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Lavoro, Conte rilancia proposta di legge per la settimana corta. Da 40 a 32 ore a parità di stipendio

di Andrea Gagliardi

Luxottica, al via settimana corta 20 volte in un anno

Il leader 5 Stelle cita statistiche positive dei paesi in cui la “settimana corta” è stata adottata: «Aumenta la soddisfazione dei dipendenti e il livello di produttività dell’azienda ed ha anche vantaggi dal punti di vista ambientale»

22 febbraio 2024
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4' di lettura

«È arrivata adesso in Commissione Lavoro alla Camera una proposta a mia prima firma sulla riduzione del tempo di lavoro. La nostra proposta (presentata il 15 marzo 2023, ndr) è di ridurre in via sperimentale l’orario di lavoro da 40 a 32 ore, a parità di retribuzione». Così Giuseppe Conte in diretta Fb. Il leader 5 Stelle cita statistiche positive dei paesi in cui la “settimana corta” è stata adottata: «Aumenta la soddisfazione dei dipendenti e il livello di produttività dell’azienda ed ha anche vantaggi dal punti di vista ambientale», sia in termini di emissioni che di consumi energetici. «L’obiettivo è fare anche dell’Italia il prossimo Paese in cui sperimentare questa riforma e siamo pronti a confrontaci, spero ci sarà un dialogo sereno con le altre forze politiche».

La proposta di LeggeVisualizza
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Obiettivo: una migliore conciliazione vita-lavoro

Nella presentazione della proposta di legge si ricorda che attualmente «alcuni contratti aziendali, in Italia e non soltanto, stanno già prevedendo la possibilità di articolare la prestazione lavorativa su soli quattro giorni settimanali: è una prassi ancora limitata, ma che si rispecchia nella tendenza a lasciare ai lavoratori più tempo per sé, nel rispetto della conciliazione tra vita e lavoro e soprattutto nella consapevolezza della condivisione di progetti e della valorizzazione di risultati per il benessere delle persone, per cui la responsabilità, la fiducia e l’organizzazione sono riconosciute, al pari della paga oraria, come valori economici e professionali della prestazione lavorativa stessa»

I vantaggi per lavoratori e aziende

E ancora: «Per molte persone la settimana lavorativa di cinque giorni è ormai un retaggio del ventesimo secolo, che va ripensato» perché «i lavoratori sono usciti dalla pandemia con un’idea molto diversa di qualità della vita», mentre «sempre più imprese si rendono conto che un lavoro a orario ridotto, ma concentrato sugli obiettivi da raggiungere, è il modo migliore per avere un vantaggio competitivo».

Gli esperimenti all’estero

Esperimenti in tal senso sono stati realizzati in Spagna, Gran Bretagna e in Belgio. E si fa notare come l’organizzazione del lavoro a orario ridotto si sta poi diffondendo in Francia, in Germania, nei Paesi Bassi, in Danimarca, in Norvegia e in Svizzera. Tutte esperienze che «dimostrano come non sia sempre vero che lavorare di più equivale ad essere più produttivi. I dati dell’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico sulle ore lavorate - si legge ancora - smentiscono molti luoghi comuni e danno riscontro di come, oltre un certo limite, lavorare molte ore comporti invece una drastica riduzione della produttività»

Gli effetti positivi sulla salute

Non solo. La riduzione della settimana lavorativa e un fine di settimana più lungo «possono influire positivamente sulla salute mentale e fisica dei lavoratori, facendo diminuire i casi di esaurimento o altre malattie correlate all’attività lavorativa nonché migliorando l’equilibrio tra la vita professionale e quella privata, contribuendo così a ridurre la pressione e l’affaticamento che spesso accompagnano i lavoratori dipendenti»

Gli incentivi previsti per i datori di lavoro

Al fine di incentivare il ricorso alla riduzione dell’orario normale di lavoro a parità di retribuzione e sostenere le imprese che decidano di ricorrervi,in via sperimentale per il primo triennio di applicazione della nuova normativa, si prevede all’articolo 3 della proposta (sette articoli in tutto) che ai datori di lavoro sia concesso l’esonero dal versamento dei contributi previdenziali e assicurativi a loro carico, nel limite massimo di 8.000 euro su base annua, ferma restando l’aliquota di computo delle prestazioni pensionistiche». Lo stesso esonero «è altresì concesso, anche in via cumulativa rispetto ad altri e diversi benefìci, ai datori di lavoro che procedano a nuove assunzioni correlate alla riduzione dell’orario di lavoro»

Limite massimo di spesa di 250 milioni annui

A tale riguardo, la proposta di legge, stabilendo «un limite massimo di spesa pari a 250 milioni di euro per ciascuno degli anni 2024, 2025 e 2026», incarica l’Istituto nazionale della previdenza sociale di monitorare l’andamento della spesa prevedendo che, «qualora emerga, anche in via prospettica, il raggiungimento del predetto limite, l’Istituto non prenda in considerazione ulteriori domande».

Schlein: sì a sperimentazione riduzione orario lavoro a parità salario

Sulla sperimentazione della riduzione dell’orario di lavoro a parità di salario arriva il sì della segretaria dem Elly Schlein «La scelta è tra il passato e il futuro. L’Italia è uno dei pochi paesi dove non c’è alcuna iniziativa legislativa che incentivi la sperimentazione sulla riduzione dell’orario di lavoro a parità di salario. Lo hanno fatto in Gran Bretagna dove 61 aziende hanno ridotto l’orario di lavoro a parità di salario. Lo hanno fatto in Portogallo dove 46 aziende hanno sperimentato la settimana corta di quattro giorni. Stessa cosa in Germania, in Spagna e Belgio» Così Schlein su Fb. E ancora: «Noi facciamo una proposta molto semplice: allarghiamo il Fondo nuove competenze - cofinanziato dal Fondo sociale europeo - introducendo anche la sperimentazione della riduzione dell’orario di lavoro a parità di salario. Scommettiamo sul modello della contrattazione collettiva tra imprese e sindacati per incentivare la settimana corta».

«Un fondo che aiuti chi stipula contratti per la riduzione dell’orario di lavoro attraverso un esonero contributivo del 30 per cento dei contributi previdenziali che si allarga al 40 per le prestazioni lavorative usuranti e gravose», sottolinea la segretaria del Pd.

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