, dove abiti, puoi fare quello che vuoi ma se lo fai in un altro appartamento è un investimento, un’attività commercial a tutti gli effetti».
Estremamente insoddisfatta l’Aigab, l’associazione italiana gestori di affitti brevi,. «Di fatto – ha spiegato il presidente di Aigab, Marco Celani – sono state accolte richieste del mondo alberghiero volte a introdurre limitazioni attraverso complessi adempimenti relativi agli immobili (assoggettamento alle norme antincendio, introduzione nelle case di rilevatori di monossido di carbonio), incomprensibili restrizioni dirette volte a rendere meno conveniente il ricorso a questo strumento (come quelle del minimum stay, quindi possibilità di affittare una casa solo soggiornando almeno due notti) o rendere più complicata la vita del proprietario (costringendolo a diventare imprenditore nel caso abbia tre o più immobili, mentre prima la soglia era di cinque). Ogni proprietario in tutta Italia, che abbia più di due appartamenti messi a reddito con gli affitti brevi, sarà escluso dalla cedolare secca e costretto ad aprire partita Iva con l’obbligo di iscriversi al registro imprese e tenere la contabilità. Ancora da chiarire cosa intenda la norma per imprenditorialità perché ogni regione ha una diversa definizione. Nella peggiore delle ipotesi la norma può essere interpretata per chiunque faccia locazioni turistiche costringendo anche il singolo proprietario ad aprire partita Iva e rinunciare alla cedolare secca». Ancora, tra le novità, «dall’articolo 6, relativo alle locazioni per finalità turistiche in forma imprenditoriale – aggiunge Celani, presidente Aigab – è stato rimosso ogni riferimento alla figura dei gestori professionali, categoria di imprenditori che oggi conta circa 30mila professionisti, che si intravedeva nel precedente documento con la richiesta all’Istat di un codice Ateco specifico».
Paola Pierotti
Collaboratrice
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