Morto O. J. Simpson: una vita tra football americano, cinema e un processo per omicidio
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È morto l’ex giocatore di football americano O.J. Simpson dopo una battaglia contro il cancro. Aveva 76 anni.
Lo ha annunciato la famiglia con un post su X. “Il 10 aprile, nostro padre, Orenthal James Simpson, ha perso la sua battaglia contro il cancro, era circondato dai figli e nipoti”, si legge nel post.
«The Juice», così come era conosciuto negli anni d’oro quando indossava la maglia dei San Francisco 49ers, era stato accusato di aver ucciso la sua ex moglie Nicole e il suo amico Ronald Goldman.
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Il processo era andato avanti per mesi e aveva spaccato l’America, innescando anche un furioso dibattito sulla questione razziale. L’ex campione era stato alla fine scagionato per mancanza di prove. Nel 2008 però è finito in carcere per rapina e sequestro. Nel 2017 ha lasciato il carcere.
Tutta la vicenda giudiziaria del campione afroamericano ebbe un enorme seguito in America, ma soprattutto fu un evento televisivo, a partire dal famoso inseguimento da parte della polizia della Ford Bronco di O.J. - che non si era presentato dalla polizia due giorni dopo che il 17 giugno 1994 l’ex moglie Nicole Brown era stata trovata uccisa insieme all’amico Ron Goldman nella sua casa di Brentwood - trasmesso in diretta per ore dagli elicotteri delle news che sorvolavano le autostrade di Los Angeles.
Il processo poi fu uno degli eventi televisivi americani più seguiti della storia, in particolare il momento in cui, il 3 ottobre 1995, da una giuria a maggioranza afroamericana, O.J. Simpson fu dichiarato non colpevole. Un risultato ottenuto grazie al “dream team” di avvocati, guidati dall’afroamericano Johnnie Cochran, che riuscì a spostare l’attenzione non sugli evidenti elementi di colpevolezza, ma sui comportamenti scorretti e razzisti del dipartimento di polizia di Los Angeles.
Elementi di colpevolezza che invece furono riconosciuti nel processo civile, due anni dopo, in cui Simpson fu condannato a pagare 25 milioni di dollari di risarcimento alle famiglie delle due vittime.
Prima della vicenda giudiziaria che rimarrà sempre legata al suo nome, O.J. era stato uno dei più famosi e amati campioni di football dei suoi tempi, cambiando il modo in cui gli atleti afroamericani venivano percepiti nel mainstream.
Tanto che contemporaneamente alla carriera sportiva, prima come star della Usc e poi nella Nfl, con i San Francisco 49ers e i Buffalo Bills, O.J. divenne una celebrità, partecipando a film, serie tv, pubblicità - come quella della Hertz - e conquistando le copertina di riviste come Rolling Stone. Una volta lasciato il campo sportivo, fu tra i protagonisti delle serie dei film “La pallottola spuntata”, e fece anche il commentatore sportivo per “Monday Night Football”.
Una decina di anni dopo i processi per omicidio, Simpson fu al centro di un’altra vicenda giudiziaria: nel 2008 fu condannato per rapina e sequestro di persona in Nevada, in relazione ad un incidente in un albergo di Las Vegas riguardo a memorabilia della sua carriera sportiva che Simpson sosteneva gli fossero state rubate.
Trascorse così nove anni in prigione prima di essere rilasciato.
Il processo per omicidio di O.J. rimane comunque uno dei più celebri della storia americana, usato come pietra di paragone di tutti i processi mediatici che sono seguiti.
Nel 2016 Fx ha realizzato la serie “The People vs. O.J. Simpson: American Crime Story” che è stato un successo, mentre Espn l’anno dopo ha realizzato il documentario “O.J.: Made in America”.
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