Pallottini(Italmercati): contrastare inflazione con filiera corta
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Il paniere anti-inflazione al quale sta lavorando il governo potrebbe determinare, a regime, risparmi per circa 4 miliardi di euro alle famiglie italiane. Lo stima Assoutenti commentando positivamente l’apertura dell’industria a una possibile adesione all’iniziativa per calmierare i listini al dettaglio. Considerata la spesa annua delle famiglie italiane per il cosiddetto “carrello della spesa” un eventuale abbattimento dei prezzi del 10%, nei tre mesi di applicazione del paniere anti-inflazione, determinerebbe un risparmio medio di 155,3 euro a trimestre per la famiglia tipo, di cui circa 140 euro solo per la spesa alimentare. Risparmio che sale a 211,2 euro per un nucleo con due figli, 192 euro in meno solo per cibi e bevande.
«Si tratta ovviamente di mere stime su cui incideranno diverse variabili, come la gamma di prodotti che sarà inserita nel paniere, il taglio dei prezzi operato da grande distribuzione e commercianti e l’adesione da parte dei consumatori», spiega il presidente di Assoutenti Furio Truzzi. «La nostra speranza è che anche altre categorie economiche possano associarsi al patto anti-inflazione (sottoscritto il 4 agosto dal ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso e dai rappresentanti delle associazioni della distribuzione moderna e del commercio tradizionale, ndr), e per questo siamo pronti a collaborare alle linee guida che il governo sta preparando. Intanto come Assoutenti ci stiamo organizzando per realizzare, a partire da ottobre, una serie di monitoraggi sui prezzi in tutta Italia affinché la riduzione dei listini sia reale su tutti i prodotti che saranno inseriti nel paniere»
Insomma il fronte anti-inflazione potrebbe vedere anche l’industria in prima linea. Sembrano aver fatto breccia i reiterati appelli del ministro Urso, per l’adesione del settore industriale al Patto contro il caro prezzi, similmente a quanto avvenuto in Francia. Nei prossimi giorni infatti alcune sigle del comparto riuniranno i propri consigli direttivi per decidere il da farsi. Se l’ipotesi divenisse certezza si amplierebbero le forze coalizzate dal governo per fermare i rincari nei prossimi mesi, dopo la precedente adesione della grande distribuzione organizzata e del commercio al patto voluto dal Mimit.
L’accordo partirà il primo ottobre e durerà un trimestre, con l’obiettivo di difendere il carrello della spesa dall’offensiva dell’inflazione attraverso prezzi calmierati. Benché al momento non siano previsti incontri al ministero è possibile che alcune interlocuzioni potrebbero tenersi prima del 10 settembre, termine ultimo per la definizione delle linee guida dell’accordo.
Intanto occhi sempre puntati sui carburanti. I rincari delle ultime settimane potrebbero non aiutare la frenata del carovita certificata anche dall’ultima rilevazione dell’Istat a luglio: +5,9% dal +6,4% di giugno. Il timore è che l’aumento dei costi di trasporto possa scaricarsi sui prezzi finali dei beni, compresi quelli di prima necessità. Dopo i rialzi, concentrati attorno a Ferragosto, nell’ultima settimana i prezzi alla pompa sono rimasti stabili. L’ultimo aggiornamento del Mimit indica un prezzo medio per la benzina, sulla rete autostradale in modalità self, di a 2,021 euro al litro. Per il gasolio invece, sempre in autostrada, lieve ritocco a 1,934 euro al litro rispetto a 1,935 euro rilevato nel weekend.
Il governo per ora sembra mantenersi sulla strada fin qui tracciata: nessun intervento sulle accise e priorità invece al taglio del cuneo fiscale, con l’obiettivo di rendere strutturale la sforbiciata del 7% operata nel corso del 2023. Serviranno una decina di miliardi. Il tema benzina non è entrato nell’ordine del giorno del primo Consiglio dei ministri. E non dovrebbe essere discussa, al momento, nemmeno l’ipotesi circolata nei giorni scorsi di un bonus carburanti da 150 euro per le fasce di reddito più basse.
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