di Giorgio Pogliotti
(Mirco Toniolo / AGF)
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La metalmeccanica segna un peggioramento nel secondo trimestre, quando ha fatto registrare una contrazione annua del 2% rispetto allo steso periodo dell 2022 (dopo il +2,2% del primo trimestre). L’andamento negativo è in linea con il trend della produzione industriale, interessa buona parte della Ue, ma il rallentamento è più marcato nel nostro Paese - che rappresenta la seconda manifattura europea - rispetto agli altri. I segnali preoccupanti non riguardano solo il presente, ma anche le aspettative delle imprese per il futuro.
È questo il quadro che emerge dalla congiunturale realizzata da Federmeccanica, che evidenzia anche come la produzione metalmeccanica in termini congiunturali, tra aprile e giugno, rispetto al trimestre precedente, è mediamente diminuita dello 0,5% (dopo il precedente -0,1%). Allargando lo sguardo ai primi sei mesi dell'anno, la produzione metalmeccanica è rimasta sostanzialmente stabile rispetto al periodo gennaio-giugno del 2022 (+0,1%), ma su livelli inferiori rispetto ai principali Paesi Ue.
Nei diversi comparti emergono risultati tendenziali contrastanti nei primi sei mesi dell'anno in corso: al dato positivo dei comparti relativi agli Altri mezzi di trasporto (+11,9% rispetto allo stesso periodo del 2022), agli Autoveicoli e rimorchi (+8,5%), ai Computer, radio TV, strumenti medicali e di precisione (+1,8%) e alle Macchine e apparecchi meccanici (+1,2%) si contrappone il dato negativo delle attività della Metallurgia (-7,8%), delle fabbricazioni delle Macchine e apparecchi elettrici (-4,6%) e dei Prodotti in metallo (-3,7%).
L'export metalmeccanico, pur risentendo del rallentamento in atto del commercio mondiale, fa registrare ancora risultati positivi. Nel primo semestre del 2023, le esportazioni metalmeccaniche sono cresciute in media del 6% e le importazioni del 2,9% ma in entrambi i casi la dinamica trimestrale continua ad evidenziare un forte rallentamento rispetto a quanto rilevato nel passato
Anche le previsioni per i prossimi mesi delle imprese della matalmeccanica e della maccatronica sono di un deterioramento della congiuntura settoriale. Nel campione di imprese intervistate, quelle che hanno aumentato le consistenze del proprio portafoglio ordini sono scese al 25% (dal 29% e dal 33% delle precedenti indagini), quelle che prevedono incrementi di produzione per i prossimi mesi sono ridotte al 24% (dal precedente 30% ). Nel contempo cresce il numero di imprese che ritiene di dover ridurre gli attuali livelli occupazionali: sale al 12% dall'8% della precedente rilevazione. Resta sostanzialmente stabile e su livelli comunque significativi (7% rispetto al precedente 8%) la quota di imprese che valuta cattiva o pessima la situazione della liquidità aziendale.
In questo scenario resta assai elevata la percentuale di aziende (il 70%) che hanno dichiarato di incontrare difficoltà nel reperire i profili professionali necessari per lo svolgimento dell'attività aziendale. In precedenza, nella rilevazione di giugno 2022, il mismatch tra domanda e offerta di lavoro aveva toccato il 71%.Più nello specifico, il 42% delle imprese intervistate segnala difficoltà a reperire competenze tecniche di base/tradizionali, il 27% quelle trasversali, il 24% quelle tecnologiche avanzate/digitali, mentre il restante 7% fa riferimento a figure professionali con altre e diverse caratteristiche.
Su questo andamento influisce la guerra generata dall’invasione dell’Ucraina da parte della Russia, A fine giugno del 2023, la quota di imprese che dichiarano un impatto significativo dei rincari dei prezzi delle materie prime e dell'energia sui costi di produzione è ancora pari al 68%. Ciò ha avuto un impatto sull'attività aziendale, con il 39% delle imprese intervistate che ha effettuato una riorganizzazione del lavoro o dell'attività produttiva, il 25% ha ridotto l'attività di investimento e poco più di un terzo ha indicato altre conseguenze (riduzione della marginalità, aumento costi di produzione, revisione del listino prezzi, ecc.). È tornata a salire la percentuale di imprese che ha indicato come possibile conseguenza l'interruzione dell'attività aziendale, passata dal 3% della precedente indagine all'attuale 5%.
Giorgio Pogliotti
Redattore esperto
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