(ANSA)
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Dopo la “bollinatura” della Ragioneria dello Stato, il testo della riforma costituzionale, per l’introduzione del premierato, è stato consegnato al Quirinale per l’autorizzazione alla presentazione alle Camere. Sono trascorsi undici giorni dal varo del premierato in Consiglio dei ministri, ma ancora il testo di cinque articoli non è approdato in Parlamento. Arriverà in settimana al Senato, assicurano nel governo, forse già nelle prossime ore. È in fase di “drafting”, dicono altre fonti dell’esecutivo.
L’esame partirà dalla commissione Affari costituzionali di Palazzo Madama, che intanto questa settimana dovrebbe licenziare un altro disegno di legge cruciale negli equilibri del centrodestra, quello sull’Autonomia differenziata. «Come ho sempre fatto garantirò il massimo confronto, finalizzato però a una decisione: la discussione infinita non fa parte della democrazia», spiega il presidente della commissione, Alberto Balboni, di FdI. I meloniani puntano ad almeno un’approvazione prima delle elezioni europee.
L’entità dei margini per le modifiche potrebbe essere più chiara dalle risposte di Giorgia Meloni nel question time alla Camera il 13 dicembre, preceduto da quello a Palazzo Madama, probabilmente il 23 novembre: facile prevedere da parte delle opposizioni quesiti anche sul salario minimo, Mes, sulla telefonata fake dei due comici russi, nonché sul protocollo di intesa con l’Albania sulla gestione dei migranti, tema anche delle comunicazioni del ministro degli Esteri Antonio Tajani il 21 novembre in Aula a Montecitorio.
Di certo, non si respira quel «clima costituente» evocato dal cardinale Matteo Zuppi. Per il presidente della Cei è «indispensabile» per «un’efficace riforma, che tocca meccanismi delicati del funzionamento della democrazia», coinvolgere «quanto più possibile le varie componenti non solo politiche, com’è ovvio e come fu all’origine della Costituzione, ma anche culturali e sociali. Siamo ancora lontani da questo e non posso che ripetere l’invito, perché la Costituzione sia di tutti e sia sentita da tutti». Il rischio è che le distanze siano ancora più nette quando si aprirà il cantiere della legge elettorale.
Intanto +Europa ha presentato ricorso alla Corte europea dei diritti dell’uomo sostenendo l’incostituzionalità di quella vigente, il Rosatellum. «Il dibattito sul premierato non potrà non tener conto della risposta che ci darà la Cedu», avvisa Riccardo Magi, liquidando come «truffa» il premierato di stampo meloniano, con un premio di maggioranza del 55% che «è già stato bocciato due volte dalla Corte costituzionale».
Anche Pd e M5S sono pronti alle barricate. In questo scenario, il referendum è «quasi certo», ha detto domenica il Guardasigilli Carlo Nordio, secondo cui la riforma del premierato «non uccide» ma «posticipa» quella per la separazione delle carriere dei magistrati. Chi la attendeva dopo l’estate deve aspettare ancora. «Potrebbe essere presentata nei primi mesi dell’anno prossimo», ha spiegato Nordio. E il suo viceministro Francesco Paolo Sisto, di Forza Italia, prospetta «due referendum separati e in momenti diversi», perché «non si può correre il rischio di accumulare i quesiti e di confondere l’elettore».
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