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La storia segreta della nascita di Esselunga: un’idea di Rockefeller per cambiare l’Italia

di Enrico Netti

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(AleMasche72 - stock.adobe.com)

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18 ottobre 2023
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2' di lettura

Esselunga è stata fondata dagli americani guidati da Nelson Rockefeller su ispirazione della Cia che volevano portare in Italia il modello all’epoca inedito della moderna distribuzione. Erano gli anni del dopoguerra e il nuovo modello di retail era visto come una via per ridurre il costo dei generi alimentari e migliorare il potere d’acquisto delle famiglie italiane. Questa l’idea di James Hugh Angleton, collaboratore dei servizi segreti Usa, e ispiratore dei piani di Rockefeller che sosteneva «come fosse difficile essere comunista con la pancia piena. Una strategia sociale e politica».

A ricordarlo è Giuseppe Caprotti, autore di “Le ossa dei Caprotti - Una storia italiana”. È la storia della famiglia allargata Caprotti-Quintavalle che si sviluppa nell’arco di tre secoli tra lotte intestine con alternanze di affetti e forti tensioni. Viene così riscritta, attingendo a documenti inediti, la storia di Esselunga, insegna della Gdo italiana che vanta le migliori performance economiche. Questo viaggio in una dynasty italiana inizia nel Dopoguerra quando un giovane Bernardo Caprotti , discendente della dinastia attiva nella manifattura tessile, pensava allo sviluppo immobiliare di Punta Ala. La morte di Giuseppe Caprotti (papà di Bernardo, ndr) il 9 luglio 1952 a seguito di un incidente in auto «ha cambiato per sempre il destino della nostra famiglia» scrive il nipote. Nel 1955 l’incontro chiave. Marco Brunelli, all’epoca noto mercante d’arte a Milano e in seguito fondatore di Gs con Guido Caprotti e di Finiper e Unes, organizza a Milano un incontro con James Hugh Angleton che espone l’idea di Rockefeller: portare in Europa i supermarket. Brunelli decide di partecipare all’avventura e coinvolge alcuni imprenditori lombardi: Mario e Vittorio Crespi oltre all’amico Guido Caprotti con il fratello Bernardo. La maggioranza del capitale è di Rockefeller attraverso il gruppo Ibec e nel 1957 nasce «Supermarkets italiani». Qualche anno dopo Bernardo muove per ottenere il controllo della società.

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Il saggio parla di prestiti non onorati, conflitti in famiglia, dirigenti cacciati dall’azienda, mentre Giuseppe è stato bersaglio di notizie false, accuse di mala gestione, persino di una perizia psichiatrica. Per il primogenito di Bernardo il libro «è il diario di una sconfitta», ma ricorda anche alcuni momenti di gioia come le negoziazioni per i prodotti Cuore con i Malgara e la causa vinta contro Coca-Cola. «Siamo finiti in prima pagina del Wall Street Journal» dice. Si parla molto dei rapporti tesi con il padre e nel racconto Giuseppe si commuove più volte. «Mio padre ha contribuito in modo geniale dal 1965 in poi allo sviluppo di Esselunga - continua Giuseppe Caprotti – e mi spiace dire che è stato molto abile nell’appropriarsi dell’identità dei familiari che hanno contributo alla sua crescita. Peppino (il nonno, ndr) ha fatto la fortuna della famiglia con mia nonna». Il libro è il racconto di una dynasty lombarda che merita un adattamento cinematografico.

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