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Transizione ambientale, 30 milioni di nuovi posti di lavoro entro il 2030. In Italia carenza di competenze

di Cristina Casadei

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(Martin Barraud/KOTO - stock.adobe.com)

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Secondo il report di Manpowergroup le aziende sono in difficoltà: il 94% non ha i professionisti necessari e il 75% non trova i talenti di cui ha bisogno per raggiungere gli obiettivi ESG. A livello globale, solo un lavoratore su 8 possiede più di una competenza “green”

12 febbraio 2024
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4' di lettura

La transizione ambientale creerà 30 milioni di posti di lavoro di qui al 2030, a livello globale. A dirlo è il report “Building Competitive Advantage with A People-First Green Business Transformation” di ManpowerGroup, che ha coinvolto circa 40mila datori di lavoro e oltre 5.000 persone in 41 Paesi. Se queste sono le prospettive che genereranno gli ambiziosi target di riduzione delle emissioni, tuttavia non sarà facile soddisfarle perché mancano i talenti verdi e le competenze per raggiungere gli obiettivi ambientali.

Assunzioni green nel 70% delle imprese

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Secondo quando emerge dal report, il 70% delle aziende di tutti i settori pianifica di assumere talenti nell’ambito della sostenibilità, i cosiddetti “green jobs”. Le intenzioni di assunzione più forti (81%) sono nel settore dell’energia e dei servizi pubblici, seguito dai comparti information technology (77%) e servizi finanziari (75%). I talenti verdi più ricercati sono nelle funzioni della produzione (36%), di operations e logistica (31%), IT (30%), vendite e marketing (27%), ingegneria (26%), amministrazione (25%) e risorse umane (25%).

L’Europa e la riqualificazione del 60% dei professionisti

Se consideriamo soltanto l’ Europa, potrebbero essere creati oltre 1,7 milioni di nuovi posti di lavoro verdi entro il 2040 grazie allo sviluppo di molecole verdi, come l’idrogeno e i biocarburanti, nell’ambito della transizione energetica. La transizione richiederà la riqualificazione e l’aggiornamento del 60% dei professionisti per dotarli delle competenze necessarie a soddisfare la crescente domanda verde.Tra i paesi che hanno le maggiori carenze di competenze ci sono l’Italia, la Spagna e la Germania che dovranno mettere in campo gli strumenti di mappatura della forza lavoro e i partenariati pubblico-privati per poter formare le persone. Inoltre, la partecipazione delle donne ai lavori della green economy è in aumento, ma rimane inferiore al 40% nella maggior parte dei Paesi. Fanno eccezione Spagna e Italia, dove si prevede che le donne ricopriranno oltre il 50% dei posti di lavoro verdi diretti entro il 2040.

Le posizioni green aperte in Italia

Tecnici manutentori, ingegneri delle infrastrutture e civili e progettisti di impianti sono molto richiesti nell’ambito del fotovoltaico, dove sono strategici anche i manutentori e gli installatori di impianti. Nel comparto automotive/assemblaggio veicoli elettrici i più ricercati sono i tecnici manutentori, oltre ai tecnici dedicati al controllo di qualità e e agli ingegneri di prodotto. In Italia, Manpower ha oltre 2.000 posizioni verdi aperte negli ambiti di maggiore impatto sul green: efficientamento energetico ed energia elettrica, fotovoltaico, assemblaggio veicoli elettrici nell’automotive.

La scarcity di competenze

A fronte di una domanda in crescita, tuttavia le competenze verdi scarseggiano, al punto che il 94% dei datori di lavoro a livello globale riconosce di non avere in azienda i professionisti necessari per raggiungere i propri obiettivi ESG e tre quarti (75%) di essi dicono di avere difficoltà a trovare i talenti con le competenze ricercate. Tra i principali ostacoli citati dalle aziende che cercano di progredire nella transizione verde, ci sono il reperimento di candidati qualificati (44%), la creazione di programmi di riqualificazione efficaci (39%) e l’identificazione di competenze trasferibili (36%). «Le aziende, per promuovere la sostenibilità e dotarsi dei profili green di cui hanno sempre più bisogno, devono mantenere le persone al centro. È essenziale che gli sforzi verso tecnologie green siano accompagnati da adeguati investimenti in upskilling e reskilling, riqualificazione e aggiornamento delle competenze», dice Daniela Caputo, Marketing, Communication e Innovation Director di ManpowerGroup.

Solo un lavoratore su 8 ha più di una competenza green

Dal report di Manpowergroup emerge che a livello globale solo 1 lavoratore su 8 possiede più di una competenza “green”. Gli obiettivi ambientali globali sono quindi una grande sfida per i datori di lavoro, ma anche di un’opportunità per i lavoratori: infatti, il tasso di assunzione medio per le persone con almeno una competenza verde è superiore del 29% rispetto alla media, mentre il numero di annunci di lavoro che richiedono almeno una competenza verde è cresciuto del 15% nel 2023 rispetto all’anno precedente. Sotto questo aspetto, si registrano differenze sostanziali a seconda dei diversi gruppi di lavoratori considerati: infatti, mentre il 70% dei ruoli impiegatizi si dichiara pronto ad abbracciare la transizione verde, solo il 57% dei ruoli legati alla produzione afferma lo stesso. Differenze nell’approccio alla transizione verde ci sono anche a livello settoriale. I lavoratori dei comparti Information Technology (75%) e servizi finanziari e immobiliare (74%) sono i più pronti ad accogliere le prossime trasformazioni in ambito sostenibilità. Allo stesso tempo, i lavoratori dei settori energia e utility (64%) e trasporti, logistica e automotive (62%) sono meno ottimisti.

Le differenze generazionali

A livello generazionale si riscontrano tuttavia delle discrepanze tra lavoratori. Tra i più giovani c’è una maggiore attenzione al tema sostenibilità. Se un terzo (32%) delle persone appartenenti alla Gen Z crede che i lavori verdi saranno contraddistinti da una retribuzione più elevata, solo il 14% dei Baby Boomers condivide questo pensiero. Inoltre, il 75% degli appartenenti alla generazione Z svolge ricerche sull’impegno delle aziende in ambito sostenibilità, e il 46% di essi afferma che ciò influisce sulla probabilità di scegliere un determinato datore di lavoro.Infine, il 71% dei componenti della Gen Z e il 60% dei Millennial ritiene che le iniziative verso un mondo più sostenibile miglioreranno il loro lavoro, rispetto ad appena il 44% dei Baby Boomers. Le generazioni più giovani intravedono anche maggiori opportunità di sviluppo della propria carriera, con il 35% della Gen Z e il 34% dei Millennial che lo considerano uno dei principali vantaggi della transizione.


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