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Alle private label il 31% del carrello: ecco come cambia la spesa delle famiglie

di Emiliano Sgambato

Al via oggi patto anti-inflazione, prezzi calmierati per tre mesi

Secondo il Consumer outlook semestrale di Niq, in Italia sembra esserci ancora spazio di crescita: il peso Mdd in Uk è del 47%, in Spagna del 43%, in Germania del 38%, in Francia del 33%

11 ottobre 2023
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2' di lettura

Nonostante i segnali di rallentamento, l’inflazione condiziona sempre di più le scelte di acquisto dei consumatori, che mettono in campo strategie di risparmio. Molte famiglie cercano di contenere i costi, oltre che riducendo le quantità di prodotti in assoluto, anche diminuendone la varietà e privilegiando quelli in offerta. O scegliendo le referenze a marchio del distributore (Mdd o private label), come emerge anche dalla fotografia scattata dall’ultima edizione del Consumer outlook semestrale di NielsenIQ, secondo cui «il 93% dei consumatori in Europa ha cambiato le proprie abitudini e scelte di acquisto di beni di largo consumo per poter controllare meglio le proprie spese».

NielsenIQ rileva come la crescita delle private label sia «un fenomeno comune a tutti i mercati dell’Europa Occidentale», dove la relativa quota si attesta mediamente «al 37,1%, con un incremento a valore del +13,2% rispetto al 2022». E in Italia sembra esserci ancora spazio di crescita, considerando che il peso Mdd nel carrello è del 31% mentre nel Regno Unito la quota è al 47%, in Spagna al 43%, in Germania al 38%, in Francia al 33.

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Il 43% dei consumatori considera le private label una buona alternativa ai grandi marchi e il 38% ritiene che abbiano in generale un buon rapporto qualità/prezzo. Inoltre, il 37% dichiara che alcuni prodotti a marchio del distributore siano di qualità superiore o uguale a quella dei brand e un italiano su 4 (il 27%) si fida dei prodotti Mdd poiché certificati dallo stesso distributore.

Inoltre ad agosto «il mix del carrello» in Italia si è ridotto dell’1,1% e «ciò ha reso la variazione reale dei prezzi pari all’8,9%» rispetto al 10% relativo «all’ indice di inflazione teorica nel largo consumo confezionato».

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