di Morya Longo
(REUTERS)
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Alla vigilia della decisione di Moody’s lo spread tra BTp e Bund è addirittura sceso pur tornando al punto di partenza in serata: rispetto ai 176 punti base di giovedì sera, oggi si è portato fino a 173 ai minimi da settembre, per poi chiudere a 177. Ma il punto vero, a prescindere dalle oscillazioni, è che il rating non era un tema sui mercati: lo spread tra BTp e Bund è sceso, in un contesto di rendimenti in calo ovunque, grazie al brusco ribasso del prezzo del petrolio di giovedì. Ed è risalito quando il petrolio si è ripreso.
Per capire il motivo della positiva giornata per i BTp, bisogna dunque partire dai mercati. Giovedì sera il prezzo del petrolio è sceso di oltre il 5%. Agli occhi degli investitori questa è stata la proverbiale ciliegina arrivata alla fine di una settimana che già aveva lanciato un messaggio forte e chiaro: l’inflazione sta calando ovunque più velocemente delle attese. Il costo della vita è sceso negli Stati Uniti più delle aspettative ad ottobre, passando dal 3,7% al 3,2% (mentre le attese erano per un 3,3%). Ma è calato anche in Gran Bretagna e in vari Paesi europei.
Questo ha convinto i mercati che la Fed Usa e la Bce non alzeranno più i tassi. Anzi, ora gli investitori si attendono quattro tagli sia in America sia in Europa tra giugno e dicembre 2024. Così, vedere giovedì il prezzo del petrolio che crollava ha avvalorato l’idea che l’inflazione sia destinata a calare ancora. Questo ha fatto scendere i rendimenti in America e in Europa ai minimi da settembre. Solo in serata, con il petrolio in brusco rimbalzo, i rendimenti sono tornati al punto di partenza.
I BTp hanno goduto anche dell’attesa del giudizio di Moody’s. Il motivo per cui il mercato era convinto sin dal pomeriggio che l’agenzia non avrebbe tagliato il rating è molto semplice: nell’ultima «credit opinion», che risale a maggio, Moody’s ha scritto chiaramente quali eventi avrebbero causato un declassamento dell’Italia. E ad oggi non si sono davvero verificati. Moody’s indicava infatti, come motivi per tagliare il rating, «un indebolimento significativo dell’economia e della forza finanziaria», un minore impegno da parte del Governo «di implementare il Pnrr», il «ritorno di una crisi energetica» e «segnali di un significativo aumento della dinamica del debito». Temi ancora critici per l’Italia, certo, ma non verificati.
Morya Longo
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