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Fedez lascia Soundreef e torna in Siae

di Francesco Prisco

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Dopo sette anni di divorzio il rapper simbolo della liberalizzazione del diritto d’autore in Italia aderisce nuovamente alla Società autori ed editori

21 novembre 2023
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3' di lettura

Anche i migliori matrimoni certe volte non superano la crisi del settimo anno. C’è poi chi lascia il partner per tornare con l’ex. Non mancano quindi i casi in cui si verificano entrambi i fenomeni messi insieme. Succede così che Fedez, dopo sette anni, lascia Soundreef per tornare in Siae. Il music business è un mondo di «sliding doors», lo stesso Federico Lucia, per esempio, ad aprile di quest’anno ha lasciato Sony Music per passare a Warner Music ma la notizia del cambio di collecting non è affatto banale, se consideriamo che proprio dalla mossa del giudice di X Factor, risalente all’aprile del 2016, in Italia ebbe inizio il dibattito intorno al recepimento della Direttiva Barnier e alla liberalizzazione del diritto d’autore.

Stavolta tutto parte dall’annuncio di una partnership che avviene, neanche a dirlo, via social. «Inaugureremo questo nuovo format chiamato “Siae racconta”», spiega Fedez su Instagram, «in cui intervisterò grandi autori della musica italiana e persone che lavorano in Siae, per capire come la Società sia migliorata rispetto al passato e che cosa fa per tutelare gli autori e i compositori. Per anni sono stato in contrapposizione a Siae, sono stato il primo artista in Italia ad andarsene dalla Siae e a rompere quello che veniva chiamato “monopolio”. Ero fermamente convinto di quella scelta allora, ed è una scelta che rifarei perché credo che aprire al libero mercato avrebbe potuto portare rinnovamenti per tutti. A oggi Siae è una società che tutela e fa collecting con gli strumenti che abbiamo a disposizione nel 2023». La distanza, quindi, è colmata.

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Secondo la Società autori ed editori, la scelta «ci dimostra che il percorso che abbiamo intrapreso negli ultimi anni sta andando nella giusta direzione. La Siae del 2023 è una collecting che lavora mettendosi totalmente in ascolto dei suoi autori e dei suoi editori. Mentre lavoriamo per offrire servizi digitali sempre più efficienti, lo sguardo è già al futuro, stimolati dalle sfide di un’industria culturale e creativa in piena evoluzione».

Sono trascorsi sette anni ma sembra un secolo fa. Il rapper prestato all’influencer marketing (e viceversa) varcò il suo personalissimo Rubicone scagliandosi contro l’Italia che ancora difendeva il monopolio del diritto d’autore e aderì alla startup fondata da Davide D’Atri un anno prima, grazie agli investimenti di Vam Investments e LVenture Group. Fu il primo di una serie di artisti che andavano da Gigi D’Alessio a Laura Pausini, passando per Marracash e Sfera Ebbasta. Intorno al songbook di Fedez nacquero anche vertenze legali e più in generale un dibattito sulla necessità di svecchiare ed efficientare i meccanismi di raccolta dei diritti legati alla musica. Era anche una fase particolare per il Paese: il Movimento 5 Stelle si apprestava a vincere per la prima volta le elezioni, il superamento del monopolio Siae era sull’agenda dei grillini e Fedez, tra le altre cose, l’autore dell’inno M5S.

Adesso è tutto un altro mondo. E non solo per il peso politico del partito nato dal Vaffa di Beppe Grillo: la direttiva Barnier, dopo innumerevoli vicissitudini, è stata recepita, la liberalizzazione del diritto d’autore è qualcosa di acquisito. Siae è leader di mercato, ha ringiovanito il suo board (accanto al presidente Salvo Nastasi c’è il direttore generale nativo digitale Matteo Fedeli) e il suo principale fronte di lotta ce l’ha con colossi del web come Meta. Soundreef, che conta tra i propri azionisti anche Immobiliare.it, si è di recente aggiudicata la gestione per l’Italia del repertorio di Sesac Performing Rights, storica collecting americana che annovera tra i propri artisti dal premio Nobel Bob Dylan ai Nirvana. Insomma: sembra essercene un po’ per tutti, in un mercato del diritto d’autore che vale 568 milioni e torna a crescere (+38%) dopo la pandemia. Ci sta anche il «re-shoring» degli artisti che dal privato tornano in Siae. Tutto cambia nella vita: «Cambio vestiti, cambio scarpe, cambio anelli», cantava Fedez qualche anno fa. «Ma non cambiano le impronte digitali sopra i miei polpastrelli». Quelle di pollice e indice, in particolare.

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