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Happy hour, gli italiani spendono 4,5 miliardi all’anno per l’aperitivo

di Emiliano Sgambato

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La crisi non sembra spegnere la passione degli italiani per l’aperitivo

La crisi non sembra spegnere la passione degli italiani per l’aperitivo

Questo tipo di consumo fuori casa si espande dai bar a ristoranti e catene commerciali e coinvolge 14 milioni di italiani di età compresa fra i 18 e i 75 anni.

1 novembre 2023
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2' di lettura

Negli ultimi 12 mesi in Italia sono stati serviti oltre 850 milioni di aperitivi - di cui 580 milioni serali e circa 285 milioni pre pranzo - per una spesa complessiva di oltre 4,54 miliardi di euro. Il trend coinvolge 14 milioni di italiani di età compresa fra i 18 e i 75 anni (pari al 32% della popolazione), di cui il 24% corrisponde a persone di età superiore ai 55 anni.

Secondo l’analisi di mercato di TradeLab – presentata durante l’evento “Sei già dentro l’happy hour?” organizzato a Milano presso Watt da Cattel Spa e Apci (Associazione Professionale Cuochi Italiani) – l’aperitivo serale è un’occasione di business per un numero sempre maggiore di operatori del settore: non solo per i bar, quindi, ma anche per i ristoranti (circa il 10%) e le catene della ristorazione commerciale.

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Un’abitudine ormai consolidata che potrebbe riservare occasioni di ulteriore sviluppo soprattutto una volta superata la fase congiunturale negativa con l’inflazione che taglia i consumi. Anche se è vero che gli italiani difficilmente rinunciano a mangiare e bere in compagnia fuori casa e l’aperitivo in questo periodo di crisi diventa a volte un’occasione per spendere meno che per una cena o di un pranzo fuori.

«Il messaggio forte che vogliamo dare ai ristoratori – ha detto Caroline Gatti, responsabile marketing di Cattel, azienda specializzata nella distribuzione per la ristorazione – è che l’aperitivo è diventato un pasto vero e proprio, al pari di colazione, pranzo e cena, e vale pertanto la pena impegnarsi per renderlo qualitativamente elevato, discostandosi dagli accompagnamenti che troppo spesso lo caratterizzano come, ad esempio, olive e chips. È arrivato il momento di investire, di fare ricerca, di imparare nuove ricette e soluzioni per offrire valore e, ovviamente, trarre profitto».

«Atteggiamento costruttivo che ha contraddistinto nel tempo anche tutte le attività Apci che di generazione in generazione ha visto l’affinarsi e il nascere di nuove realtà, tecnologie e modalità di aggregazione (i social) – sottolinea Sonia Re, direttore generale di Apci –. Quello che non è mai cambiato, fortunatamente, è l’entusiasmo che muove ogni progetto e lo slancio con cui ogni singola iniziativa è pensata a misura di chef, con e per i professionisti del comparto, per creare insieme qualcosa di grande e significativo».

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