di Andrea Biondi
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«In ragione di quanto esposto, pur prendendo atto che le attività valutative dell’operazione societaria risultano ancora in corso, queste Sezioni riunite ritengono che, allo stato attuale, il contenuto della motivazione del DPCM e dei prospetti finanziari preliminari trasmessi, anch’essi sintetici, non appaiono idonei a suffragare adeguatamente il giudizio di sostenibilità finanziaria dell’investimento, alla stregua dei principi di completezza documentale e proporzionalità richiamati nella citata deliberazione n. 16/2022».
Non lascia spazio a grandi dubbi quello che si legge a pagina 12 del parere della Corte dei conti sull’investimento del Mef nella rete Tim che Il Sole 24 Ore ha potuto visionare. Non è una bocciatura; il parere è stato trasmesso al Mef. Ma si tratta pur sempre di un giudizio severissimo.
Sul tema è poi intervenuto il Mef con una nota: «La Corte dei Conti non ha espresso un giudizio preclusivo rispetto all’operazione di una Netco per l’acquisizione di Tim. I profili inerenti la sostenibilità finanziaria e la convenienza economica non sono stati analizzati in quanto la fase delle trattative non consentiva, allo stato, l’esame di dati definitivi rispetto all’operazione».
Il tema, come si sa, è il giudizio sull’operazione che vede il Mef essersi mosso, come spiega la stessa Corte dei Conti Sezioni riunite, per «presentare, congiuntamente con il fondo Kohlberg Kravis Roberts & Co (di seguito KKR) ed eventualmente ulteriori investitori, un’offerta vincolante idonea a consentire l’acquisizione di una partecipazione di minoranza – compresa tra il 15 e il 20 per cento – del capitale della società NetCo S.p.A., nel limite massimo di 2.200 milioni».
Dopo la trasmissione del Dpcm dell’1 settembre «a seguito di richiesta istruttoria del 2 ottobre 2023, il Ministero dell’economia e delle finanze, in data 4 ottobre 2023, ha trasmesso una relazione integrativa, nella quale ha fornito chiarimenti in merito alle finalità e alla struttura dell’operazione societaria, alla relativa compatibilità con la materia degli aiuti di Stato alle imprese, nonché precisato alcuni elementi finalizzati a dare conto delle valutazioni condotte dall’Amministrazione in materia di sostenibilità finanziaria nell’acquisto della partecipazioni societaria».
Si arriva così al giudizio della Corte dei Conti. Severo, come detto, sul tema della sostenibilità finanziaria valutata sotto il profilo oggettivo e soggettivo. Il primo «si riferisce, quindi, alla capacità della società di garantire, in via autonoma e in un adeguato lasso temporale di previsione, l’equilibrio economico-finanziario attraverso l’esercizio delle attività che ne costituiscono l’oggetto sociale». Qui «il corredo motivazionale del dPCM in esame non contiene elementi informativi analitici volti a dare conto delle modalità con le quali l’Amministrazione abbia proceduto ad accertare le prospettive di redditività della costituenda società».
Del resto «non risulta allo stato conclusa la fase negoziale delle trattative ed è ancora in corso la due diligence concernente gli aspetti contabili, finanziari, fiscali e legali di NetCo e Telecom Italia Sparkle S.p.A., attività,peraltro, prefigurata dallo stesso dPCM di autorizzazione come step necessario ai fini dell’individuazione delle modalità di ingresso dello Stato nel capitale e della determinazione del prezzo di acquisto».
I quadri finanziari preliminari secondo la Corte dei Conti non enunciano «i rischi principali gravanti sull’iniziativa, in grado di incidere sulle proiezioni finanziarie sviluppate, né svolti test di sensitività per ponderare l’impatto di scenari avversi rispetto a quello che neè alla base». A ogni modo, chiosa poi la Corte «In merito ai profili valutativi di convenienza economica, la scelta fatta con il dPCM in esame – come ricordato – risponde ad una valutazione di carattere politico e strategico». Adesso occorrerà vedere come i rilievi della Corte dei Conti potranno eventualmente influenzare il negoziato con il Mef. Il bollino di operazione poco chiara non aiuta.
Andrea Biondi
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