di Giuseppe Latour
La legge del Piemonte arriva dopo testi simili approvati in Basilicata e Lazio
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L’elenco delle Regioni impegnate per lo sblocco dei crediti fiscali legati alle ristrutturazioni edilizie si allunga. Dopo Basilicata e Lazio, ieri anche il Consiglio regionale del Piemonte, dopo un rapidissimo passaggio in commissione, ha approvato all’unanimità una proposta di legge, promossa dal presidente del Consiglio Stefano Allasia (Lega), che riprende i contenuti delle altre norme approvate in questi giorni.
L’obiettivo è coinvolgere le partecipate regionali all’interno di uno schema compatibile con il decreto cessioni di febbraio (Dl n. 11/2023). Quel provvedimento, infatti, escludeva la possibilità di vendere crediti all’interno del perimetro della Pa. La norma piemontese, come le altre approvate finora, punta a coinvolgere le società non incluse nel perimetro della pubblica amministrazione, definito dagli elenchi Istat. In ballo ci sono numeri importanti. In base ai dati Enea, al 31 agosto scorso, i lavori del solo superbonus ammessi a detrazione in Piemonte ammontavano a circa 5,2 miliardi. Molti di questi stanno incontrando problemi in fase di monetizzazione: la stima è che, attualmente, ci siano circa 25mila cantieri bloccati in regione.
Per aiutare imprese e cittadini rimasti fermi in attesa di liquidare questi bonus, la Regione impegna la capienza fiscale delle sue società partecipate. Si punta, quindi, a favorire «per il tramite degli enti pubblici economici regionali e/o le società partecipate, dopo aver valutato la consistenza della loro capacità di compensazione annua o mensile mediante modello F24, l’acquisto annuale di crediti di imposta relativi a bonus edilizi», dice la relazione illustrativa.
La proposta – spiega Allasia - «ha l’obiettivo di contribuire ad alleviare le grandi difficoltà finanziarie di migliaia di soggetti – imprese e semplici cittadini - che vedono i propri crediti bloccati. Vogliamo provare a favorire la circolazione dei crediti sia dei beneficiari che hanno sostenuto le spese, e pertanto hanno maturato il diritto di scegliere, in luogo della detrazione, di cedere il credito d’imposta di pari ammontare ad altri soggetti, e sia dei fornitori (imprese e professionisti) che si siano avvalsi dell’opzione dello sconto in fattura, per poter poi cedere, monetizzando, il relativo credito d’imposta ad altri soggetti, istituti di credito o altri intermediari finanziari che siano. Fornitori che, tuttavia, non sono riusciti a monetizzare il credito maturato». Questo processo di sblocco dovrà riguardare «interventi su edifici/unità immobiliari ubicati nel territorio della Regione» e «fornitori aventi sede legale o operativa in Regione».
In concreto, la società coinvolta in questa operazione dovrebbe essere Finpiemonte, la società finanziaria regionale. Anche se sarà la giunta regionale a definire i criteri attuativi dell’intervento. Lo farà in tempi brevissimi: la legge, con un emendamento votato ieri, è stata dichiarata urgente e dovrà essere attuata in appena quindici giorni. La speranza è di riuscire ad avviare nel giro di poche settimane le operazioni di compensazione. Anche se, in questo passaggio, bisognerà fare una valutazione particolarmente delicata: andrà stimata la consistenza della capacità di compensazione tramite F24 degli enti e delle società coinvolte. In pratica, bisognerà stabilire qual è la reale capacità di assorbimento dei crediti.
Il coinvolgimento delle Regioni in questa vicenda, comunque, non sembra destinato a fermarsi qui. In Sicilia proprio ieri è iniziata la discussione in commissione della proposta di legge firmata da Giorgio Assenza (capogruppo di Fratelli d’Italia). Una situazione simile a quella che si registra in Umbria, dove avanza la proposta di legge firmata da Marco Castellari (Lega).
Giuseppe Latour
Redattore
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