Norme e Tributi
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Norme e Tributi

Sul netto incidono ritenute fiscali più alte

di Ornella Lacqua e Alessandro Rota Porta

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(standret - stock.adobe.com)

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Le minori trattenute contributive comportano come conseguenza l’innalzamento della base imponibile fiscale, generando così maggiori imposte

6 novembre 2023
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2' di lettura

La decontribuzione in favore delle lavoratrici madri, introdotta nel disegno di legge di bilancio 2024, per i periodi di paga a decorrere dal prossimo gennaio fino al 2026 per chi ha tre figli e fino a dicembre 2024 per chi ha due figli, si intreccia con la conferma, in questo caso solo per l’anno prossimo, dell’esonero contributivo oggi in vigore esteso a tutti i dipendenti e recentemente potenziato dal decreto Lavoro (Dl 48/2023).

La nuova agevolazione è, appunto, circoscritta ai rapporti di lavoro a tempo indeterminato ed è pari all’esonero del 100% della quota dei contributi previdenziali per l’invalidità, la vecchiaia e i superstiti (Ivs) a carico del lavoratore (9,19%) indipendentemente dall’importo della retribuzione percepita ma nel limite massimo annuo di 3mila euro (250 euro al mese).

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L’esonero spetta fino al mese del compimento del decimo anno di età del figlio più piccolo, se la lavoratrice è madre di due figli (in via sperimentale) mentre si prolunga fino al compimento del diciottesimo anno di età del figlio più piccolo, se i figli sono tre o più. In sostanza l’esonero è sempre totale, con soglia massima, ma cambia la durata del medesimo a seconda se si hanno fino a due oppure più figli.

La differenza con lo sconto contributivo già in atto

Invece, lo sconto contributivo già in atto e confermato anche per il 2024 (con esclusione della tredicesima) adotta meccanismi differenti: prevede per i rapporti di lavoro dipendente, un esonero, sempre sulla quota dei contributi previdenziali per l’Ivs a carico del lavoratore del 6% se la retribuzione imponibile, parametrata su base mensile per tredici mensilità, non eccede l’importo mensile di 2.692 euro, maggiorato, per la competenza del mese di dicembre, del rateo di tredicesima. La quota di esonero passa al 7 per cento qualora la retribuzione imponibile non superi i 1.923 euro mensili, con le specifiche appena descritte.

Lo sgravio previsto con la decontribuzione destinata alle lavoratrici madri consentirà di non pagare del tutto i contributi per la platea delle dipendenti madri con retribuzioni imponibili fino a 2.720 euro circa (2.720 x 9,19% = 249,97 euro).

L’altra faccia della medaglia

Va, però, considerato che – per tutti e due gli sconti – il maggior netto in busta paga è in parte eroso da ritenute fiscali più elevate: infatti, le minori trattenute contributive comportano come conseguenza l’innalzamento della base imponibile fiscale, generando così maggiori imposte, oltre a incidere sulla determinazione delle detrazioni per lavoro dipendente.

Infine, sotto il profilo previdenziale, per entrambi gli esoneri, resta ferma l’aliquota di computo delle prestazioni pensionistiche, quindi il lavoratore non perde nulla a livello di accredito.

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