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Morto Akira Toriyama, padre di Dragon Ball e Arale

di Francesco Prisco

Addio a 68 anni a Akira Toriyama, creatore di Dragon Ball

Personaggio chiave degli ultimi 50 anni di manga e anime giapponesi, aveva venduto più di 260 milioni di copie in tutto il mondo

8 marzo 2024
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3' di lettura

Se siete stati bambini negli anni Ottanta, molto probabilmente avrete imparato il senso del paradosso guardando Il Dr. Slump e Arale, commedia demenziale attualissima su quanto le macchine possano essere imperfette e su quanto siano disperati gli uomini che alle macchine si affidano. Se invece siete cresciuti nei Novanta, la vostra autoironia è figlia di Dragon Ball, una specie di telenovela kung-fu che in fondo è un elogio alla diversità, all’inclusione, meglio ancora alla «fusione». Nell’uno come nell’altro caso, dovete ringraziare Akira Toriyama, maestro di manga e anime giapponesi, morto a 68 anni a causa di un ematoma subdurale.

Un autore da 260 milioni di copie

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La scomparsa risale allo scorso primo marzo, ma la notizia è stata diffusa solo ora, in perfetta coerenza con lo spirito di un autore che, in vita, sapeva prendere spunti da ogni parte ma non lasciava nulla al caso. Un autore ancora in piena attività: «È con profondo rammarico che annunciamo la sua scomparsa. Sappiamo che aveva ancora diverse opere in fase di produzione con il solito grande entusiasmo», recita una nota dell’editore Shueisha. Un autore capace di vendere 260 milioni di copie in tutto il mondo.

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Akira Toriyama (Photo by JIJI Press / AFP)

L’esordio di Wonder Island

Nato a Nagoya, città della regione di Chūbu nell’isola di Honshū in Giappone, la carriera di Toriyama come mangaka iniziò a 20 anni, quando inviò i suoi primi lavori alla rivista Weekly Shōnen Jump. Il suo primo fumetto pubblicato fu Wonder Island nel 1978, storia di un ex pilota kamikaze della Seconda Guerra Mondiale bloccato su un’isola del Pacifico. La notorietà arriva però grazie al Dr. Slump, serializzato dalla rivista Weekly Shōnen Jump dal 1980 al 1984. Siamo dalle parti di Astro Boy, testo sacro della graphic literature nipponica, ma non c’è niente di serio: il Dr. Slump è uno scienziato improbabile che abita un improbabile «Villaggio Pinguino», dove i supereroi sono anziani (Suppaman) e le cacche sono rosa e sanno sorridere.

Arale, l’elogio del paradosso

Per combattere la solitudine, Slump si costruisce una figlia robot, Arale, ma non gli viene esattamente come vorrebbe: c’è un difetto di vista, corregibile con gli occhiali, ed è il meno. Perché poi ci sono una forza e una velocità smisurate che devono essere comunque «gestite» da una bambina. Che, appena può, si stacca la testa e ci palleggia al grido di «Ciriciao, gente!» di fronte alla disperazione del papà che vorrebbe soltanto far bella figura con l’affascinante maestrina. Per Toriyama Dr. Slump è un successo da 35 milioni di copie vendute e un premio Shōgakukan vinto. E, grazie all’adattamento di Toei Animation, arriva anche da noi.

L’ascesa di Dragon Ball

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Manga di Dragon Ball (AFP)

Continuando a mescolare cultura alta e bassa - Lo scimmiotto, romanzo fondamentale della letteratura cinese e i film di Jackie Chan - Toriyama s’inventa Dragon Boy, prima incarnazione di Dragon Ball, pubblicata all’inizio su Fresh Jump nel 1983. L’eroe è Son Goku, questo ragazzo che in realtà è la scimmia sacra di Wu Ch’êng-ên: pratica arti marziali e aspira all’ascetismo, poi incontra una ragazza di nome Bulma e si unisce a lei nella ricerca delle sette sfere del drago e non solo. Pubblicato su Weekly Shōnen Jump, Dragon Ball è un successo immediato in patria e poi all’estero. La serie di fumetti ha venduto oltre 150 milioni di copie solo in Giappone, diventando uno dei manga più fortunati di tutti i tempi. Come nel caso di Dr. Slump, Toei Animation lo adatta in una serie animata, con gli episodi trasmessi dalla televisione giapponese dalla 1986 e al 1989. E poi, come spesso succede quando parliamo di cultura di massa, il successo diventa altro: merchandising, videogioco, cosplay.

Una morale, anzi tre

Anche Dragon Ball, come Arale, non ha nulla di serio, a parte una morale: l’eroe, per vincere, deve fondersi con l’anti-eroe. Anzi due: non importa che tu sia verde o giallo, se sei animato dai giusti principi. Anzi tre: i cattivi all’inizio fanno paura, ma alla fine sono soltanto ridicoli. Coi tempi che corrono, potrebbe persino funzionare come programma politico. Ciriciao, Akira!

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