di Barbara Fiammeri
Migranti, von der Leyen e Meloni a Lampedusa
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«Credo che un maggior coinvolgimento dell’Onu sia assolutamente necessario», ha anticipato Giorgia Meloni, che oggi - subito dopo il Consiglio dei ministri per la nuova stretta sui migranti - volerà a New York per partecipare alla 78ª assemblea Generale delle Nazioni Unite. Il tema migrazione per la premier è ormai in cima alla lista delle priorità e lo rilancerà durante il suo intervento del 20 settembre, mercoledì pomeriggio, in occasione del suo debutto al Palazzo di vetro.
Risposte però non ne arriveranno. Meloni lo sa e neppure (forse) se le aspetta. Non ancora almeno. Quello che le interessa è coinvolgere sempre più paesi in quel Piano Mattei per l’Africa lanciato dal governo italiano poco dopo il suo insediamento a Palazzo Chigi, per sostenere «le nazioni dei Paesi da cui arrivano o transitano i migranti» alimentando e consolidando i rapporti con loro attraverso programmi di investimento e di sostegno.
Meloni ne parlerà anche soprattutto in occasione degli incontri che si terranno a margine durante l’assemblea, a partire da quello di mercoledì 20 settembre, nel tardo pomeriggio con il segretario generale dell’Onu Antonio Guterres. Le Nazioni Unite hanno, infatti, diverse agenzie che possono offrire un aiuto significativo a cominciare da Oim e Unchr che sono quelle che si occupano proprio di migrazioni e che - secondo l’idea della premier - potrebbero contribuire alla gestione dei campi in cui vengono raccolti migranti.
«Questo è un fenomeno che non può essere risolto solo a livello europeo, serve l’intervento dell’Onu», ha confermato il vicepremier Antonio Tajani, già arrivato a New York proprio per preparare il dossier Africa su cui si confronterà anche con i ministri degli esteri Ue e con quelli di diversi paesi africani. Tra i passaggi ritenuti determinanti - ha ribadito il ministro che ieri ha raggiunto il consolato italiano per l'inaugurazione della mostra della Farnesina assieme alla presidente del parlamento europeo Roberta Metzola - c'è anche la riforma degli istituti finanziari, a cominciare da Fmi e Bei. Lo aveva detto già Meloni al G 20 di New Delhi.
L’obiettivo deve essere quello di affiancare tempestivamente i Paesi in difficoltà attraverso sostegni e investimenti che troppe volte arrivano in ritardo o non arrivano affatto. L’esempio più evidente - secondo la premier - è quanto sta avvenendo in Tunisia, che continua a non ricevere i fondi né dal Fmi, né dall’Europa. Meloni - nella conferenza stampa a Lampedusa assieme alla presidente della commissione Ue, Ursula von der Leyen, ha detto che chiederà ai partner europei di accelerare l’invio delle risorse anche se ancora il fondo di Washington non ha dato il via libera al finanziamento di due miliardi.
E proprio su Tunisi però la partita resta quanto mai aperta visto le polemiche e le critiche generate dal memorandum siglato a Tunisi dalla premier italiana e dalla stessa Von der Leyen assieme al presidente tunisino Kais Saied. Su questo e più in generale sul tema dei migranti certamente si tornerà a parlare nelle prossime settimane e nel Consiglio europeo di fine ottobre che precederà di pochi giorni la conferenza Italia-Africa in programma a Roma il 5-6 novembre. Il tema migranti è dunque destinato a rimanere centrale anche per i suoi risvolti politici in vista delle elezioni europee della prossima primavera. L’altro vicepremier e leader della Lega, Matteo Salvini, continua a ripetere che «con Giorgia non ci sono divisioni», ma nel frattempo aumentano di giorno in giorno le bordate dei suoi contro l’approccio del governo e la gestione di Palazzo Chigi.
Barbara Fiammeri
Inviata parlamentare
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