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Argentina: niente tasse per il 99% dei lavoratori

di Gianluca Di Donfrancesco

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Il ministro dell’Economia e candidato alla presidenza, Sergio Massa, durante un comizio a Buenos Aires

Il ministro dell’Economia e candidato alla presidenza, Sergio Massa, durante un comizio a Buenos Aires

Misura voluta dal ministro dell’Economia Massa, candidato alle presidenziali di ottobre. Fondo monetario preoccupato per spesa pubblica e inflazione

30 settembre 2023
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3' di lettura

Via le imposte sul reddito per quasi tutti i lavoratori dipendenti argentini: il Parlamento di Buenos Aires ha approvato il disegno di legge che le cancella, una misura proposta dal ministro dell’Economia, Sergio Massa, a poche settimane dal voto per le presidenziali, che si terranno il 22 ottobre. Alla corsa per la Casa Rosada partecipa lo stesso Massa, alla guida dell’attuale colazione di centrosinistra al Governo, che si è piazzata solo al terzo posto nelle primarie di agosto: una sorta di anticipazione del voto vero e proprio, alla quale hanno partecipato tutti i partiti in lizza.

Imposte per l’1%

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Massa aveva già varato l’esenzione temporanea dalle imposte sul reddito per il 99% dei dipendenti con un decreto. La legge che giovedì ha ottenuto il via libera del Senato (dopo ore di dibattito e con 38 voti a favore e 27 contrari) le elimina definitivamente per 800mila lavoratori e pensionati. Soltanto chi percepisce un importo superiore a 15 volte il salario minimo federale, vale a dire 1,77 milioni di pesos al mese (oltre 5mila dollari), dovrà continuare a pagare le tasse.

L’iniziativa era stata annunciata l’11 settembre e trasmessa lo stesso giorno al Congresso sotto forma di disegno di legge. «Per me lo stipendio non è profitto, ma remunerazione», aveva detto in quell’occasione Massa. La misura costerebbe fino allo 0,83% del Pil nel 2024, secondo le stime dell’ufficio di bilancio del Congresso.

Manovra elettorale

Tra un comizio elettorale e una riforma fiscale, il ministro-candidato cerca di recuperare terreno sui suoi avversari politici. L’ultima misura si somma agli aumenti degli assegni pensionistici e degli stipendi del settore pubblico appena accordati dal Governo.

Tutto questo, secondo le stime degli economisti, costerà circa 5,7 miliardi di dollari, che saranno in gran parte finanziati stampando moneta e quindi alimentando inflazione, in una situazione già fuori controllo. L’indice dei prezzi al consumo in Argentina è tra i più alti al mondo: ad agosto, l’aumento annuale ha superato quota 124%, al massimo dalla fase di iper-inflazione finita nel 1991. Su base mensile, il costo della vita è salito del 12,4%.

Fmi preoccupato

In un Paese già (nuovamente) sull’orlo del default, queste misure mettono sotto pressione anche il programma di aiuti concordato con il Fondo monetario internazionale. «L’inflazione in Argentina è molto alta e continua a salire e i provvedimenti e gli annunci politici arrivati di recente aumentano le difficoltà», ha dichiarato la portavoce dell’Fmi, Julie Kozack, in un briefing con la stampa a Washington, giovedì. Lo staff del Fondo, ha aggiunto Kozack, «è al lavoro per comprendere meglio e valutare l’impatto sui conti pubblici e l’eventuale necessità di misure compensative, per rafforzare la stabilità finanziaria e salvaguardare gli obiettivi concordati».

Il Governo argentino si è impegnato con l’Fmi a mantenere il deficit pubblico entro l’1,9% del Pil quest’anno, nel quadro dell’accordo per il rifinanziamento del debito da 45 miliardi di dollari, raggiunto nel 2018 e sottoposto a difficili revisioni periodiche.

La crisi economica del Paese, intanto, si avvita e si prolunga: nelle recenti stime dell’Ocse, l’Argentina va incontro a una contrazione del Pil del 2% quest’anno, seguita da un ulteriore calo dell’1,2% nel 2024, quando ci si aspettava invece il ritorno alla crescita.

Gli sfidanti di Massa

Gli avversari di Massa sono l’ex ministra della Sicurezza, Patricia Bullrich, conservatrice, e l’outsider Javier Milei, in testa nelle primarie di agosto e nei sondaggi. Milei ha criticato le misure di spesa varate da Massa: «Sembra abbia intenzione di innescare l’iper-inflazione». Il leader ultra-liberista della coalizione «La libertà avanza» propone di abolire la Banca centrale e di rimpiazzare il peso con il dollaro statunitense.

Se nessun candidato otterrà una maggioranza netta al primo turno delle presidenziali, si andrà al ballottaggio a novembre.

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