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Ue, gli incontri tra europarlamentari e lobbisti dovranno essere registrati

di Alb.Ma.

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Il Parlamento europeo in plenaria a Bruxelles   (Ap)

Il Parlamento europeo in plenaria a Bruxelles (Ap)

31 gennaio 2019
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3' di lettura

Il Parlamento europeo, riunito in plenaria a Bruxelles, ha approvato oggi (con 496 voti favorevoli, 114 contrari e 33 astensioni) un testo che modifica il regolamento interno dell’Eurocamera. Fra le novità più incisive ci sono una serie di norme che riguardano il comportamento dei deputati, dalla trasparenza nei rapporti con le lobby a una strette su linguaggi offensivi e molestie, oltre a nuove condizioni per la formazione di un partito politico e le interrogazioni parlamentari.

Il nuovo impianto cerca di correggere i vizi di trasparenza contestati all’Eurocamera, accusata di opacità soprattutto quando si tratta di rendere conto del pressing subito dai «portatori di interesse» o delle spese dei membri del parlamento. Le modifiche entreranno in vigore l’11 febbraio 2019, a eccezion e di quelle che disciplinano condotta dei deputati, commissioni permanenti e titolari di cariche.

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Online le riunioni con i lobbisti (e le spese di indennità)
La riforma insiste prima di tutto sulla trasparenza, obbligando i parlamentari ad aumentare le comunicazioni sui rapporti con le lobby e l’utilizzo delle indennità per «spese generali». Secondo le modifiche al vecchio regolamento, relatori, relatori ombra e presidenti di commissione dovranno «pubblicare online, per ogni relazione legislativa, tutte le riunioni programmate con i lobbisti che rientrano nell’ambito di applicazione del registro per la trasparenza (una banca dati online che registra tutti i gruppi lobbistici a Bruxelles, ndr)». L’obbligo è riservato agli «attori chiave del processo legislativo», come appunto i relatori, ma anche i deputati sono «fortemente incoraggiati».

La stretta sulla trasparenza è riuscita a scavalcare le ostilità avanzate da alcuni eurodeputati di centrodestra, soprattutto tedeschi, contrari all’introduzione di nuovi obblighi in materia. In aggiunta, gli eurodeputati prevedono che siano apportate delle modifiche tecniche al sito web dell’Europarlamento per «consentire ai deputati di pubblicare le informazioni sull'utilizzo dell'indennità per le spese generali». Solo lo scorso settembre, la Corte di giustizia di Lussemburgo ha dato ragione ai parlamentari Ue che si erano rifiutati di rendere pubbliche le proprie spese con i soldi di indennità e rimborsi di viaggio.

Codice di condotta, dal linguaggio alle molestie
Il nuovo regolamento prevede anche l’integrazione di un codice di condotta, che dovrà essere accolto «con una dichiarazione scritta» dagli eurodeputati. Le nuove norme stabiliscono (o meglio, stabiliscono formalmente) che gli europarlamentari sono tenuti ad astenersi da «comportamenti scorretti (ad esempio, esporre striscioni nelle sedute plenarie)», forme di «linguaggio offensivo (ad esempio, un linguaggio diffamatorio, l'incitamento all'odio e l'incitamento alla discriminazione)» e «molestie psicologiche o sessuali». I deputati Ue che rifiutano di sottoscrivere il codice, si legge nel comunicato dell’Europarlamento «non potrà essere eletto a una carica in seno al Parlamento o ai suoi organi, né essere nominato relatore, far parte di una delegazione ufficiale o partecipare ai negoziati interistituzionali (triloghi)».

Le nuove norme su partiti e interrogazioni parlamentari
Il testo prevede anche una misura di controllo sulla fondazione dei partiti politici europei. Secondo l’emendamento, un gruppo di almeno cinquanta cittadini può presentare «una richiesta motivata» per chiedere all’autorità per i partiti politicui e le fondazioni europee di verificare se un determinata sigla soddisfi i requisti previsti dal regolamento Ue che ne disciplina lo status giuridico . Niente da fare, invece, per l’emendamento presentato dall’eurodeputato tedesco Jo Leinen contro le creazione di gruppi «fake» all’Eurocamera. Leinen proponeva che i partiti aderenti a un gruppo politico dovessero dimostrare le rispettive «affinità», evitando la creazione di cartelli di comodo a Bruxelles. La proposta ha ottenuto 354 voti a favore (al di sotto dei 376 necessari per il via libera), 267 voti contrari e 27 astensioni.

A remare contro sono soprattutto i gruppi esterni al “duopolio” di socialdemocratici e popolari europei, come Europa della libertà e della democrazia diretta (il gruppo del Movimento cinque stelle), Europa delle nazionie e delle libertà (quello della Lega e del Rassemblement national di Marine Le Pen) e Sinistra unitaria europea/Sinistra verde nordica. La riforma include anche misure sulle interrogazioni parlamentari, con focus su quelle rivolte «al Consiglio Ue e alla Commissione europea» sulle «consultazioni delle commissioni parlamentari sulle informazioni riservate, le regole sulle commissioni permanenti, la votazione degli emendamenti e gli intergruppi parlamentari».

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