di Andrea Gagliardi
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La visita di Matteo Salvini al pastificio Rummo, esibita dal vicepremier anche sui propri profili social, si rivela un boomerang per il politico e per la stessa azienda beneventana. Da alcuni giorni i profili social dell’azienda sono infatti diventati bersaglio di critiche molto accese, con tanto di hashtag dedicato #boicottaRummo.
Una beffa per l’azienda campana che solo alcuni anni fa, proprio grazie al tamtam sui social in seguito alla disastrosa alluvione che l’aveva colpita nel 2015, aveva invece beneficiato di un grosso sostegno popolare, con tanto di petizione su change.org per spingere le scuole ad acquistare il prodotto del pastificio per sostenere l’impresa in difficoltà. Otto anni dopo però il clima sembra cambiato e gli utenti si mostrano ora indignati, contestando all’azienda di avere dato spazio “promozionale” al politico leghista, in passato peraltro non tenero con il Mezzogiorno.
Una reazione che nemmeno il patron dell’azienda riesce a spiegarsi. «È una vicenda che si commenta da sola e voglio chiuderla qua. Non sono abituato a chiedere la tessera di partito a nessuno quando entra a casa mia. Le aziende hanno un valore sociale e la mia impresa lavora in tutto il mondo». Così Cosimo Rummo ha commentato la bufera che si è scatenata sui social dopo la visita del vice premier Matteo Salvini al suo pastificio beneventano. «Non ho nulla da aggiungere e da temere perché le persone capiscono benissimo e continueranno a comprare la nostra pasta», ha aggiunto, senza nascondere l’amarezza: «Ricordo con grande emozione il sostegno e l’affetto di migliaia di italiani, da Nord a Sud, che in quelle drammatiche ore, mentre spalavano il fango nei capannoni, sui social ci testimoniavano il loro affetto invitando tutti a ’salvare Pasta Rummo’»
Nel 2015 il pastificio Rummo, duramente colpito dall’alluvione che devastò parte del Sannio, superò uno dei momenti più drammatici della sua storia ultracentenaria (l’azienda è stata fondata nel 1846 da Antonio Rummo) proprio grazie ad una mobilitazione avviata anche attraverso i social. Allora i suoi dipendenti si rimboccarono le maniche per far ripartire l’azienda ma in tantissimi collaborarono - grazie al passa parola sui social - a rimuovere il fango e far ripartire la produzione. Il sostegno venne anche dal mondo dello spettacolo e delle istituzioni.
Sempre sui social divenne virale dopo l’alluvione l’hashtag #saveRummo per invitare all’acquisto della pasta beneventana. Lo stabilimento poi venne visitato nel 2017 anche dall’allora presidente del Consiglio, Paolo Gentiloni. «Quando siamo stati colpiti dall’alluvione, tutta Italia ci e’ stata accanto», fu il grazie del patron Cosimo Rummo.
Nel 2011, insieme ad altre tre società italiane, l’azienda aveva ricevuto dal presidente della Repubblica Giorgio Napolitano il premio “Leonardo Qualità Italia” per l’innovazione di qualità nei prodotti, combinata con una forte proiezione internazionale, commerciale e produttiva. L’anno precedente l’azienda aveva ottenuto da Legambiente il premio all’Innovazione Amica dell’Ambiente per aver ridotto del 30% le emissioni di CO2 grazie all’installazione di un moderno impianto di rigenerazione. Nel 2021 le è stato dedicato un francobollo celebrativo nella serie delle “Eccellenze del sistema produttivo” promossa dal ministero dello Sviluppo.
Oggi Pasta Rummo, che conta oltre 160 dipendenti ed ha chiuso il 2022 con un fatturato di oltre 170 milioni di euro (+ 26,5% rispetto al 2021), è tra i più importanti produttori di pasta di alta gamma con una consolidata presenza in oltre 60 Paesi in tutto il mondo.
Andrea Gagliardi
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