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Banda ultralarga: progetti in ritardo, Palazzo Chigi striglia le amministrazioni

di Andrea Biondi e Carmine Fotina

Pnrr, Meloni: “Abbiamo ricevuto la terza rata, impariamo a credere nell’Italia”

Direttiva per arginare regolamenti e procedure che rallentano i cantieri

13 ottobre 2023
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2' di lettura

I ritardi accumulati dai progetti del Pnrr per la banda ultralarga si fanno sempre più pesanti. E il governo inizia a essere consapevole che serve una seria sterzata. Il sottosegretario della Presidenza del consiglio per l’Innovazione, Alessio Butti, ha emanato una lunga direttiva per vietare azioni con le quali le singole amministrazioni possano rallentare le autorizzazioni all’installazione delle reti tlc e per sollecitare, anzi, pratiche che possano accelerarle.

La direttiva

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La direttiva – indirizzata in prima battuta ai ministeri delle Imprese, dei Beni culturali, della Salute, delle Infrastrutture e agli Affari regionali – è uno strumento leggero, un primo assaggio che potrebbe essere il preludio a una norma di legge che è allo studio del Dipartimento per la trasformazione digitale.

I ritardi nei progetti

L’oggetto sono i progetti del Pnrr “Italia a 1 Giga”, “Italia 5G”, “Scuola connessa”, “Sanità connessa” e “Isole minori”, da completare entro giugno 2026, e la premessa è che ci sono ritardi «causati, in alcuni casi, dall’inerzia amministrativa, in altri casi, dalla mancata adozione di provvedimenti abilitativi aventi carattere vincolato». L’esempio più eclatante sono le amministrazioni locali che agiscono in difformità ai numerosi decreti di semplificazione varati negli ultimi anni. L’articolo 2 precisa che l’attività autorizzatoria non deve determinare ostacoli o rallentare le tempistiche procedimentali, rispettando il principio in base al quale le reti a banda ultralarga sono assimilate alle opere di urbanizzazione primaria e, nel caso della posa di fibra ottica, non si applica la disciplina edilizia e urbanistica. Viene ribadito, in virtù del principio once only, che le amministrazioni territoriali non possono richiedere documenti già prodotti nell’ambito del procedimento unico, e si precisa che gli enti possono abbreviare i termini procedimentali e concluderli con il rilascio di un atto unico. È poi stilata una serie di divieti, che vanno dall’aggravio di procedimenti in materia di gestione del suolo pubblico alla richiesta agli operatori di oneri o canoni non stabiliti per legge. Stop anche a ordinanze emesse al solo fine di inibire l’esecuzioni dei lavori e all’adozione di regolamenti locali in contrasto con le norme in vigore.

L’articolo 3 sottolinea che, per gli impianti di telefonia mobile a partire dal 5G, quando sono previsti provvedimenti o intese va convocata una conferenza di servizi di tipo decisorio entro 5 giorni dalla presentazione della domanda. Con silenzio assenso entro 60 giorni dall’istanza.

Il ruolo di stazioni appaltanti e affidatari

L’articolo 4 chiama in causa le stazioni appaltanti e i soggetti affidatari della realizzazione delle reti pubbliche, che devono segnalare al Dipartimento per la trasformazione digitale qualsiasi atto o comportamento in violazione della direttiva, anche ai fini dei poteri sostitutivi che Palazzo Chigi può fare scattare in base al decreto Pnrr del 2021. Di fronte ai 5 miliardi assegnati con le gare del Piano non si può più temporeggiare.

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