di Luca Orlando
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«Perché ora sarà diverso? Non giudico ciò che hanno fatto altri. So però che noi di Ktm abbiamo esperienza, dimensione e competenze adeguate per rilanciare l’azienda». Vista la storia recente, la prima domanda al nuovo presidente e Ceo di Mv Agusta Hubert Trunkenpolz è in fondo scontata. Guardando ad un’icona delle motociclette italiane, MV Agusta, che negli ultimi anni è stata luogo di passaggio di investitori di peso: dai malesi di Proton ad Harley Davidson, ad Amg Mercedes. Big internazionali entrati e poi usciti dal capitale senza mai però riuscire a risollevare le sorti del brand.
“Discesa” culminata per l’azienda varesina nella richiesta di concordato preventivo del 2017, percorso di declino interrotto però dall’arrivo di Timur Sardarov, imprenditore russo che ha rilevato MV Agusta iniettando quasi 200 milioni di risorse ed evitando così il crack definitivo. Socio a cui ora si affianca un partner industriale di peso da 2,7 miliardi di ricavi e 380mila moto prodotte, il gruppo austriaco Ktm, che attraverso la holding Pierer Mobility ha prima (novembre 2022) rilevato il 25,1% del capitale, portando poi la quota al 50,1% meno di un mese fa, esercitando in anticipo l’opzione di acquisto esistente.
«Da tempo - spiega Trunkenpolz - cercavamo un brand di moto al top della gamma per completare il nostro portafoglio e MV Agusta da sempre era nei nostri radar. Sardarov cercava un partner industriale, noi un marchio nel segmento del lusso e così l’accordo è stato trovato». Oggetto dell’intesa è l’azienda fondata nel 1945 dalla famiglia Agusta, poi diventata un’icona globale grazie anche alle ripetute vittorie nei campionati mondiali di Giacomo Agostini.
Azienda in grado di realizzare oggetti cult da 40-50 mila euro, con una produzione che si attesta poco al di sotto delle 6mila unità e 95 milioni di ricavi, per l’85% grazie all’export. «Investiremo qui a Varese - spiega il manager - per portare entro tre anni la produzione oltre le 10mila moto, anche se questo è il minimo che ci aspettiamo, tenendo conto di una capacità attuale che può arrivare fino a quota 15mila. Questo è uno dei brand più forti al mondo, realizza un prodotto fantastico e dispone di un team valido. Il punto debole è la distribuzione ed è lì che pensiamo anzitutto di intervenire».
Da una rete di 186 punti vendita il primo target è arrivare almeno a quota 400, sfruttando la rete globale di Ktm, che dispone di 40 filiali nel mondo. Sfruttando i concessionari del gruppo ma soprattutto cercandone di nuovi, magari allargando la platea anche al mondo delle auto. «C’è molto da fare - spiega - ma anzitutto voglio ribadire che la produzione resterà qui a Varese - spiega - perché il made in Italy è un valore fondante di questo prodotto. Manterremo per MV Agusta la massima indipendenza possibile, anche se vediamo sinergie evidenti nell’area della ricerca e sviluppo, negli acquisti, nei software e nei sistemi gestionali». I target per il 2024 vedono una produzione di 5800 moto e ricavi per 115 milioni, con l’ingresso di nuovo personale al lievitare dell’output.
«Dai 235 addetti attuali - spiega - pensiamo di poter arrivare a 300 entro il prossimo anno. Ma vorrei essere chiaro: non siamo qui per creare d’incanto 100 posti di lavoro, siamo qui per dare un futuro stabile a questa azienda, ci sarà certo un aumento di organico ma puntiamo anche ad un miglioramento della produttività». Il primo passo sarà quello di investire dieci milioni per il rifacimento di alcuni edifici del quartiere generale, mentre in parallelo si lavorerà per omologare i motori secondo le nuove normative. «Quando siamo entrati in azienda - aggiunge - abbiamo investito 30 milioni in un aumento di capitale e quelle risorse sono adeguate per procedere. Nel 2023 il bilancio di gruppo è ancora in rosso ma pensiamo che il break-even si possa raggiungere con 10mila moto o forse anche meno: secondo noi è possibile arrivarci già nel 2025».
Luca Orlando
inviato-caporedattore
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