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Balneari senza soluzione: così resta al palo anche il Dl salva-infrazioni

di Carmine Fotina

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Balneari senza soluzione: così resta al palo anche il Dl salva-infrazioni

Balneari senza soluzione: così resta al palo anche il Dl salva-infrazioni

La Ue chiede una mappatura qualitativa, il governo prende tempo

3 maggio 2024
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2' di lettura

Il dialogo tra il governo e i funzionari europei sulle concessioni balneari è un’infinita tela di messaggi che non spostano di una virgola la questione: per la Commissione la tesi italiana, che punta a procrastinare le gare, non è sostenibile. E il perdurante stallo ha un effetto paradossale: secondo quanto ricostruito al Sole 24-Ore, il governo ha messo in stand by un decreto legge salva-infrazioni, perché sarebbe politicamente molto complicato varare il provvedimento, per quanto urgente, senza risolvere, anzi senza menzionare affatto, il tema delle concessioni demaniali marittime.

Continua lo stallo

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Non c’è però una soluzione rapida in vista e la melina difficilmente si sbloccherà prima delle elezioni europee e amministrative di giugno. La sentenza del Consiglio di Stato sull’illegittimità di qualsiasi proroga oltre il 31 dicembre 2023 non ha fatto che ribadire la ben nota linea di Palazzo Spada. Il punto chiave è che la Commissione europea continua a sposare questa posizione. Negli ultimi confronti la Dg Grow di Bruxelles ha bocciato la mappatura puramente quantitativa delle coste, con la quale il governo ha concluso che solo il 33% delle aree disponibili è occupato dalle concessioni e quindi “non c’è scarsità della risorsa naturale”, presupposto per l’applicazione della direttiva Bolkestein e del relativo obbligo di gare.

La Ue: serve analisi qualitativa

Le ultime interlocuzioni avrebbero confermato quanto già delineato nel parere motivato dello scorso novembre. In sostanza i funzionari Ue, oltre a obiettare sul metodo di rilevazione, e tra l’altro sulla mancata considerazione delle competenze regionali e locali sulla materia, chiedono una valutazione qualitativa e non solo quantitativa. Un’analisi, cioè, che tenga conto non soltanto della “quantità” del bene disponibile, ma anche dei suoi aspetti qualitativi e, di conseguenza, della domanda che è in grado di generare da parte di nuovi potenziali concorrenti. Insomma , un conto è una spiaggia concedibile che si trova in una zona di pregio e di interesse per un investitore – immaginiamo la Versilia o la Romagna – un altro è un tratto di costa roccioso oppure uno sabbioso privo di una strada di collegamento.

Non risultano però significative aperture del governo su questo punto né si prospetta a breve una riforma chiarificatrice, sollecitata paradossalmente dalle stesse sigle di categoria alla vigilia della stagione estiva.

Il Dl salva-infrazioni resta al palo

La conseguenza, oltre a Comuni e Autorità portuali che si muovono in ordine sparso e in alcuni casi (Jesolo tra i più citati) hanno deciso addirittura di procedere in autonomia con l’aggiudicazione delle gare, è come detto l’impasse sul nuovo decreto salva-infrazioni. Restano congelate situazioni delicate, alcune di diretto impatto sulle imprese come la procedura che vede l’Italia a rischio deferimento davanti alla Corte Ue per la scelta di avere non una ma due autorità, ministero dell’Economia e Consob, responsabili per il controllo sui revisori legali de conti. Bloccata anche la risoluzione di alcune delle 18 procedure di infrazione legate all’ambiente. L’Italia rischia così di arrestare la sua rincorsa dopo che a fine aprile, con l’archiviazione di sette casi, le procedure sono scese a 63, ancora lontane però dalla media europea di 56 per Stato.

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