di Silvia Pieraccini
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La filiera della pelle made in Italy prova a parlare, per la prima volta, con una voce sola: le associazioni Unic (concia), Assopellettieri (pelletteria), Assocalzaturifici (scarpe) e Assomac (macchine per la pelle) si sono alleate e, nei giorni “caldi” delle fiere milanesi di settore (Micam, Mipel, Lineapelle, Simac Tanning Tech), hanno svelato i numeri che incoronano un primatista mondiale e un contributor strategico di accessori sulle passerelle internazionali.
Mettendo insieme l’industria italiana della concia, della pelletteria, delle calzature e dei macchinari per la pelle, The European House-Ambrosetti ha calcolato un fatturato 2022 di 30 miliardi di euro, con un valore aggiunto di sei miliardi (il 3% di quello generato dalla manifattura italiana). L’export vale 27 miliardi di euro (+15% sul 2021) e genera un saldo commerciale vicino ai 15 miliardi. I campioni dell’export sono le calzature (il 45% del totale di filiera) e la pelletteria (il 40%). Gli addetti dei quattro comparti raggiungono quota 130mila (il 4% della manifattura italiana).
Nel 2022 l'Italia si è riconfermata il primo paese esportatore a valore in Europa di tecnologie per la filiera, pelli conciate, pelletteria e calzature. Considerando i settori tipici del made in Italy - automotive, arredo e food – la filiera pelle ha il più alto saldo commerciale in termini assoluti. Questo è frutto, sottolinea Ambrosetti, anche del posizionamento nella fascia alta del mercato: l'Italia è il primo produttore di calzature e pelletteria nell'alto di gamma, rappresenta il 60% delle pelli conciate in Europa ed è leader nelle tecnologie all'avanguardia. Inoltre questa filiera ha fatto passi importanti sulla strada della sostenibilità, e ora vuole definire strategie condivise per competere ancora meglio sul mercato.
I terreni di condivisione - delineati nell’incontro “Il valore della filiera italiana della pelle” che le quattro associazioni della galassia Confindustria hanno organizzato nei giorni scorsi a Milano - sono la formazione, la comunicazione, la gestione dei temi ambientali e di sostenibilità sociale. Tra le sfide del settore c’è infatti il ricambio generazionale e il bisogno di percorsi formativi che attraggano giovani. «La filiera della pelle è strategica – affermano le associazioni – perché è il core business della maggior parte dei grandi brand del lusso ed è un alleato inestimabile della creatività, sia per abilità di innovazione che per capacità di traduzione di idee in prodotti».
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