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Guerra in Ucraina, Putin: «La pace solo quando avremo raggiunto obiettivi»

di Antonella Scott

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Guerra in Ucraina, Putin: «La pace solo quando avremo raggiunto obiettivi»

Guerra in Ucraina, Putin: «La pace solo quando avremo raggiunto obiettivi»

Il leader russo ha ribadito la determinazione a «denazificare e demilitarizzare» l’Ucraina. Su Usa e Europa: Russia sempre pronta a riprendere i contatti, un giorno le relazioni con gli Usa miglioreranno

14 dicembre 2023
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4' di lettura

«Quando arriverà la pace?», chiedono. «Quando avremo raggiunto i nostri obiettivi, che non sono cambiati». E’ attorno a queste parole - una delle prime risposte date da Vladimir Putin nella “linea diretta” con il pubblico organizzata insieme alla tradizionale conferenza stampa di fine anno - che ruota ogni altro tema toccato dal presidente russo, che per più di quattro ore ha parlato al Paese e ai media per fare un bilancio non soltanto dell’anno passato ma anche del precedente, dall’inizio della cosiddetta “operazione militare speciale” in Ucraina.

Un tempo che non ha minimamente incrinato la determinazione di Putin a «denazificare e demilitarizzare» l’Ucraina, a portarla «in uno status neutrale». E poiché a Kiev non sono d’accordo, «siamo costretti ad adottare altre misure»: sono ancora queste le parole usate, è questa la determinazione da cui il presidente ripartirà per ripresentarsi per la quinta volta alle elezioni di marzo, come il solo leader in grado di assicurare il rafforzamento della sovranità della Federazione Russa. «Senza sovranità la nostra esistenza è impossibile», ha ripetuto Putin.

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«L’economia ha risorse sufficienti»

Per questo evento organizzato per dimostrare che ogni cosa sta decisamente andando per il verso giusto, Putin estrare da una cartellina gialla i dati con cui illustra con orgoglio la stabilità dell’economia su cui si appoggia l’impegno militare, mentre l’Ucraina «ha ora l’onore di essere diventata il Paese più povero d’Europa»: cita una crescita stimata per quest’anno al 3,5%, la disoccupazione ai minimi, il debito pubblico in calo, la solidità del sistema bancario e finanziario, l’aumento di redditi e salari. «Le risorse dell’economia sono sufficienti per andare avanti», garantisce il presidente, malgrado le sanzioni. Solo l’inflazione non va come dovrebbe, ammette il presidente, incalzato in collegamento da Krasnodar da una pensionata che gli ricorda preoccupata l’aumento dei prezzi delle uova. Le importeremo e questo contribuirà ad abbassare i prezzi, la rassicura.

La carica dei soldati a contratto

Tra le domande arrivate in quantità da tutto il Paese (più di due milioni, sottolinea il moderatore Dmitrij Peskov) emerge una delle preoccupazioni più grandi: ci sarà una nuova ondata di mobilitazione? Putin non parla delle centinaia di soldati russi che secondo le stime occidentali stanno morendo ogni giorno in Ucraina, e anche in questo rassicura: al fronte, spiega, in questo momento ci sono più di 200.000 persone mobilitate «che stanno combattendo valorosamente», mentre è in corso la campagna per raccogliere “kontraktiki”, soldati volontari. I contratti firmati sono già 486.000: «Perché una mobilitazione? – si è chiesto Putin -. Adesso non è necessaria». In totale, rivela, in zona di guerra sono impegnati 617.000 soldati russi .

Alla maratona televisiva hanno preso parte anche giornalisti e inviati dalle regioni ucraine parzialmente occupate dai russi, che le hanno annesse arbitrariamente alla Federazione e ora le chiamano “nuovi territori”: Donetsk e Luhansk nel Donbass, Zaporizhzhia e Kherson nell’Ucraina meridionale. Putin ha sminuito l’operazione con cui le forze di Kiev hanno conquistato una testa di ponte sulla riva sinistra del Dnipro: «Non so perché lo fanno – ha detto -, mandano la gente a morire, per loro è un viaggio senza ritorno». Per la Russia invece la situazione sta migliorando «su tutta la linea del fronte». Un ottimismo rafforzato dalle difficoltà che l’Ucraina sta incontrando presso gli alleati sulle forniture di armi: «Prendono tutto a scrocco – ha detto Putin -, ma queste consegne gratuite prima o poi verranno meno, e pare che stiano già iniziando a scarseggiare».

I rapporti con Europa e America

Gli chiedono se è lecito aspettarsi una normalizzazione dei rapporti con l’Unione Europea e con l’America. Non dipende solo da noi, chiarisce utilizzando la domanda per ripercorrere ancora una volta la propria versione dei fatti: il confronto con l’Ucraina, a partire da quello che Putin considera un colpo di Stato avvenuto a Kiev nel febbraio 2014, è stato provocato dai leader occidentali, dagli americani incapaci di abbandonare una politica imperialista e dagli europei dipendenti dal loro “fratello maggiore”, gli Stati Uniti. «Non siamo stati noi a guastare questi rapporti», la Russia è sempre pronta a riprendere i contatti e un giorno le relazioni con gli Usa miglioreranno. Putin lo ripeterà più tardi a un giornalista francese, a proposito del suo legame con il presidente Emmanuel Macron: «Se c’è interesse, siamo pronti. Altrimenti ce ne faremo una ragione».

Il destino di Evan Gershkovich

La domanda dell’inviata del New York Times porta l’attenzione sui casi di due americani detenuti in Russia con l’accusa di spionaggio: l’ex marine Paul Whelan e Evan Gershkovich , reporter del Wall Street Journal. La risposta di Putin sembra aprire una possibilità: «Siamo in contatto con i partner americani, è in corso un dialogo. Non è semplice, non fornirò dettagli, ma nel complesso mi pare che stiamo parlando nella stessa lingua. Spero che potremo trovare una soluzione. Ma anche la controparte americana ci deve ascoltare e prendere decisioni che possano andarci bene. Bisogna partire da considerazioni umanitarie».

La fede nel popolo russo

L’ultima domanda, dall’inviato di Kommersant, riguarda l’avvertimento e il consiglio che il Putin di oggi darebbe a se stesso all’inizio degli anni 2000: «Lo avvertirei di non fidarsi troppo dei cosiddetti partner – risponde -. E gli consiglierei di credere nel grande popolo russo. In questa fede è il pegno del successo della rinascita della Russia».

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