di Vera Viola
Giorgio La Malfa
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Mezzogiorno in bilico tra vecchie arretratezze e nuove potenzialità da valorizzare. Cominciando dalle medie imprese che rappresentano un pilastro dell’economia meridionale, cresciute di più per produttività, export e numero di dipendenti rispetto alle omologhe del Centro e del Nord d’Italia. A questa analisi Giorgio La Malfa, presidente della omonima Fondazione, aggiunge però note anche critiche: «Trovo incomprensibile – dice l’economista –la decisione di istituire la Zes unica. Non è un ampliamento, ma l’annullamento di uno strumento».
La Malfa, intervenuto a un convegno promosso da Unione industriali Napoli, boccia anche il Pnrr: «Non c’è un vero piano industriale», dice. Nota dolente anche per il presidente dell’Unione di Napoli, Costanzo Jannotti Pecci. «L’incidenza del PNRR sarà inferiore alle aspettative. Troppi fattori a sfavore: crisi energetica, guerra in Ucraina, inflazione. Ora conflitto in Medio Oriente. E anche scelte poco avvedute. La revisione del Piano – sottolinea – come l’eliminazione di una serie di opere da realizzarsi nel Mezzogiorno».
Di opportunità parla anche il Presidente dell’Abi, Antonio Patuelli. «I prestiti alle famiglie, i depositi crescono più nel Sud che nel resto del Paese. Le banche sostengono gli investimenti per il possibile sviluppo dell’area».
Resta però il divario tra Nord e Sud. Parla di “Disuguaglianza persistente” Alessandra Proto, direttrice del Centro Ocse di Trento per lo sviluppo locale. In conclusione, «non essere riusciti a ridurre i divari in Italia preoccupa anche in vista del possibile allargamento dell’Ue»,conclude Elena Greich, vice capo Capo della Rappresentanza in Italia della Commissione Europea.
Vera Viola
vice caposervizio
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